Ora che il signor Mario Balotelli ha esercitato il suo inalienabile diritto di replica e ha elegantemente fatto presente agli italiani che la sua razza è superiore, dettaglio che almeno sotto il profilo atletico nessuno si è sentito in diritto di contestare durante le partite dei mondiali, la nazione si è svegliata sotto shock.
Un’altra occasione persa. Per me il diritto alla nazionalità italiana di Balotelli rimane un cavillo burocratico e un retaggio di un passato vergognoso, perché lo considero non solo italiano, ma addirittura siciliano e mio conterraneo, essendo stata Palermo ad avergli dato i natali il 12 agosto del 1990. Lo dico per due ragioni. La prima è che mio figlio nacque l’8 maggio dello stesso anno e avendo già vissuto quasi un terzo della sua vita all’estero, ha un bagaglio di esperienze legato alla sua italianità e ai luoghi comuni noti come “spaghetti, mandolino e mafia” ai quali ha opposto una laurea conseguita in Regno Unito con il massimo dei voti e un master in Spagna, dove da due anni è assistente di ricerca, dedicandosi allo studio delle politiche dei paesi mediterranei. La seconda a vantaggio della signora Lucia Annunziata (
Link), che nel paese nel quale il giornalismo si regge sulla conta dei "
mi piace" su un link, ha sentito il dovere di entrare nella polemica dicendo: «
Io non mi intendo di calcio, ma so riconoscere la solitudine e la disperazione quando le vedo».
La signora Annunziata è caduta nell’equivoco della sindrome della mamma italiana e di una banale, stereotipata cultura che pretende di essere progressista confondendo e mescolando arbitrariamente le informazioni, oppure eludendole, pur di mantenersi
politically correct.
The day after il ritorno degli azzurri dal secondo disastroso mondiale è shoccante, ma non per il tweet avventato di un giovane uomo, di un padre di famiglia mancato, avendo disconosciuto la presunta figlioletta a lungo nonostante le rivendicazioni dickensiane alla Oliver Twist, e di un collezionista di auto sportive di lusso. Il giorno che vede rientrare ingloriosamente in patria la perdente nazionale della FIGC è un brutto giorno, perché coincide con la morte di Ciro Esposito, l’ultima vittima della violenza di una frangia di tifosi denominati ultrà.
Di shoccante non c’è il caso Balotelli, ma che Super Mario venga utilizzato un’altra volta da paravento ai problemi del calcio italiano, permettendogli di non portare a termine nemmeno stavolta i conti con le sue sconfitte. I funerali di Ciro Esposito, ucciso da un sedicente tifoso romanista nel giorno di Napoli Fiorentina, a significare che il calcio è solo il pretesto e la valvola di sfogo di tensioni che non si riescono a tenere sotto controllo, sono stati celebrati a Scampia e pagati dalla tifoseria organizzata del Napoli. Nel giorno in cui sono in molti a nascondersi dietro una falsa polemica a sfondo razzista, ci sarebbero molte riflessioni da fare sui giornali e nelle pieghe di
una federazione che a otto anni di distanza si accartoccia sulle sue scelte sbagliate e riscopre lo spauracchio del commissariamento.
Non ci sono solo le analisi sportive. Non ci serve soltanto il nome del nuovo selezionatore della nazionale. Abbiamo bisogno di un impegno serio teso a ricostruire su quelle che devono essere considerate le macerie di calciopoli.
Tacere, occultare, sottrarsi alle responsabilità è quello che l’incompetente FIGC ha fatto in questi anni nei quali il calcio italiano ha patito una recessione dal tetto del mondo a due uscite consecutive al primo turno dei mondiali. Non è colpa di Mario se non è così Super da prendersi sulle spalle questo fardello.
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