Sono tanti i calciatori che appese le scarpette al chiodo desiderano diventare allenatori. Sono ancora di più quelli che nel frattempo si improvvisano scrittori. E’ il caso di Gianluca Zambrotta, classe 1977, campione del mondo 2006 con la nazionale azzurra, quando a causa di calciopoli si ritrovò nel giro di due mesi dalla Juventus, dove il grande Lippi aveva fatto di lui il più grande terzino della sua generazione, a vestire la maglia dei blaugrana nel momento di massima ascesa del Barcellona di Messi e Iniesta.
Gianluca Zambrotta, nell’attesa che i prossimi trent’anni, come ha raccontato nel libro “Una vita da terzino”, lo accompagnino a realizzare la promessa di diventare un grande ct (
Link), eventualità per la quale si è già messo al lavoro alla guida del Chiasso, ha deciso di raccontarci la sua biografia trascurando gli inizi nella comasca terra natia per incominciare la narrazione da calciopoli.
A leggere l’intervista, si direbbe che le vicende dell’estate del 2006 siano state per lui assai traumatiche e lo abbiano segnato per sempre. Personalmente ho anch’io, come migliaia di juventini, un ricordo scioccante di quella stagione nella quale ogni tifoso della Signora poté sperimentare ogni sorta di emozione con cadenza quasi giornaliera. Fin da quando, i primi di maggio, lo scandalo scoppiò sulle pagine dei giornali, ci toccò inghiottire una serie di bocconi amarissimi frammisti a gioie che non potevano essere tali. La Juve che aveva vinto lo scudetto traslocò quasi al completo in Germania con un Lippi che, in quanto allenatore degli azzurri con un passato troppo juventino e un presente di padre di uno dei dirigenti GEA, nessuno voleva più alla guida della nazionale. Il mondiale era in corso quando Pessotto compì quel gesto assurdo proprio nella sede della Juventus. Quindi la vittoria sul tetto del mondo e la speranza di un epilogo clemente che ci fu solo per il Milan. Intanto il suicidio di Adamo Bove, che avremmo capito in seguito essere connesso agli spionaggi Telecom. Fino alla retrocessione e alla decisione del CDA bianconero di ritirare il ricorso al TAR, nonostante un processo monco di un grado di giudizio e basato su un teorema accusatorio e un complesso di prove assolutamente inesaurienti e incomplete.
A leggere Zambrotta oggi, si direbbe che bramasse dalla voglia di rimanere alla Juventus anche in serie B e che la società gli abbia sbattuto la porta in faccia sacrificandolo per fare cassa in quanto in possesso di un appeal superiore sul mercato. Il calciatore racconta di aver ricevuto la "triste" notizia mentre si trovava al largo delle coste siciliane sulla sua barca, cercando di rilassarsi dopo un terribile periodo di stress.
Anche nel 2008 si lagnò del trattamento ricevuto dalla società Juventus in conseguenza di calciopoli, rifiutando accoratamente l’accusa di traditore che da più parti i tifosi continuavano a rinfacciargli e rimpiangendo fortemente che ritornata in serie A la Juventus non lo avesse riarruolato nei suoi ranghi come aveva fatto con Cannavaro (
Link). Nonostante la positiva esperienza nel Barcellona e la soddisfazione di sapere che altri club lo avrebbero voluto tra le loro file, primo fra tutti il Real Madrid nel quale Capello si consolava per i due scudetti vinti con la Juve e revocati, Zambrotta soffriva di nostalgia e, stando alle sue dichiarazioni, di malavoglia fu costretto a indossare la maglia del Milan.
Succede che il ricordo di un fatto che ha sconvolto la nostra vita ci restituisca la memoria del passato come avremmo voluto che fosse e non come è realmente stato. Così come accade che il lancio di un libro debba essere ben studiato, soprattutto se il progetto consiste in una speculazione economica e di immagine per rimettersi in pista.
Zambrotta era un terzino elegante e così viene ricordato anche come uomo, avendo ricevuto un premio alla carriera nel 2013 a Como nel corso della Giornata Internazionale del Fair Play (
Link). Tuttavia
la slalomata dialettica e il ricorso a calciopoli non mi convinceranno a comprare il suo libro, così come non ho per lui il ricordo carissimo che conservo per gli altri calciatori che nel 2006 si ritrovarono a vivere la disavventura di calciopoli nella Juventus. C’è ancora in rete un articolo con le sue dichiarazioni nel momento in cui passò al Barcellona (
Link): "
A Torino - afferma il campione del Mondo - mi sono trovato molto bene e vi ho trascorso sette anni splendidi. E' normale che ne sentirò la mancanza. Ma ora ho deciso di voltar pagina per fare una nuova esperienza in una grande squadra e in una città di mare".
A volte i giornali esagerano, non trascrivono esattamente le parole degli intervistati. Ma i miei occhi e le mie orecchie no. In quella terribile estate del 2006, che a ricordarla ancora torno a provare le stesse cose,
ho visto e udito Gianluca Zambrotta rilasciare ai telegiornali un’intervista nella quale diceva che lasciava la Juve perché non voleva passare per ladro.
Ci sono cose che non si possono dimenticare. Lascia stare, Gianluca. Il tempo non ce la fa ad aggiustare tutto.
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