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Attualità di G. FIORITO del 25/08/2014 07:49:57
Alex e Tevez_Facce da sponsor

 

Nella giostra del calciomercato estivo tutti salgono a bordo ed è possibile persino che Balotelli si ritrovi con la maglia dei Reds dopo una stagione così così. Le cronache dei suoi fatti e misfatti parlano per bocca del suo stesso procuratore, che al Corriere della Sera Sport (Link) ha raccontato dell’ultima spiaggia per un calciatore che a 24 suonati ha dimostrato di non avere ancora acquisito la stoffa del leader.
Se non sono i risultati cos’è che sbroglia la matassa ad un calciatore in cattività e convince a investire su di lui? Senza dubbio il nome e il curriculum.

Ho avuto la possibilità di toccare con mano l’importanza di un big per una squadra di calcio, il quale concentra attorno a sé un centro gravitazionale che sprigiona carisma e soldi. Nei primi giorni del 2008 ebbi l’occasione di vedere la Juve in ritiro a Malta. Il piccolo stadio che ospitava un’amichevole era quasi completamente vestito delle maglie del n 1 Buffon e soprattutto del n 10 Del Piero. Erano le stagioni del ritorno in serie A dopo calciopoli e dell’ovazione al Bernabéu, di una Juve che risaliva la china stretta nell’abbraccio dei suoi tifosi. Del Piero rappresentava il cuore di questa energia. Si voglia ammetterlo o no, il catalizzatore di una passione mai sopita. Il Capitano che aveva seguito la Signora in serie B e ci aveva raccolti uno per uno sulla sua bandiera era riuscito a far coincidere perfettamente i suoi interessi con quelli della sua squadra, condividendo con essa e con i tifosi comuni la buona e la cattiva sorte. Che salutasse la Juve e se ne andasse ramingo per lande sperdute a insegnare il calcio non era previsto, ma fu giudicato necessario da una politica societaria che nel tempo stiamo vedendo impegnata a tenersi stretto il timone. La vicenda di Conte, al netto di ripicche e tradimenti letterari, ha riproposto il tema secondo il quale il braccio di ferro con Andrea Agnelli è impensabile e chi non si piega può gentilmente accomodarsi alla porta.

Quando Alex lasciò la Juve avrebbe dovuto essere Gigi a raccoglierne l’eredità, a riempire il vuoto nel cuore dei tifosi e a svuotarne le tasche. Tuttavia il carisma non si passa come una fascia da un braccio all’altro. E’ il dono del leader e insieme del rubacuori, che Antonio Conte, Arturo Vidal e Carlitos Tevez vestono come una seconda pelle.
Specialmente quest’ultimo, che non a caso chiude il cerchio che abbiamo aperto con Balotelli. Tevez è approdato alla Juve per il nome che porta. Per il blasone che l’astro nascente Messi e le scaramucce con Mancini avevano oscurato. Con la scommessa di dimostrare di non essere un campione finito, ma il padrone di una maglia da titolare dell’Argentina. Non sapremo mai se indossandola avrebbe cambiato le sorti del mondiale brasiliano, ma quella scommessa l’ha vinta, la sua nazionale no.

Super Mario ha 4 anni in meno dei 28 di Carlitos che hanno condotto la Juve a suon di gol al terzo scudetto consecutivo e una storia fatta più di gossip che di vittorie. Il Milan di Galliani il marketing lo sa fare. Nella corsa all’attaccante, secondo sky, starebbe pensando non solo agli appetiti condivisi con la Juve per Falcao, ma eventualmente a sfamarsi con Fernando Torres. Un'altra “vecchia gloria” sulla trentina, a caccia di una squadra di rango per un prepensionamento dorato o magari una rivalsa. Ancora una volta a discapito di qualche buon giovane in grado di inventare il futuro del calcio.

Nell’attesa di sapere fino a che punto comanda lo sponsor, proviamo a riscoprire la fortuna di essere Juventini. Di poter assaporare ancora un po’ di poesia in un calcio dominato dagli appetiti più sconvenienti. Diverse testate sportive (Link) hanno riportato la notizia che la faccia di Tevez potrebbe entrare nella storia non solo come quella di un grandissimo attaccante, ma come emblema di ribellione. Stavolta non si tratta dei suoi noti trascorsi nei quartieri malfamati della sua prima giovinezza, ma di un riconoscimento alla sua “bellezza” di calciatore. Nel prossimo match di Capital One Cup i tifosi del West Ham hanno deciso di protestare contro l’eccessivo difensivismo dell’allenatore Sam Allardyce indossando la maschera di quello che reputano l’ultimo grande attaccante che abbia vestito la maglia della loro squadra del cuore.
Un vizio che Carlitos sembra intenzionato a non perdere.

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