Udienza del 03.12.2013. Napoli, appello calciopoli La dichiarazione spontanea di Moggi aggiunge sale e pepe al menù delle dichiarazioni ascoltate nel corso delle udienze precedenti dell’Appello.
L’ex DS ribadisce di aver attinto la forza di continuare a difendersi dalla sofferenza di molte persone coinvolte nei fatti di questo procedimento giudiziario. Abbiamo visto l’avvocato di Pairetto durante la scorsa udienza sottolineare il danno nel fisico oltre che morale e materiale ricavato dal suo assistito, che in questa occasione Moggi chiama in causa per spiegare la doppia designazione con Bergamo.
Fu Carraro a interpellare i rappresentanti delle squadre di calcio e Giraudo si guardò bene dal fare il nome di Pairetto, con il quale era in rapporti di amicizia, che fu richiesto invece a garanzia da Sensi.
Moggi denuncia le carenze investigative, che come abbiamo già visto affermare dai legali nella scorsa udienza, hanno finito per trasformarsi in reati. Anzitutto il
video scomparso il 29 luglio 2009 dalla procura di Napoli e riapparso in forma di sequenza fotografica manomessa. Il sorteggio era con le schede svizzere il perno su cui poggiava l’impianto accusatorio, ma quel video era idoneo a sconfessare la possibilità che potesse essere truccato.
Griglie e tivù. Moggi ha finalmente una spiegazione riguardo all’appoggio dato alla trasmissione televisiva di Biscardi, che nelle
sue intenzioni avrebbe avuto il senso di tendere a riequilibrare lo strapotere di Mediaset, negato persino da Auricchio, che con due giornalisti della notorietà di Liguori e Ordine, screditava continuamente a Controcampo le designazioni arbitrali come “amiche” della Juventus, in un contesto nel quale la squadra bianconera veniva arbitrata solo dagli internazionali e da Racalbuto e Tombolini, forti di 100 partite già arbitrate in serie A. Non a caso fu osservato a suo tempo che fare le griglie era “il segreto di Pulcinella”.
Schede svizzere. Moggi ribadisce che iniziò a usarle perché nutriva il sospetto di essere spiato nel lavoro di Direttore Sportivo. Ne sarebbe una prova l’aver avviato trattative per portare alla Juventus Stankovic, il cui procuratore finì per eclissarsi, mentre il giocatore si ritrovò all’Inter. Ottima l’osservazione di Moggi secondo la quale in larga parte è stato commentato dagli avvocati, dai media e dai tifosi che dentro il calderone di calciopoli tutti si regolavano allo stesso modo, intrattenendo gli stessi rapporti, e invece c'erano delle importanti sfumature. Egli ammette di aver tenuto comportamenti discutibilmente etici, ma non di aver commesso illeciti, perché quando si vennero a conoscere gli spionaggi illegali di Telecom, molte stranezze a suo avviso furono chiarite.
Bergamo sodale? Secondo Moggi non favoriva sicuramente la Juventus, che si ritrovò Collina e Puglisi contro il Milan. Fu lo stesso Moggi a scoprire come Meani si intrattenesse con essi nell’albergo che ospitava la quadra rossonera, pur giocandosi il match in casa Juve e non potendo in quel caso esercitare a rigore la sua nota funzione di addetto agli arbitri. Nel mare di incongruenze si rileva che fu contestato per aver avuto contatti con Racalbuto prima di un Reggina Brescia, arbitrata da Pieri.
Moggi si duole di essere stato radiato e ricorda i dubbi dell’avvocato Benedetto (
Link), accusando la FIGC di avere condotto i procedimenti sportivi prendendo per buone le indagini dei carabinieri. Un’ultima stoccata la riserva all’avvocato della Juventus, Vitiello, che lo definì nel corso del primo grado come procuratore, forse sulla base di un primo contratto stipulato con la società bianconera nel 1994. In realtà rivendica di essere stato dirigente Fiat in qualità di consigliere di amministrazione e di aver portato ai massimi livelli la squadra bianconera per 12 anni senza spese folli. Un’affermazione, questa, difficilmente opinabile. Persino in un tribunale.
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