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          GLI ARTICOLI DI GLMDJ
Attualità di G. FIORITO del 26/08/2014 11:47:40
W la federazione di Banana boss e Oriali

 

Tanto valeva mettere a capo della FIGC Massimo Moratti. Almeno lui, per formazione culturale, riterrebbe più politically correct sbirciare dal buco della serratura che pronunciare sconvenienti allusioni all’indirizzo della gente di colore. Lui almeno gli extracomunitari li ama e spesso ha fatto la loro fortuna.

Prendi per esempio Recoba. Prima lo ha fatto arrivare in Italia, poi lo ha dato via, poi se lo è ripreso, ma a causa del ben noto vizietto di infarcire l’Inter di stranieri, non li ha contati bene e se ne è ritrovato uno di troppo.
All’epoca c’era Lele Oriali tra i suoi solerti dirigenti, che non si perse d’animo e si fece dare una mano dall’amico Baldini, il quale in vena di ribaltoni era sempre pronto a giocare d’astuzia purché si rendesse difficile la vita ai bianconeri. Detto fatto, un faccendiere si assunse l’onere di semplificare le cose e Alvaro Recoba ottenne in maniera illegale un passaporto che gli consentì di giocare nella compagine nerazzurra ancorché in esubero. La storia appartiene agli annali di calciopoli, se non altro perché sia Oriali che Recoba furono non solo scoperti, ma addirittura giudicati da un tribunale della giustizia ordinaria e condannati. In particolare Oriali si prese sei mesi opportunamente tramutati in una multa di circa 24.000 euro, dopo aver patteggiato di fronte al giudice a un mese e 20 giorni esatti dalla condanna della Juventus in serie B per le accuse di calciopoli. Queste accuse, giova ricordarlo, consistevano in un illecito strutturato che fu inserito ad hoc nel codice di giustizia sportiva a posteriori, mentre in seguito la giustizia ordinaria avrebbe argomentato di reato a consumazione anticipata. Un illecito finto, più o meno come il passaporto di Recoba, inventato, che però fece ritenere a Carraro, il presidente dimissionario della FIGC commissariata da Guido Rossi, che non si poteva mandare in B per un illecito vero Moratti, mecenate che aveva cacciato 600 milioni di euro senza vincere ancora un solo scudetto. A Moratti fu anzi consegnato lo scudetto 2005/2006, revocato alla Juventus, nonostante quel campionato non fosse nemmeno stato posto sotto indagine.

La storia di calciopoli si arricchì cinque anni dopo della relazione di Palazzi, che riconobbe nuovi presunti illeciti (prescritti e mai giudicati nel merito) nel comportamento dei dirigenti interisti, ma la FIGC si dichiarò incompetente a revocare lo scudetto della discordia all’Inter, che ancora lo annovera tra i suoi trofei.

Tre anni dopo alla presidenza della FIGC, dopo la parentesi di Abete, è stato eletto Tavecchio, ribattezzato “Banana boss” (Link) dai media per lo scivolone sulla buccia di banana di una dichiarazione avventata e ritenuta razzista a furor di popolo e anche dalla UEFA (che per questo ha aperto un’inchiesta), ragione per la quale Palazzi si è visto costretto a chiudere in fretta e furia l’inchiesta aperta.

Ed eccoci al 25 agosto 2014. Non passa un pomeriggio dalla notizia dell’ultima operazione sabbia della superprocura della FIGC che Lele Oriali viene nominato nuovo team manager della nazionale azzurra (Link). Ovviamente nel curriculum delle massime testate nazionali si legge che si laureò campione del mondo nel 1982, ma non vi è traccia della storia di quel passaporto. Ci piacerebbe un commento di Macalli, il vicepresidente che ritiene che i delinquenti del calcio siano tutti nella Juve.

Togliere "il paese dalle mani dei soliti noti, quelli che vanno in tutti i salotti buoni a concludere gli affari di un capitalismo di relazione ormai trito e ritrito. Questa è la rivoluzione culturale che serve all'Italia: spalancare le finestre e fare entrare aria nuova" (Link). Sono state le parole del premier italiano appena 48 ore fa in una intervista al settimanale Tempi. Si potrebbe cominciare a farlo dalla FIGC, per esempio. Altrimenti nel paese delle banane è giusto che “Banana boss” sia il presidente della federazione delle banane.


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