Giulemanidallajuve
 
 
 
 
 
 
 
  Spot TV
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
          GLI ARTICOLI DI GLMDJ
Editoriale di F. DEL RE del 29/08/2014 14:53:22
Caduta libera

 

Non sarà certo l'eliminazione del Napoli, avvenuta ieri sera per mano dell'Athletic Bilbao, a decretare lo stato pietoso del calcio italiano, perché un evento singolo non è in sé sintomatico dello stato complessivo di un movimento, ma è sicuramente l'ultimo, forse non il più eclatante, episodio che testimonia tale stato. Da quando è variata la formula dei preliminari, per la quale le piazzate dei maggiori campionati europei devono scontrarsi fra di loro, ovvero dalla stagione 2009/2010, soltanto Fiorentina e Milan, rispettivamente contro Sporting Lisbona e PSV Eindhoven, sono riuscite a superare l'ostacolo accedendo, così, alla fase a gironi.

Per non parlare del fatto che negli ultimi anni in Europa League soltanto Fiorentina e Juventus siano riuscite a giungere, al massimo, alle semifinali. La difficoltà delle italiane in Europa, ovunque si giochi, contro chiunque si giochi, è diventata "tradizione", è un "classico", è, soprattutto, l'evidenza di un movimento irrimediabilmente compromesso a livello di competitività e non servirebbe a nulla citare le vittorie del Milan in CL nel 2007 e dell'Inter nel 2010, perché figlie di situazioni particolari ed estemporanee, non certo della consistenza reale di un intero movimento.

Se ne parla da troppo tempo di questa situazione, senza che nessuno, fattivamente, riesca a porvi rimedio. I fattori che l'hanno provocata sono tanti e si perdono nel tempo, almeno alla fine degli anni '90, decennio nel quale i maggiori tornei nazionali esteri riuscivano a cambiare management, prospettive, impianti, filosofie alla base della pianificazione economica e sportiva.

All'estero hanno capito l'importanza di avere strutture redditive ed all'avanguardia per creare ricavi e fa specie che un club come l'Athletic Bilbao abbia uno stadio che fa impallidire qualsiasi struttura italiana, Juventus Stadium compreso, che è pur sempre di gran lunga il miglior impianto italiano oggi esistente; all'estero hanno capito l'importanza di finanziare e sostenere i settori giovanili, mentre in Italia le prime due squadre della Serie A hanno bisogno di ingaggiare, come terzini sinistri, due vecchie glorie d'Oltremanica, il 34enne Ashley Cole, la Roma, e il 33enne Patrice Evra la Juventus, nel mentre, ad esempio, il Bayern si è cresciuto in casa Alaba, il Real ha preso e cresciuto da ragazzino Marcelo e il Barcellona Jordi Alba, tutti nello stesso ruolo dei due "vecchi"; all'estero hanno capito l'importanza del brand, del marketing, della necessità di avere condizioni al contorno che ne favoriscano la crescita e lo sviluppo. In Inghilterra comandano gli steward negli stadi; in Italia Genny 'a carogna...

All'estero hanno capito che il calcio deve essere spettacolo e per essere spettacolo tutti gli interpreti in campo devono saper giocare la palla, devono saperlo fare con estrema velocità abbinata ad altrettanto estrema lucidità; hanno capito che queste caratteristiche mal si sposano, per non dire che cozzano totalmente, con l'italico vizio della simulazione, della protesta reiterata, del continuo spezzettamento del giuoco, in due parole, della mancanza di ritmo e velocità.

In Italia andiamo ancora dietro ai moduli, al loro presunto europeismo, alla valutazione delle capacità di un singolo allenatore, quando non ci accorgiamo che è a livello sistemico che il calcio italiano semplicemente non funziona. Non funziona perché retrogrado ad ogni livello, sia esso economico, infrastrutturale, tecnico, atletico, di fair play. Solo a livello tattico dimostriamo ancora una preparazione all'altezza e non è un caso che i nostri tecnici siano fra i più ricercati e fra i più vincenti, mentre non è un caso che i nostri investitori, vedasi il caso Cellino, ed i nostri manager, vedasi il caso Baldini, non abbiano lo stesso appeal, anzi: in quest'ultimo caso dimostrino con le loro "imprese" perché il nostro calcio sia in questo stato pietoso.

La caduta verso l'oblio è quasi definitiva. Abbiamo accumulato un gap immenso, difficilmente recuperabile, se non nell'arco di almeno un paio di decenni; abbiamo assistito, tronfi e superbi, al lavoro duro, certosino di inglesi, spagnoli e tedeschi; tronfi, superbi, ma immobili, convinti che le nostre vittorie a raffica negli anni '80 e '90 ci potessero rendere immuni dall'intraprendere un cambiamento strutturale epocale che gli altri, con umiltà e competenze infinitamente superiori alle nostre stavano, invece, compiendo. E fa male, oggi, ricordare ancora ed ancora i nomi e i cognomi di coloro che quella caduta libera avevano intravisto fra i luccichii abbaglianti dei lustrini e che, anche per questo, furono fatti fuori. Ora non ci resta che goderci lo spettacolo del San Mames, la Nueva Catedràl, e della mattanza del calcio italiano che lì è stata rappresentata.

La nostra pagina facebook

La nostra pagina twitter

Commentate con coi sul nostro forum!

 
  IL NOSTRO SONDAGGIO
 
Dopo la Cassazione su Moggi, cosa dovrebbe fare ora la Juve?
 
  TU CON NOI
   
 
   
 
  AREA ASSOCIATI
   
 
 
 
  DOSSIER
   
 
   
 
  LETTURE CONSIGLIATE
   
 
   
 
   
 
  SEMPRE CON NOI
   
 
   
 
Use of this we site is subject to our