Narducci, il pm del primo grado del processo penale di calciopoli, torna ad occupare spazio nelle cronache sportive e lo fa con l’unico argomento che da anni gli permette di avere visibilità: calciopoli.
Nell’intervista pubblicata dalla
“gazzetta giallorossa.it” si dichiara convinto di aver svolto un ottimo lavoro, parla di campagne “mistificatorie” e “revisioniste” tese a “rifiutarsi di riconoscere dei provvedimenti o delle sentenze” e di una tendenza atta a “far scomparire quei fatti, attraverso parole come ‘farsa’, ‘inganno’, ‘menzogna’. Come se quella storia fosse stata inventata, come se non esistessero quei colloqui, quelle intercettazioni che tutti hanno visto”.
La storia non è stata inventata, ma ci è stata raccontata solo in parte ed indirizzata in modo tale da arrivare al finale tanto desiderato dal “comune sentire popolare”. A distanza di anni è così chiaro quanto accaduto che è imbarazzante leggere le parole di un uomo di legge tese a non riconoscere una realtà che gioco forza è emersa in tutta la sua concretezza. Piaccia o non piaccia a Narducci, l’impianto accusatorio che lui stesso ha contribuito a disegnare, non è stato mai credibile ed ancora meno lo è oggi con tutte le novità che negli anni sono state scoperte.
Sono le stesse sentenze che finiscono per smontare lo scandalo e le tesi proposto dall’accusa. La relazione di Palazzi sull’Inter (accusata di presunto illecito sportivo) seppur prescritta potrebbe, da sola, giustificare quel “revisionismo” che Narducci non vede di buon occhio. Le telefonate emerse grazie al lavoro delle difese, mostrano chiaramente delle colpe evidenti da parte di soggetti non toccati dall’inchiesta, pur individuati con i “baffi” in sede di indagine, ma tralasciati dall’accusa non si sa bene per quale motivo. Questo dovrebbe spiegarci Narducci: perché l’Inter non interessava?
Nell’intervista l’ex pm di calciopoli sentenzia anche sulla recente assoluzione di Moggi al processo Gea usando queste parole:
“Moggi ha preso la prescrizione come una vittoria? La storia è nota, ha resistito a tutti i gradi di giudizio. La Cassazione non ha detto che non c’è nulla, o che i fatti non sussistono, ma che sono prescritti.” In realtà l’avvocato
Prioreschi, nell’intervista rilasciata alla nostra redazione ha precisato ben altro:
“La prescrizione è stata dichiarata solo per le violenze private relative ai calciatori Amoruso, Blasi e due giovani russi. Quello che è prassi nel mondo del calcio e cioè non far giocare un calciatore che rifiuta un trasferimento ad un'altra società, per Moggi e' violenza privata. Per l'associazione a delinquere e per la concorrenza illecita con violenza e minaccia c'è stata assoluzione perché il fatto non sussiste sin dal primo grado con conferma in appello. Erano questi i reati più gravi. Molti fanno finta di non ricordarlo. Il processo Gea era questo e non ‘se non vai a Perugia stai in tribuna’”. Sostanzialmente nella stessa intervista Narducci dimentica di ricordare la prescrizione dell’Inter da parte della giustizia sportiva bollando certe telefonate come “non di peso” e riprende la notizia del processo Gea strumentalizzando il verdetto. Un bel modo di mostrarsi super parters.
Quello che rimane fin troppo chiaro è come ci siano interessi convergenti a mantenere lo status di calciopoli così come è stato impostato. Sono quasi sempre gli stessi personaggi a riemergere in determinati momenti, quasi a voler giocare ancora sulla farsa per distogliere le attenzioni.
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