Conte batte Allegri 2 a 1. Non sono gli scudetti vinti dalla Juve. Né quelli che si vinceranno. La migliore delle ipotesi staccherebbe ancora nella prossima stagione il toscano di due lunghezze.

Si tratta del totoallenatore azzurro. In questa competizione, che mai avremmo desiderato ci rubasse un minimo di attenzione e che invece ci prende allo stomaco come se avessimo ingoiato una brocca di acqua gelata sotto il solleone, l’ex ct bianconero conquista il primato delle prime pagine dei tre massimi quotidiani sportivi italiani. Tolto Tuttosport, che notoriamente è “il giornale degli Juventini” e non si sognerebbe mai di far loro un torto proprio mentre si godono le meritate ferie d’agosto, “the others” fanno eco alla notizia lanciata ieri da SKY del colloquio telefonico di una ventina di minuti che sarebbero bastati a Mister Conte per chiedere alla FIGC nientemeno che: a) il doppio di quello che era disposta a offrire (si può fare, essendo misteriosamente già pronto uno sponsor); b) una sorta di supervione (anche qui la sanno lunga, chiedere a Palazzi) su tutte le nazionali; c) di poter scassare i gabbasisi (come direbbe Montalbano, per il quale però bisogna ammettere che il metodo funziona) cotidie a tutti gli altri allenatori italiani andandosi a vedere tutti gli allenamenti su tutti i campi della penisola, isole, isolotti ecc. Compresi due stage annuali ai quali i club dovrebbero piegarsi zitti zitti mandando i calciatori a libro paga nei loro registri.
Non sappiamo cosa né quanto ci sia di vero, perché diversamente da altri che si autoproclamano giornalisti non abbiamo oracoli e almanacchi e non usufruiamo di gentili collaborazioni e sviste. Però per coloro che ebbero il potere di condannare la Juve con parecchi giorni d’anticipo alla serie B rispetto ai processi di calciopoli, tutto è possibile. Anche osannare colui che non poteva non sapere ed elevarlo agli onori della gloria una volta accomodato sulla panchina che fu di Bearzot, Sacchi e Lippi tra gli altri profeti del bel calcio italiano di una volta.

Del resto qualche mio amico interista è già più di un mese che non fa che ripetermi che con Conte torneremo a vincere, con l’aria di uno che casca dal pero quando, respingendo un conato di vomito, mi ritrovo a ripetergli per l’ennesima volta:
1) Torneremo chi? Leva il plurale maiestatis. Certo né tu né io. Della nazionale me ne frega di meno di un ghiacciolo scordato fuori dal frigo e a te non capisco che cosa. L’Internazionale si chiama così perché vi separaste dal Milan per fare una squadra con tutti gli stranieri che vi pareva.

2) Antonio Conte è lo stesso allenatore che ha vinto rubando con la Juve. E quando vincerà con la nazionale lo farà con gli stessi giocatori che hanno vinto con lui i tre ultimi scudetti.
Non mi rimane che consolarmi con Tuttosport, che sbandiera ai 4 venti la pace fatta e il nuovo clima di cordialità tra Pirlo e Allegri. Quando vinse il trofeo Pallone d’Argento Coppa Fiumano che gli era stato assegnato dall’USSI, nel maggio di due anni fa, Pirlo fu contento di rilasciare un’intervista (Link) celebrativa del primo scudetto vinto con la maglia della Juve e spiegò che aveva lasciato il Milan perché non si sentiva più importante per il progetto di Allegri, che allora allenava i rossoneri e gli preferiva nel suo ruolo naturale davanti alla difesa nientemeno che il jolly Ambrosini o l’eresia Van Bommel. “Il Milan ha deciso che non gli servivo più” , disse laconicamente Andrea, che invece alla Juve è servito parecchio.

Necessità obbliga virtù. Di virtù Pirlo ne ha da vendere. Non solo sul campo, dove è sempre il miglior calciatore italiano in attività, ma anche fuori, dove recita talmente bene la parte di aristocratico in un mondo pieno di gente sboccata, da farci ritenere che appartenga veramente a un Olimpo di eletti signori del calcio.
Risate e battute da buontemponi non bastano per vincere. Però lo sanno tutti: gente allegra Dio l’aiuta.
Buon Ferragosto.

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