L'esclusione del Napoli dalla prossima Champions League rappresenta un piccolo dramma sportivo per i tifosi del ciuccio. È invece un bel problema di bilancio per la società partenopea. Se è vero che De Laurentiis ha fatto un nervoso avanti e indietro sulla porta dello spogliatoio dopo la gara del San Mamès, molto è dovuto a quel mancato introito e poco alle reazioni di disappunto dei tifosi che già minacciano le consuete forme di boicottaggio verso una società e un presidente che a loro dire ha il braccino corto. Tifosi ai quali il cineasta non ha problemi a ricordare (e rinfacciare) che senza di lui a Napoli una squadra che gioca per entrare in CL non ci sarebbe.
Da tifosi di un'altra squadra, che per di più avrà benefici economici dalla mancata qualificazione del Napoli, possiamo abbandonarci a tutti gli sfottò del caso (guai se il tifoso non potesse approfittare di queste occasioni per fare della innocua ironia), a mente fredda però si impongono un paio di riflessioni non di parte. La prima riguarda la drammaticità con cui si vestono le vicende sportive di una squadra di calcio, la seconda invece attiene alla aleatorietà che pende sui conti delle squadre italiane. Nulla di originale, ma forse vale la pena riparlarne.
In una situazione quale può essere quella attuale del Napoli, i tifosi si disperano per il bilancio monco degli introiti della Champions. La sofferenza nella quale si immedesimano non è più solo quella dei risultati del campo, ma anche quella delle conseguenze economiche. Non siamo più semplici tifosi, ma tanti piccoli ragionieri con la sciarpa al collo, abbiamo perso molta di quella pura passione per il calcio e ci siamo fatti trascinare troppo su temi diversi dal gioco e dalla partita. È vero che personalmente sono per un tifoso critico e attento, ma
ciò non significa prendersi i dolori finanziari di chi in fondo dal calcio ci guadagna. Nel calcio e nello sport la sconfitta fa parte del gioco, bisogna saperla accettare. Sicuramente provoca dispiacere, ma poi le conseguenze sui conti delle società devono interessare il giusto.
Di questa precarietà dei risultati dovrebbero essere consapevoli i dirigenti e proprietari delle società, i quali troppo spesso confidano sugli incerti introiti della CL per mettere a posto i bilanci o per programmare acquisti per far crescere tecnicamente le loro squadre (il Milan addirittura prese Balotelli garantendo l'esborso con i successivi introiti televisivi!). L'esempio del Napoli è di stretta attualità, ma nel prossimo maggio sicuramente assisteremo alle doglianze di altri che già da ora scommettono sulla qualificazione alla Champions 2015/16 programmando (?) con ciò l'abbellimento dei conti attuali. Se questo significa programmare il futuro...
La partecipazione alla coppa che conta non è né un fatto scontato né soprattutto un fatto strutturale, è abituale invece la situazione di alcune società italiane che tirano a campare da un anno all'altro e che anziché investire nel vero senso della parola (giovani, stadi, marketing, ecc...) pensano solo a come partecipare alla prossima Champions, a volte dilapidando altre dividendo ai soci gli introiti di quella sporadica partecipazione alla massima competizione continentale. Ma queste, come detto, non devono essere preoccupazioni primarie dei tifosi, i quali possono discuterne, ma poi dovrebbero appassionarsi di più per gli aspetti agonistici e sportivi.
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