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Farsopoli di G. FIORITO del 05/12/2013 14:29:03
Processi mediatici. Calciopoli e i bimbi

 

“Lei, Signor Commissario, aveva già deciso. Quale insegnamento i cittadini di domani possono trarre dall’incredibile processo tutto e solo mediatico a cui abbiamo assistito in questi giorni, in una sentenza annunciata più che dai giudici o dai magistrati direttamente dal popolo?” (Link)
Queste parole potrebbero essere indirizzate al giudice Tosel, che in un eccesso non meglio precisato di zelo o schizofrenia, secondo quanto ha commentato la stampa, ha multato i cori dei bambini allo JS. Invece sono quelle con le quali l’avvocato Giuseppe Benedetto nel 2006, a causa del processo sportivo di Calciopoli si dimise dalla carica di giudice unico del settore giovanile della Figc, che ricopriva allora dopo vari incarichi da “magistrato sportivo” in seno alla Federazione.

Secondo la Gazzetta dello Sport, Tosel non sarebbe da crocifiggere, perché vittima di altrui segnalazioni. Sarebbe vano spiegare a Palombo che proprio perché è un giudice il suo mestiere dovrebbe essere quello di valutare le situazioni che gli vengono sottoposte. Per le motivazioni che ha spiegato Maurizio Crosetti in un articolo dal titolo “La farsa e l’impunità” (Link), che mette in ginocchio la prosopopea giornalistica dei moralizzatori trincerati dietro la cultura dello sport e l’incapacità delle istituzioni non solo sportive di fronteggiare il fenomeno del crescere delle pretese di stampo “mafioso” di una frangia di ultrà (le scuse dei giocatori della Lazio sconfitta dal Napoli, i fatti della trasferta polacca della stessa Lazio, l’incubo del derby tra Nocerina e Salernitana). Come se non bastasse Palombo (Link), la cui penna abbiamo già avuto modo di valutare nel corso dei fatti legati a calciopoli, sostiene che “la vulnerabilità dei bambini può andare molto al di là di un distorto spirito di emulazione dei grandi” , supportato da una ricerca della Premier inglese che vorrebbe i minori utilizzati anche allo stadio per introdurre “roba vietata”. E conclude che “Forse è anche pensando a rischi come questi, e ai tanti e troppi padri nella migliore delle ipotesi distratti, che Tosel con la sua minimulta ha inteso inviare un messaggio” , quando avrebbe potuto direttamente sanzionare gli autori dei misfatti che ogni domenica si vedono non solo allo JS, con lancio di sanitari divelti e palloncini ricolmi di urine, ma dappertutto.

Il sospetto è che la vicenda dei bambini multati, vile qualunque sia la prospettiva dalla quale la si consideri, finirà con non aver niente a che vedere con le regole, vecchie e nuove, che modulano i rapporti con le curve.
A Napoli c’è un uomo che da sette anni cerca di far capire ai giudici e al mondo intero che nel 2006 la Juventus è stata ingiustamente retrocessa in serie B per la prima volta nella sua storia e privata di due scudetti, a causa di qualcosa che non è mai accaduto. L’ex dirigente bianconero Luciano Moggi, come vuole la legge italiana, ha dovuto comprarsi le prove della sua innocenza, poiché erano state trascurate dagli inquirenti. C’è un procedimento giudiziario basato su due capi d’accusa principali che avrebbero dato luogo a una presunta associazione a delinquere: il sorteggio truccato e le schede svizzere con le quali i sodali comunicavano tra di loro. Non ci sono le prove che reggono i capi d’accusa, poiché la sentenza di primo grado ha stabilito che il sorteggio non poteva essere truccato, è sparito dalla procura il video che invece di provare le tesi dell’accusa provava quelle della difesa, non ci sono mai stati gli audio delle intercettazioni su sim svizzere e non c’è la certezza che con quelle telefonate i sodali collaborassero tra loro, essendo lacunosa e imprecisa la ricostruzione dei contatti.

Nella giornata in cui i bambini dello JS sono stati puniti con una multa ridicola, l’intervento a gamba tesa del giudice Tosel ha riempito le prime pagine dei giornali di questa notizia, lasciando piccoli ritagli di spazio nel web e sui media alla dichiarazione spontanea con la quale Luciano Moggi ha inteso gridare ancora una volta la sua innocenza, sottolineando che a commettere illeciti furono altri e che l’utilizzo delle sim svizzere, che De Cillis vendette anche a soggetti nella sfera interista, fu solo un espediente per difendere la Juventus da chi da una parte la spiava (l’Inter) e dall’altro aveva creato una scuderia rossonera e uno scudo mediatico non solo a difesa dei suoi interessi (il Milan,) ma anche per screditare i contendenti e colpirli direttamente, come fu fatto con la squalifica di ibrahimovic prima del match clou che vide la Juventus imporsi e vincere lo scudetto sul campo.

Nel silenzio urlante di tanti, troppi tifosi, che inveiscono giustamente contro il giudice Tosel, che rappresenta solo un infimo tentacolo (ancorché mediatico) della piovra che nel 2006 fu sul punto di schiacciare distruggendola la Juventus. Quel meccanismo perverso ha ancora il suo nucleo nella FIGC, che non ha smesso di esercitare un’intimidazione costante contro la società che ha avuto la sfrontatezza di chiedere un cospicuo risarcimento per il danno subito nel 2006. Anche a costo di dichiararsi incompetente e stravolgere il senso di giuste cause quali il calcioscommesse, quando Conte fu messo all’indice quasi ne fosse l’unico responsabile, e la parte malata del tifo.
Sembra che il PG Antonio Ricci abbia rinunciato al suo diritto di replica senza nemmeno attendere la seconda parte dell’arringa difensiva di Moggi, che sarà pronunciata dall’avvocato Trofino non più il 10, ma il 17 dicembre.
Nell’attesa si preparano i doni. Natale è alle porte.

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