Calciopoli non finisce mai e gli ultimi ad arrendersi sono proprio coloro che fanno dell’informazione, un metodo consapevole di condizionamento.
Gli ultimi irriducibili sono proprio coloro che ancorano i loro articoli alle tesi del bar sport e di quel comune sentimento popolare che, ben indirizzato, ha portato a risultati incredibili.
In un articolo del “Il Sole 24 Ore”, a firma di
Mattia Losi, leggiamo: “Continuare in una inutile reiterazione del ritornello "32 sul campo" significa non riconoscere il verdetto della giustizia sportiva, peraltro ampiamente corroborato dalla giustizia ordinaria con la sentenza del tribunale di Napoli del 17 dicembre 2013.
"Sentenza dove si parla di "molteplici e articolati elementi probatori", sentenza dove chi avesse la voglia di sfogliare oltre duecento pagine troverebbe citate una per una le partite condizionate dal sistema Moggi. “E’ evidente che la voglia di sfogliare la sentenza è mancata proprio al buon Mattia Losi e lo possiamo affermare noi che quelle pagine le abbiamo lette ad una ad una. Se lo avesse fatto si sarebbe accorto che non c’è nulla che possa essere considerato “probatorio” di un qualsivoglia sistema, anzi, sono ricostruzioni talmente cervellotiche ed in alcuni casi completamente sbagliate, che lasciano intendere proprio il contrario.
Ma trattare calciopoli con sufficienza è l’esercizio di chi non ha altri argomenti a cui aggrapparsi. (
Link)
Ritorna sull’argomento calciopoli anche la Gazzetta in occasione del lancio del nuovo libro di Luciano Moggi. Il solito titolone travisante introduce l’argomento: “Le verità di Moggi «Il rigore su Ronaldo c’era»” e con la solita sufficienza ricorda alcuni contenuti “le 192 pagine del libro sono, chiaramente, «le verità di Moggi», si dilunga a spiegare le sue ragioni, si difende, getta ombre sui comportamenti di altre società (Inter e Milan)…”. Poi arriva il veterano
Valerio Piccioni con le sue verità. Scrive, in un articolo a commento : “non c’è uno straccio di autocritica.
Moggi rivede il film della sua storia e del suo calcio ma non ci riesce proprio. La questionenon riguarda solo le otto condanne, sportive e non, le schede svizzere o le cene con i designatori,
ma anche il precalciopoli, un’epoca in cui anche il più distratto degli appassionati o degli addetti ai lavori percepiva il suo ruolo e il suo potere almeno come qualcosa di anomalo, dai suoi rapporti con gli arbitri alla capacità di influenzare la nomina di un direttore sportivo di una squadra non sua” . (
Link)
E’ curioso come questi addetti all’informazione percepiscano sempre quello che serve a corroborare una tesi che oramai è tale solo nelle ricostruzioni fantasiose della stampa pro-calciopoli, e mai che affrontino con la stessa enfasi quegli argomenti che servirebbero a dare una lettura più veritiera della realtà. E come vedete, nessuno si spinge nei dettagli se non appoggiandosi alle teorie che sono entrate nell’immaginario collettivo e che trovano facili consensi tra i tifosi antijuventini d’Italia. Anche perché, il più distratto dei tifosi, ha capito che certi rapporti mai menzionati da certa stampa, certe influenze, alla lunga, sono state più forti del presunto “sistema Moggi”, tanto da sfuggire ad ogni giudizio, pur in presenza di presunti illeciti sportivi, coprendosi dietro la prescrizione (Inter). Ma questo non si può scrivere e non si può approfondire, il popolo dei tifosi deve essere nutrito solo dell’odio verso il nemico Moggi e la Juventus. Anche a noi, questo film del calcio, non piace ...
Per qualcuno, questo ritornare sulla favoletta di calciopoli in modo approssimativo è una dimostrazione di forza, per noi, che abbiamo maturato una conoscenza più approfondita dello scandalo, è la conclamazione della loro debolezza. Basta vedere come hanno ancora bisogno di appoggiarsi alle sensazioni e percezioni...
La nostra pagina facebook
La nostra pagina twitter
Commentate con noi sul nostro forum!
