Giulemanidallajuve
 
 
 
 
 
 
 
  Spot TV
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
          GLI ARTICOLI DI GLMDJ
Editoriale di F. DEL RE del 06/03/2014 12:30:04
Carles Puyol: mes que un capità

 

Nel Maggio del 2008 mi concessi una piacevole vacanza di due settimane a Barcellona. Non potei, ovviamente, mancare la visita al Camp Nou ed al museo del Barcellona. Arrivando a piedi dalla Travessera de Les Corts si notava immediatamente una gigantografia appesa sulla struttura esterna dello stadio che raffigurava il capitano dei Balugrana, Carles Puyol. Un simbolo. Del Football Club Barcelona e della Catalogna, un simbolo del calcio ed in particolare di quel calcio moderno, ma allo stesso tempo antico, che il club catalano ha imposto al mondo, soprattutto negli ultimi dieci anni. Un calcio che ha avuto come massimi interpreti Messi e Iniesta, ma come unico, vero, grande capitano di una squadra fra le più belle e vincenti di tutti i tempi, proprio Carles Puyol, l'eclettico difensore dalla chioma leonina, dalla grinta infinita, necessario equilibratore della tecnica eccelsa dei suoi compagni, lui, che scarso tecnicamente non è, ha sempre aggiunto quel sano pragmatismo necessario affinchè un meccanismo quasi perfetto diventasse in tutto e per tutto perfetto.

"Sono i miei ultimi tre mesi in blaugrana; non so cosa farò dopo". Così, semplicemente, Puyol ha dato l'addio a quei colori dei quali è diventato simbolo. Lascia Carles, forse non il calcio,ma il suo club, la sua vita, dopo diciassette anni di gloria, dopo tre Champions' League di leggenda, dopo le decine di trofei alzati al cielo da capitano, da leader indiscutibile ed indiscusso, ad eccezione dell'ultima Champions': quella no; quella l'ha umanamente lasciata alzare, da capitano, dopo avergli ceduto la fascia, ad Eric Abidal, compagno che aveva appena sconfitto una terribile malattia.

Stavolta il combattente ha desistito. Ha alzato bandiera bianca; troppi gli infortuni al ginocchio in questi ultimi anni; segni di una carriera lunghissima, gloriosissima e per questo logorante. Ha lasciato per amore dei colori del Barça, nonostante avesse altri due anni di contratto. Non poteva permettere che il club dovesse sopportare stipendio e presenza ingombrantissimi di un calciatore che ormai si sente un ex, o per lo meno non più competitivo per rivestire un ruolo così importante. E allora basta; a Maggio si svuoterà l'armadietto, una volta per sempre. Cosa durissima da fare e da accettare per un uomo che è nato e cresciuto nel Barça, dalla Masia fino al Camp Nou per conquistare la Spagna, l'Europa e il Mondo. E non solo in blaugrana, ma anche con la camiseta Roja della Spagna, insieme ai suoi compagni catalani e, per una volta alleati, anche coi compagni castigliani, baschi, galiziani, asturiani...: due europei e un mondiale vinti consecutivamente, un'impresa mai riuscita prima a nessun'altra leva calcistica spagnola.

Ci mancherà Carles; ci mancherà la sua capigliatura folta e ribelle, il suo stacco di testa potente, i suoi recuperi impossibili, le sue marcature asfissianti, il suo eclettismo, che gli consentiva di ricoprire tutti i ruoli della difesa. Ci mancherà un uomo, un calciatore che ci riporta all'essenza vera, romantica di questo sport. Un'essenza che in Italia abbiamo perso da troppo tempo e che forse mai recupereremo, un'essenza che è amore per questo splendido sport e per i suoi splendidi interpreti, qualsiasi maglia indossino. Grazie Carles Puyol i Saforcada, i tifosi della Juve ti salutano, tu che sei stato, sei e sempre sarai "mes que un capità".








 
  IL NOSTRO SONDAGGIO
 
Dopo la Cassazione su Moggi, cosa dovrebbe fare ora la Juve?
 
  TU CON NOI
   
 
   
 
  AREA ASSOCIATI
   
 
 
 
  DOSSIER
   
 
   
 
  LETTURE CONSIGLIATE
   
 
   
 
   
 
  SEMPRE CON NOI
   
 
   
 
Use of this we site is subject to our