Con qualche giorno di ritardo, commentiamo l’articolo pubblicato sul Corriere Della Sera del 17.12.2013 a firma di
Fabio Monti. Scrive: “Erick Thohir non era a Napoli, ma ha dimostrato di aver capito in fretta che gli arbitri, nel dubbio, non stanno mai dalla parte dell’Inter. Ai loro errori non bada più nessuno e
Tagliavento sa sempre dove colpire, dai tempi di Inter- Empoli 1-0 (3 febbraio 2008), passando per Inter-Samp 0-0 (21 febbraio 2010), fino a Napoli-Inter. È una constatazione, non certo un alibi, per una squadra che non può e non deve averne.” Il solito “vittimismo” nerazzurro verrebbe da dire …
Fabio Monti, ricordiamo, è il giornalista che è stato chiamato sul banco degli imputati di Napoli a sostenere l’accusa nel processo calciopoli in veste di “confidente” del defunto Facchetti” con cui “interpretavano episodi” arbitrali. Vizio che ancora oggi conserva, visto che si spinge ad una riflessione azzardata criticando apertamente la conduzione arbitrale di Tagliavento non solo riferendosi all’ultima partita.
Polemiche che non hanno accennato a placarsi nemmeno con il passare dei giorni. Questa volta è la
Gazzetta dello Sport, nell’edizione del 19 dicembre, a riprendere la stessa diatriba. Leggiamo infatti sul quotidiano rosa: "Lo sfogo del tecnico dopo Napoli-Inter non era un’iniziativa personale e isolata, ma la punta dell’iceberg di uno
scontento di tutto il club nerazzurro, che nell’arbitraggio del San Paolo ha visto solo la
conferma di un trend stagionale". "Risale all’8 maggio l’ultimo rigore fischiato all’Inter, unica squadra di A assieme a Chievo, Parma e Atalanta a non averne avuti in questo campionato, mentre i rigori contro sono stati già quattro (Roma, Fiorentina, Torino e Napoli). Ma al di là dei numeri, la sensazione che filtra da Palazzo Saras come dalla Pinetina è quella di una certa
disparità di giudizio e di una relativa omogeneità in quanto finora fischiato a favore e contro. E questo a prescindere dai meriti e dai demeriti che si sono manifestati partita per partita”
Sull’opportunità data a Monti e al giornalista della Gazzetta dello Sport di criticare l’operato di un arbitro su quotidiani a diffusione nazionale, non ci esprimiamo. Dovrebbero essere i vertici AIA, da Nicchi a Braschi, a pretendere un comportamento più professionale e meno di parte a difesa di un loro fischietto e dovrebbe essere lo stesso Tagliavento a volersi tutelare da accuse inopportune. Non è seguita nessuna reazione ufficiale da parte dell’AIA.
Certo che è strano vedere costantemente quell’idea di complotto sponsorizzata dai soliti media verso la stessa società che da anni non sembra saper far altro, che appoggiarsi a fantasiosi teoremi, per giustificare mancate vittorie. Sono sempre gli stessi strumenti di condizionamento di massa senza il cui appoggio calciopoli mai sarebbe esistita.
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