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          GLI ARTICOLI DI GLMDJ
Editoriale di P. CICCONOFRI del 21/04/2014 10:12:20
Tra vergogna e approssimazione

 

Il caso Destro sembra aver risvegliato interesse sulla giustizia sportiva. Insomma, tutte le assurde sentenze sfornate dalla giustizia domestica negli ultimi anni sono passate inosservate fino a quando arriva l’episodio che fa discutere l’Italia pallonara ed improvvisamente i vari politici, politicanti, portaborse, deputati e ministri, prendono il microfono e dicono la loro.
Un’immagine come un’altra che mette in mostra il meglio del peggio con opinioni sventolate in prima pagina più per cercare i classici cinque minuti di popolarità e magari, nel contesto, accaparrarsi qualche consenso, che per un reale fine propedeutico come dovrebbe essere.

Arrivano così le parole di D’Alema: «A Chiellini avrebbero dato lo sconto, due turni: per la Juve c’è più benevolenza». Un’illazione da bar sport, senza né capo né coda, ma vuoi mettere la soddisfazione di girare per Roma e raccogliere il consenso di quelli del “er complotto”?

La parola passa al deputato Miccoli, che sembra più interessato alle sorti del campionato che a quelle dell’Italia visti i suoi continui richiami pubblici sul tema. Queste le sue parole: «Il campionato è falsato da errori arbitrali e inadeguatezza della giustizia sportiva». Caro deputato, è ancor più inadeguato parlare in questi termini della giustizia sportiva per giustificare un giocatore che forse rappresenterà l’Italia in Brasile e che, piaccia o non piaccia, si è macchiato di un comportamento antisportivo. Sono anni che evidenziamo i limiti della giustizia sportiva per situazioni ben più gravi di un provvedimento (dovuto), perché non approfondisce questi aspetti? Troppo complicato? Non è conveniente per mera opportunità di tifo?

Poi arriva Alemanno. Come poteva il sindaco di Roma non parlare dei giallorossi? «La giustizia sta prendendo una cantonata». Ottimo spunto, ma per arrivare a cosa?

Non poteva esimersi Formigoni dal tweet di solidarietà alla Roma per la «squalifica fuori misura a Mattia Destro, forse troppo in forma per i gusti di qualcuno». Di grazia, può essere più esplicito o si accoda a quelli che lanciano il sasso per poi nascondere la mano?

Non tralasciamo l’intervento del rampante presente del Coni Malagò, che non ha potuto esimersi dal mostrarsi di parte. Le sue parole: “…come molti, dico che ci sono delle cose che non sono facilmente comprensibili". Invece appare chiaramente l’ennesima caduta di stile di un presidente che dovrebbe avere il buon senso di astenersi da commenti che mettono in cattiva luce gli organismi di cui dovrebbe essere garante. Ma se anche Malagò mette in dubbio questa giustizia sportiva, perché mai dovrebbero accettarla tutti gli altri?

Un mondo di vergogna e di approssimazione messo in mostra senza pudore. Un momento da ricordare come punta massima di diffusione di cultura sportiva al contrario. In questi anni non abbiamo fatto altro che denunciare le mancanze di una giustizia sportiva mai super parters, mai equa e troppo approssimativa. Lo abbiamo fatto per episodi ben più gravi che hanno portato, ad esempio, ad assegnare un titolo a tavolino per onestà (mai esistita); lo abbiamo fatto dopo che una squadra, la Juventus, senza prove, è stata sbattuta in serie B per “diffuso sentimento popolare” senza due scudetti conquistati sul campo. Abbiamo continuato a farlo seguendo gli sviluppi del calcioscomesse, quando tesserati sono stati condannati senza potersi difendere con la formula “non poteva non sapere”, accusati da pentiti più interessati ad avere lo sconto di pena che a ricostruire la realtà. In quei momenti abbiamo auspicato l’intervento di qualche politico per porre un freno e migliorare, magari attraverso una riforma della giustizia sportiva, quelle decisioni che non hanno fatto altro che far decadere l’intero movimento calcistico. Sinceramente, vedere ora tanto ardore per difendere un giocatore da una squalifica, tra l’altro sacrosanta, fa pena.

Pubblicato sul settimanale n.  15 del 17.04.2014









 
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