Nelle sentenze del processo di Napoli si descrive Luciano Moggi e con lui anche quel Mazzini che all’epoca dei fatti era vicepresidente della FIGC, come un individuo che ama esasperare i toni e millantare un potere che non ha. L’ex DG della Juventus, esattamente come sostengono molti dei suoi denigratori, dovrebbe piangere se stesso a causa del suo stesso male, che gli avrebbe procurato tanti nemici.
Questo ragionamento può andare bene forse al bar dello sport, dove i giudizi lasciano il tempo che trovano e sono al massimo fonte di maldicenza. Invece Luciano Moggi è stato giudicato, almeno fino a quando non sarà la Cassazione a dire l'ultima su una vicenda per molti versi surreale, colpevole di aver promosso un'associazione a delinquere finalizzata a una tentata frode sportiva.
Luciano Moggi è stato individuato da tutti come il destinatario di un diffuso sentimento popolare che lo ha sempre visto e dipinto come un boss. Oggi potrebbe essere Giuseppe Narducci, il suo grande accusatore, il pm del primo processo di Napoli, a ritrovarsi alla sbarra, perché indagato a Roma per abuso d’ufficio insieme al maresciallo Sergio Ziino, sotto inchiesta per falso ideologico (
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Scrive Rocca:
“Più volte la difesa degli imputati ha richiesto questo video, e più volte il tribunale ha risposto di non esserne in possesso. Il 31 ottobre si terrà l’udienza sulla richiesta d’archiviazione avanzata dal pm per Narducci e Ziino” . Ma questa non è che una delle tante incongruenze delle indagini e dei processi, che più volte hanno fatto supporre il tentativo di costruire a tavolino le prove che mancavano.
Il sorteggio truccato rivestiva una grande importanza nell’ambito del teorema accusatorio, in quanto costituiva l’anello di congiunzione tra Moggi, i designatori e gli arbitri e il
modus operandi attraverso il quale si reggeva l’accusa di truccare le partite e di conseguenza il campionato.
Il campionato 2004/2005 non è stato truccato secondo la sentenza sportiva e la sentenza di Napoli e di arbitri che siano stati riconosciuti effettivamente al servizio della cupola ne sono rimasti assai pochi: 3 o 4, dei quali uno prescritto e l’altro, Dattilo, la cui accusa si basa su quelle che non esitiamo a definire frottole. Inoltre Dondarini ha denunciato Narducci, all'uscita del suo libro "Calciopoli, la vera storia" (
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Tuttavia la condanna è calata come una mannaia sia su Moggi che su Giraudo, su Mazzini e i designatori. Nonostante un gran numero di episodi legati all’attività dei carabinieri del nucleo di via In Selci di Roma, lo stesso che operò nel caso di Enzo Tortora, e dei pm di Napoli siano sembrati degni di entrare di diritto nel catalogo delle celeberrime barzellette (
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