Oggi è il giorno della probabile elezione di Tavecchio alla poltrona di presidente della FIGC. Risultato ancora più probabile dopo il dietrofront domenicale del Cesena e la dichiarazione di appoggio di Atalanta e Verona, due delle squadre che venivano date per incerte e che non si erano espresse. Al momento dunque i dissidenti in serie A rimangono solo otto, capitanati da Juve e Roma, da subito schierate contro Tavecchio ben prima delle gaffes su banane, pedigree e donne handicappate.
Orobici e scaligeri alla fine si sono espressi, all'ultimo momento utile, ma lo hanno fatto. Come per il Cesena avrà pesato una misera considerazione politica: non cadere in alcuna lista di proscrizione di Lotito-Galliani&C. È evidente infatti che dalle urne non uscirà vincitore o perdente Carlo Tavecchio, ma sarà stabilito quale dei due blocchi della Serie A vincerà e quale no. E poi
ci sarà una prevedibile resa dei conti, che magari non sarà immediata, che magari sarà strisciante per tutto il periodo del mandato, ma di sicuro quella resa dei conti ci sarà.
In tutto questo, chi non ha avuto il coraggio di fare outing, chi a differenza di Atalanta, Verona e Cesena non si è chiaramente espresso sono
Napoli e
Inter. Ecco, partenopei e nerazzurri si sono mantenuti in un ambiguo silenzio che nasconde l'appoggio a Tavecchio, dopo tutto l'assemblea della Lega di Serie A dice questo. Un silenzio che però può tornare utile nel caso in cui Tavecchio non dovesse farcela (a tre ore dal voto è ipotesi ancora remota).
Thohir più volte si è detto fautore del rinnovamento, ma a differenza di quell'atteggiamento da apprendista presidente ha capito subito che in Italia è meglio non mettersi contro certi grumi di potere dei quali faceva (fa?) parte chi lo ha precceduto in società. Pure il silenzio di
De Laurentiis è sorprendente. Dopo le iniziali e contraddittorie esternazioni sul ruolo della politica nell'elezione del presidente della Federcalcio, il patron del Napoli si è rintanato in un certo mutismo riguardo all'argomento. Strano per uno che ne ha sempre una da dire su tutto e tutti.
Ma
il silenzio dell'indonesiano e del cineasta è molto meno strano se si pensa che in fondo
potrà essere speso qualunque sarà l'esito delle urne federali.
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