Giulemanidallajuve
 
 
 
 
 
 
 
  Spot TV
 
 
 
 
 
 
 
Juventus
Domenica 06/04/2025 ore 20.45
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
          GLI ARTICOLI DI GLMDJ
Farsopoli di G. FIORITO del 26/12/2013 11:10:32
Calciopoli. Sentenza paranormale?

 

Luciano Moggi: 2 anni e 4 mesi. Pierluigi Pairetto e Innocenzo Mazzini: 2 anni. Massimo De Santis: 1 anno. Antonio Dattilo e Paolo Bertini: 10 mesi. Pasquale Rodomonti: assolto. Paolo Bergamo: processo da rifare per un vizio di forma legato alla gravidanza dell’avvocato Morescanti. Salvatore Racalbuto: prescrizione. Intervenuta prescrizione del reato in particolare anche per gli imputati Diego Della Valle, Andrea Della Valle, Claudio Lotito, Leonardo Meani, Claudio Puglisi, Stefano Titomanlio, Sandro Mencucci. Questo è quanto rimane della cupola di calciopoli, che era di oltre quaranta adepti, se si aggiunge Antonio Giraudo, che è avanzato dal processo breve. L’accusa di associazione a delinquere sembra uscire consolidata dall’appello, considerando che gli imputati principali, Moggi, l’ex vice-presidente della FIGC Mazzini e i designatori Bergamo e Pairetto ritornano tutti nel ruolo attivo di promotori riservato all’ex DS bianconero, che si è vista dimezzata la pena rispetto al primo grado in ragione della prescrizione intervenuta sulle frodi.

Il corredo delle sanzioni restituisce una serie di conti che non tornano né ai legali degli imputati, né a chi mastica calciopoli da anni. Mai come adesso l’attesa delle motivazioni della sentenza è urgente, per spiegare come sia possibile giustificare l’incongruenza palese delle pene rispetto alla formulazione delle accuse e le solite sviste che si trascinano oramai in modo ridicolo da oltre 7 anni.

Partiamo con la riedizione della tragicomica vicenda del povero Dattilo. Tutti sanno ormai che Udinese-Brescia finì in una rissa tra i calciatori e che a farne le spese furono 3 ammoniti che i tabellini dei giornali riportarono erroneamente come diffidati e un espulso (Janculovski), su segnalazione dell’assistente (mai indagato) che lo aveva visto rifilare un cazzotto a un altro giocatore. Evidentemente tutti i giudici che si sono ritrovati fino a oggi a esprimersi su quella partita sono talmente digiuni di calcio da non capire che se uno non è già stato ammonito una volta non può essere per la seconda (che è la prima) squalificato, di conseguenza gioca la partita successiva anche se contro la Juve e la sua non si può considerare un’ammonizione preventiva, a meno che non si dia più credito alla Gazzetta dello Sport che alla registrazione della partita e al tabellino che ancora dovrebbe esistere negli archivi della Federazione.

Abbiamo poi De Santis e, come ha rilevato il suo legale storico Gallinelli, le comiche continuano, perché l’arbitro, che giova ricordare che tra tutte le giacchette nere era considerato il più solerte nei riguardi della cupola, nonostante il povero Moggi non mancasse di maledirlo nelle intercettazioni perché le cose non è che andassero proprio così, è stato condannato per essere stato sodale di un’organizzazione a delinquere che doveva favorire la Juve, ma per due partite del ciclo che si riferisce alla salvezza della Fiorentina: Fiorentina-Bologna e Lecce-Parma. Strano modo di far vincere gli scudetti alla squadra bianconera.

C’è poi l'osservazione di Prioreschi, secondo il quale per Juventus-Udinese sia l’arbitro Rodomonti che gli assistenti sono stati assolti, eppure Moggi, Giraudo e Bergamo se la ritrovano sul groppone, avendo provveduto a comprometterne il risultato si presume con metodi paranormali.

Di anormale c’è che non deve essere stato facile (pensare di) organizzare un’associazione a delinquere per truccare i campionati con tre soli arbitri, anzi due, perché Dattilo, consentitecelo, non conta. Senza truccare il sorteggio arbitrale e evitando accuratamente di far giocare calciatori non proprio dal contratto plurimilionario. Pensando solamente (la sentenza di primo grado parla di un reato di pericolo nella sostanza non consumato) di farlo, ma non riuscendo ad alterare il campionato, quando ogni due e tre lo si vinceva comunque. Mentre tutti gli altri dirigenti del calcio italiano cercavano a loro volta di far valere il loro peso con arbitri (e Moggi no) e designatori. Senza nemmeno il favore dei media. Solo confabulando continuamene su sim svizzere che nessuno potrà mai dirci se erano loro a parlare e quale era l’argomento delle conversazioni. Mentre le statistiche continuano a raccontare che la Juventus non era la maggiore beneficiaria né di favori arbitrali, né di ammonizioni preventive o rigori pro. E i due poveri De Santis e Bertini non solo non prendevano un quattrino, ma si vedevano mettere all’angolo e non avanzare in carriera, che anzi sono stati fermati per sempre mentre a fare il designatore europeo è andato il prescelto della concorrenza.

Roba che il diffuso sentimento popolare dovrebbe farsene di risate. Invece la cronaca odierna ci ha raccontato un’altra storia, che ancora una volta vorrebbe per protagonista Conte per qualcosa della quale è già stato giudicato. Scommessopoli avanza e vede coinvolte ancora una volta figure di spicco, in casacca rossonera, per le quali in verità si sperticano tutti, persino il presidente della FIGC, a reclamare giustizia. Come è giusto che sia o sarebbe stato giusto che fosse anche per Moggi. Intanto il presidente del Trabzonspor si è fatto pizzicare e arrestare pare per evasione fiscale dopo aver sparato cose turche ai danni della Juve e Gabetti e Grande Stevens in Cassazione si sono visti prescrivere i loro peccati.

Qualcuno ha sollevato la questione che nemmeno Moggi alla fine abbia saputo dire no alla magica soluzione di tutti i mali dell’(in)giustizia italiana, la benefica prescrizione che tutto dissolve, anche se assolve solo a Milano. Umanamente posso capire la “stanchezza” (così ha motivato l’assenza in aula) di un uomo non più giovane al quale hanno portato via gran parte della vita e della dignità. I suoi legali hanno annunciato che si andrà in Cassazione, dove risiedono le ultime speranze di sciogliere i nodi di calciopoli prima di ricorrere alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, se non altro perché il processo esce dall’alveo napoletano, che con il supporto dei soliti carabinieri romani di via In Selci fu teatro a suo tempo anche della ben nota e amara vicenda di Enzo Tortora.

La sentenza dell’appello non ha obbligato nessuno a chiedere scusa a Moggi. Sarebbe stato lo stesso troppo tardi.

Commenta l'articolo sul nostro forum

Condividi su Facebook!





 
  IL NOSTRO SONDAGGIO
 
Dopo la Cassazione su Moggi, cosa dovrebbe fare ora la Juve?
 
  TU CON NOI
   
 
   
 
  AREA ASSOCIATI
   
 
 
 
  DOSSIER
   
 
   
 
  LETTURE CONSIGLIATE
   
 
   
 
   
 
  SEMPRE CON NOI
   
 
   
 
Use of this we site is subject to our