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Attualità di L. BASSO del 12/09/2009 14:08:25
Il re è nudo!

 

«Per me... la Corazzata Kotiomkin... è una cagata pazzesca!»

Chi non ricorda questa battuta, ormai entrata nella storia del cinema?
Con questo pugno di parole, infatti, il Ragionier Ugo Fantozzi iniziava il suo più fulgido “momento di gloria” con la celebre rivoluzione al cine-forum.
Certo, prima e dopo di quella serata la vita del nostro anti-eroe per eccellenza era e continuò ad essere un triste rosario di umiliazioni, sottomissioni, sodomie mediante sellini e crocifissioni in sala mensa, ma con quelle nove parole (a cui seguirono novantadue minuti di applausi) il Ragioniere più famoso del cinema italiano aveva dato “la scossa” alla sua triste esistenza.
(Per i più curiosi: Lo sapevate che il capolavoro di Ejzenstejn si chiama in realtà “la corazzata POTEMKIN”, che le sequenze usate nel film di Fantozzi furono rigirate da Salce cambiando il nome del film e quello del regista per problemi di “diritti”, e che il film non dura “tre ore in diciotto bobine” ma solo settanta minuti?)

Ma non è di cinema italiano o sovietico che siamo qui a parlare, bensì della nostra amata Juve.
Da un po’ di giorni, infatti, qualcosa sembra “muoversi” nelle menti e nei cuori di tutti gli uomini della “Vecchia Signora”; qualcosa di simile a quell’impulso che ha fatto alzare la mano al Ragionier Fantozzi per salire sul palco e declamare la frase che avrebbe avviato la rivolta.

Come tutti gli amici del forum sanno bene, il protocollo del famoso “nuovo corso smile” della Dirigenza Juventina prevedeva fin dagli esordi un appoggio incondizionato, un’ammirazione quotidiana, una sorta di adorazione feticistica nei confronti dei “sommi ed onesti padroni del calcio”.

E così, da tre anni a questa parte, dal Presidente all’allenatore, passando per i giocatori fino giù ai raccattapalle, al giardiniere e alla signora delle pulizie, era quotidianamente una salmodìa di lodi alla Corazzata milanese (Toh! Anche qui una corazzata! Guarda te che caso!), al suo presidente tanto onesto, al suo allenatore così ben pettinato (quello di prima), al suo allenatore così geniale (quello di adesso), ai suoi giocatori così bravi, e bla bla bla, e bla bla bla...

Il ruolo dei rompiscatole restava a noi, banda di lazzaroni impenitenti che, chini sulle tastiere, mettevamo in dubbio la genuinità delle loro vittorie, la trasparenza dei loro operati, e così via.
noi da soli.
Con la logica conseguenza di essere parificati, da parte del popolo bue, al solito tizio che dice dal proprio blog di aver visto Elvis al supermercato a far la spesa con Jim Morrison o di avere le prove che gli astronauti dell’Apollo hanno fatto le foto in una palestra del Nevada.

Invece, ad un tratto, qualcosa si muove.
Un germoglio pare bucare la terra scura... poi una fogliolina fa capolino...

A iniziare è proprio –come da ruolo istituzionale- il Presidente Cobolli.
O almeno ci prova.
Infatti le sue dichiarazioni sul derby di Milano, che avrebbe preferito veder vinto dal Milan, non hanno portato – come dire – proprio bene... dicono infatti che Leonardo si sia fatto prestare un certo SUV da Figo e ora, in settimana, giri dalle parti di Corso Galfer...
Comunque, come si dice in questi casi, è il pensiero che conta! E il tentativo di gufata macchia l’anima di Cobolli indelebilmente, agli occhi delle eminenze che sappiamo.

Dopodiché, rispettando le gerarchie istituzionali, è Blanc
a tirare la sua freccetta al bersaglio; intervistato a proposito del nuovo stadio, è facile slittare sull’argomento bilanci, e l’intervistatore chiede al nostro dirigente transalpino: «Ma quanto invidia le squadre inglesi o spagnole, che grazie ad una fiscalità all’acqua di rose possono permettersi di giocare con i loro bilanci?»
La risposta di Blanc è quantomeno da “giùlemanino apprendista”: «Beh, mica c’è bisogno di guardare in Inghilterra o in Spagna, basta guardare molto più vicino a noi».
Nessun nome, per carità, ma che Roma e soprattutto Milano siano più vicine a Torino di Madrid e Londra, è un dato di fatto.
E comunque già il fatto che la risposta non sia: “Beh, in Italia abbiamo la benedizione divina di presidenti-mecenati illuminati dall’alto che investono coraggiosamente da anni”, lo pone in una posizione di abiura del piano-smile di cui sopra. E sono due.

Non c’è due senza tre, recita un saggio adagio.
E il tre arriva. Ammazza se arriva.
Il portiere della Juve e della Nazionale, Super-Gigi Buffon, viene intervistato riguardo all’ultima querelle innescata da parte dello Special Uan a seguito delle dichiarazioni di Lippi.
Per chi si fosse perso la puntata, riepiloghiamo velocissimamente: un certo Lippi presentava “Il pranzo è servito”, un suo omonimo faceva l’allenatore e ora fa il CT della Nazionale di calcio. Com’è logico, quindi, l’anno scorso gli chiesero: «come vedi il campionato? » e la risposta fu un facile pronostico a favore della squadra di Milano. E tutto filò liscio. Passato un anno, visto che non potevano chiedergli la ricetta della caponata (ma all’altro Lippi magari sì) un altro giornalista gli pone la stessa domanda e Lippi si sbilancia a favore della Juve.
Apriti cielo.
La cosa migliore che gli viene rinfacciata è una mancanza di rispetto (in altri tempi si sarebbe chiamata “lesa maestà”), ma non mancano –giusto per il piacere dei soliti- dichiarazioni in pieno stile Farsopoli: «La Juve vincerà lo scudetto? Bene... forse che Lippi sa qualcosa che non sappiamo? Sono tornati i poteri forti di calciopoli e hanno già deciso tutto? »

E come quando un attaccante scarica una sassata verso la sua porta, Gigi con le sue manone sante para e respinge. «Ci hanno già tolto due scudetti, vogliono toglierci anche la speranza di vincere? »
Una manciata di parole, apparentemente uno sfogo innocente.
Ma che porta all’interno una “bomba” non da poco, non a caso ignorata con finta indifferenza da tutti i giornali che hanno riportato le frasi del portierone nazionale.
Alzi la mano chi tra i lettori, durante una discussione con un tifoso di “una certa squadra”, non ha avuto questo scambio di battute: “Voi ci avete rubato due scudetti!” E l’altro, dopo aver sfogliato il catechismo alla ricerca della risposta ufficiale: “Noi non c’entriamo nulla, i due scudetti ve li ha tolti la giustizia sportiva per le vostre ladrate, poi ne hanno assegnato giustamente uno a noi perché siamo onesti”.
Vero. Verissimo. Sacrosanto.
Almeno nell’ufficialità, non è Moratti che ha tolto due scudetti (bada bene, due) dal palmarès Juventino, ma è stata la Giustizia Sportiva. E non è stato nemmeno lui ad assegnarne uno (bada bene, uno) alla sua squadra, ma il Commissario Guido Rossi per “motivi etici”. Insomma, se proprio vogliamo essere riduttivi, potremmo dire che, avendolo cucito sulle proprie magliette, Moratti si è preso uno dei nostri scudetti, mentre l’altro è rimasto in un limbo grigio e freddo.

Gigi invece lo dice chiaro e tondo: «Loro (l’Inter di cui sta parlando) ci hanno già tolto due scudetti».
La differenza è lampante. Ci hanno tolto presuppone un ruolo chiaramente attivo; le mani del soggetto non sono state aperte passivamente verso il cielo ad accogliere un’insperata manna, ma hanno febbrilmente lavorato ad un progetto, il cui fine ben lo sappiamo.
In sostanza quello che da tre anni diciamo noi, apparentemente al vento: Farsopoli non è “capitata”, ma è stata architettata da persone ben definite, mandanti, complici ed esecutori materiali.

Per carità, mi si obietterà che sono dichiarazioni all’acqua di rose, che è come tirare le palline di carta masticata con la penna Bic, mentre gli altri contro di noi hanno usato e usano gli obici da 120. Niente di più vero.
Ma la disparità di forze, in questo senso, è lampante: non a caso il Presidente Cobolli ha dovuto incassare la replica di Moratti –che farà il tifo per la Lazio- e velocemente ha dovuto chinare il capo sorridendo e dicendo che «massì, sono solo divertenti sfottò tra tifosi, si cerca di essere simpatici».

Purtroppo la regola è sempre quella fin dal medio evo: il Re può prendere al contadino la casa, il cascinale, la mucca, il violino e i dischi di Little Tony, e pure saltargli la moglie con la scusa dello “Ius primae noctis”. Ma se il contadino prova a prendersi una mela, il Boia provvede già ad affilare la sua scure.
E non per aiutarlo ad affettare la mela.
E’ così da una vita, e non sarà la dichiarazione di Gigi o la battuta di Blanc a cambiare il mondo.
Né, forse, il nostro piccolo sforzo.
Ma a me piace ricordare che, almeno nella famosa fiaba, fu l’innocenza di un bimbo ad aprire gli occhi alla piazza gridando: “Il Re è nudo!”
Nudo.
Come un verme.
Come tutti, d’altronde, sapevano già, ma senza ammetterlo per paura di essere presi per stolti.

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