Per Beha il turno si sarebbe passato. Per Sconcerti è la peggiore Nazionale degli ultimi 30/40 anni. Il giornalista tifoso della Fiorentina l’ha sparata grossa oggi a SKY, perché ha dimenticato in un sol colpo che tra i mondiali del 1982 e quelli del 2014 gli azzurri hanno conquistato un terzo posto (Italia ’90), un secondo posto (USA ’94, persa la finale ai calci di rigore per un errore di Baggio) e un primo posto (Germania 2006), giocando un calcio esemplare per testa, piedi e cuore agli ordini di Sacchi, Vicini, Maldini, Lippi, con l’intermezzo della finale europea del 2000 persa da Zoff con un golden gol di Trezeguet.
Fatto salvo l’alibi dell’espulsione di Marchisio, anche l’ottimista Beha ha avuto torto, la Nazionale azzurra torna mestamente a casa e non rimane che leccarsi le ferite della disillusione causata dalla vittoria contro l’Inghilterra. Perché, diciamocelo chiaro, la cronaca del mondiale italiano in Brasile è stata quella di una disfatta annunciata. Si è tanto discusso dei problemi di gioco della nazionale approdata ai mondiali, soprattutto di difesa e modulo. Di attaccanti solo polemiche, propiziate da una fatua abbondanza che ha lasciato a casa Giuseppe Rossi confidando troppo nelle capacità di un immaturo Balotelli, sull’altare del quale è stato in parte sacrificato anche il detentore del primo posto nella classifica dei cannonieri dell’ultimo campionato.
Ci sarebbe da chiedere a Prandelli perché abbia deciso di puntare sul gruppo che anche quest’anno veniva dalla Juventus solo in extremis. Perché abbia preferito una difesa a 4 nella quale il povero Chiellini è stato spostato in un ruolo non suo e non si sia fidato del 3-5-2 tanto caro a Conte. Perché da una parte non abbia importato il gioco della Juventus vincitrice di ben tre scudetti consecutivi e dall’altro non abbia dato a Immobile la
chance che il primato di cannoniere gli aveva fatto guadagnare sul campo. Vale l’insinuazione della squadra costruita su Balotelli per motivi cari alla FIGC e forse a qualche sponsor mosso dal desiderio di sfruttarne l’immagine in salsa gossipara? O ci sarebbe da osservare che pur schierando la rappresentativa bianconera al completo e accettandone gli schemi, a Prandelli sarebbero comunque mancati almeno i talenti e il furore di Pogba e Vidal?
Quella che il mite e accondiscendente ct azzurro ha ereditato è in realtà una non-nazionale, reduce dalla disavventura d’Africa nel 2010, quando tutti si convinsero tardivamente che del ciclo vittorioso del 2006 sarebbero sopravvissuti in pochi. A lui sarebbe spettato il compito di rifondare la Nazionale. Invece siamo arrivati al 2014 con poche certezze, Pirlo e Buffon, ma con Cassano. Inoltre, Cerci e immobile sono encomiabili, ma rimangono giovani senza esperienza internazionale in un Torino settimo in un campionato nel quale la stessa Juve non si qualifica nemmeno per finale EL.
Nell’opinione dei tifosi pesa il milione e settecentomila euro senza clausola di rescissione in caso di sconfitta versato a don Cesare. Che siano soldi di sponsor o del CONI, cioè dei contribuenti, lo stipendio deve sottostare alle leggi del mercato. Chi verrebbe per meno? Capello, tanto per fare un esempio, ne prende otto.
Prandelli ha reagito con le dimissioni, non sarà il più bravo allenatore del Mondo, ma dove avrebbe dovuto andare a scegliersi i nuovi talenti? Se Bergomi al 65’ contro l’Uruguay dice che Pirlo sta meglio di tutti, a 33 anni, si tratta di problemi di testa o di preparazione? A proposito di Uruguay, sapete che è grande quanto la sola provincia di Buenos Aires e conta tre milioni circa di abitanti, eppure andiamo a prenderci lì un sacco di calciatori (Muslera, Caceres, Cavani ecc.)?
Non sarà che nel nostro campionato giocano troppi stranieri?Oltre alla Juventus le altre grandi non hanno fatto scintille negli ultimi anni. La Roma è appena sbocciata. Il Napoli pesca all’estero e sebbene coi conti in ordine, se ne va a giocare a Palermo provvisoriamente. Il Milan deve dedicarsi a fare il
lifting, per l’ennesima volta, quella definitiva, ai bilanci, come l’Inter.
La stessa squadra che del triplete non ha lasciato nulla in eredità alla nazionale e tolto Ranocchia non ha dato un solo calciatore alla causa azzurra nelle due ultime edizioni dei mondiali.
Il CONI accetta che gli sponsor ospitino (così dicono) stuoli di parenti dei nazionali azzurri in costosissimi resort in Brasile ma non pensa di chiedere che con quei soldi gli sponsor creino strutture sportive per trovare e allevare i giocatori del futuro. Malagò si concentra sull'uso postscolastico delle palestre e dei campetti delle scuole, andando a sfiorare la punta dell’iceberg.
Piaccia o non piaccia questa rimane la Nazionale figlia di calciopoli. Punire la Juventus ha significato fare a pezzi, disintegrandola per 5 anni (il famoso projetò di monsieur Blanc), la squadra che storicamente ha pesato di più nelle vittorie della Nazionale. Non so se sarebbe stato legittimo se calciopoli non fosse stata una bufala, ma lo è stata.
Di fronte a questa incapacità di autocritica la retorica della Patria serve a poco ed è quanto mai inopportuno che Prandelli, che è anche un ex calciatore juventino, vi faccia ricorso. Così come a questo punto appaiono tardive le dimissioni di Abete, dimissioni che chiudono una presidenza insignificante, spesa tra l'incompetenza e vacue dichiarazioni quali la «
circolarità degli eventi» e «l
a contabilità de cuore». I nodi, prima o poi, vengono al pettine.
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