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          GLI ARTICOLI DI GLMDJ
Editoriale di F. DEL RE del 08/06/2014 09:54:40
I miei mondiali: 1982

 

Fu il Mondiale, anzi: il Mundial. E così fu anche nel 1986 in Messico e lo fu, precedentemente, anche nel 1978 in Argentina, mundial di cui non ho ricordo, perché semplicemente avevo soltanto quattro anni; troppo piccolo. Il Mundial, dicevo, tanto che da bambino pensavo che quello fosse il nome istituzionale della FIFA World Cup. I mondiali allora parlavano spagnolo; lo parlarono per ben tre edizioni e per ben otto anni di fila. Espana 1982 fu la mia folgorazione per il gioco più bello del mondo.

Ricordo tutto: mio padre che comprò il tanto sognato televisore a colori, un Telefunken che ancora oggi deve essere lì, da qualche parte in soffitta; la partita inaugurale fra l'Argentina campione del mondo in carica e il Belgio, giocata alle 20:30, terminata 1-0 a sorpresa per i belgi e finita di guardare mezzo addormentato, sdraiato sul divano di velluto verde in salotto. Ricordo un'Italia brutta, bruttissima nelle prime tre partite; ricordo lo stupore nello scoprire che esistevano anche le maglie di riserva, guardando Italia-Camerun 1-1. Che bello quel Camerun... Che belle quelle divise verde-rosso-gialle... La magia dei colori che rappresentano squadre, popoli, cultura; in una parola: appartenenza. Ricordo la passione per il Brasile, splendido in campo, splendido per i suoi colori, splendido per il suo tifo. Mi innamorai di quel Brasile, tanto che, oggi me ne pento ancora, in quel leggendario Italia-Brasile 3-2 tifavo spudoratamente per loro, per i brasiliani. Poi no. Capii l'impresa; la apprezzai ed in semifinale con la Polonia scoppiò definitivo, ininterrotto, fino al 2006, l'amore per la maglia azzurra, che necessariamente veniva prima di tutto; all'inizio della mia storia d'amore col calcio anche prima della Juventus, di cui mi innamorai immediatamente dopo, per i suoi colori, per la maglia a strisce, ma soprattutto perché... eh, perché Zoff, Gentile, Cabrini; e poi Scirea, Tardelli e Rossi e poi Platini... Platini e Boniek. Poesia.

Ricordi. Ricordi di un'estate calda, bella, sempre col sole. Anche al mare, dove solitamente ci trasferivamo per un mese circa. E anche in quella estate non si poteva derogare: finita la semifinale coi polacchi, partenza! E la finale la guardammo là, nella nostra casa al mare, con gli amici del mare... Anzi: il primo tempo lo vedemmo, si fa per dire, perché il televisore funzionava malissimo a causa di un impianto dell'antenna difettoso, a casa di altri amici, che avevano anche lì al mare, pensate che lusso, il televisore a colori, mentre noi lo avevamo in bianco e nero, persino troppo piccolo per la compagnia nutrita che eravamo. Alla fine del primo tempo ce ne tornammo a casa: meglio in bianco e nero, ma visibile! Poi tre gol: Rossi, Tardelli e Altobelli. E Pertini che in piedi davanti a Re Juan Carlos diceva: "non ci riprendono più! Non ci riprendono più...!". E si capiva, si leggeva il cosiddetto "labiale".

E poi lei: la coppa, alzata al cielo da Capitan Zoff, che aveva l'età di mio padre e vinceva i mondiali, anzi: Il Mundial! E poi le lacrime di gioia nella notte calda di un Luglio magnifico; le auto in carosello; una che sembrava addirittura incendiata dalle bandiere e dai fumogeni rossi, bianchi e verdi che la avvolgevano. Così finì Il Mundial di Spagna del 1982. Così iniziò un sogno che si proiettava verso Mexico 1986, verso il campionato di calcio di Serie A, che da allora e fino al 2006 fu "il campionato più bello del mondo", verso la Coppa dei Campioni, verso la scoperta di mille e mille altre storie passate, di mille e mille altre storie che fecero La Storia e la magia del calcio. Già: il 2006. Un altro mondiale. Un'altra vittoria. Ma il mondiale più triste; la vittoria più triste. Ma questa è, decisamente, un'altra storia...

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