di
Gala & Marcolanc4a giornata...........
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Le tre righe vuote sono un gesto simbolico: rappresentano il
silenzio, il dolore, la partecipazione. Rappresentano anche un’amara riflessione.
A cosa servono gli “eroi”, se il sacrificio è vano?
Già, a cosa servono, se, tra lacerante partecipazione, condiviso dolore, silenzioso orgoglio, ci si imbatte anche in assurdi commenti? Sono inni alla barbarie emotiva e, nonostante gli autori di tali gesti rappresentino un’esigua minoranza, sono lo specchio di un paese senza identità.
Ed è proprio questo l’aspetto più brutto della giornata, anche se, una volta tanto, sul banco degli imputati non si siedono gli ultrà e il mondo del calcio è estraneo a tutto ciò.
Fermiamoci qui, per il momento, e proviamo a parlare di sport.
Protagonista della quarta giornata è un campione assoluto, che ha ritrovato, dopo un periodo di appannamento (mentale e fisico), le sue doti di autentico fuoriclasse:
Gigi Buffon è ufficialmente tornato Superman! Le sue parate nelle ultime partite sono state decisive in Nazionale e nella Juve, con l’apice raggiunto contro il Livorno.
A tal proposito, e proprio per il tributo reso a SuperGigi, merita un applauso il presidente del Livorno, “sciùr”
Aldo Spinelli, che nel post-partita ha divertito la sala stampa, enfatizzando con maestria e spontanea simpatia le acrobazie di Buffon. Se, tra le righe, ci fosse pur stato un tentativo di difendere la scarsa vena del suo attacco, l’applauso varrebbe doppio. Giusto dar evidenza alle rare occasioni in cui una sconfitta è accettata con il sorriso.
Chi non ricorda o per giovane età non ha mai visto giocare Marco Tardelli, può ripassare la lezione:
il giovane
Claudio Marchisio, partita dopo partita, per dinamismo, corsa, sagacia tattica ed inserimenti, sembra il sosia di quel grande centrocampista.
Sorge quindi spontaneo un quesito alla nuova dirigenza, visto che l’esplosione di Claudio Marchisio viene santificata come il frutto di un’attenta programmazione sul vivaio.
Verissimo. Peccato però che il giovane Claudio abbia cominciato a calcare i campi del settore giovanile poco più che bambino, quando Blanc giocava a tennis , John Elkann era in cerca del proprio futuro e Alessio Secco portava la cartella di lavoro a Luciano Moggi. E allora, per l’ennesima volta, chiediamo alla dirigenza e (soprattutto) alla proprietà: non sarebbe il caso di riconoscere i meriti di chi ha costruito, negli anni passati, un vivaio tanto ammirato ed invidiato dai concorrenti?
Attraversiamo i confini bianconeri per dare il giusto credito alla prestazione di
Totti, la cui doppietta e assist hanno permesso alla Roma di
Mr. Ranieri di sconfiggere pesantemente i viola all’Olimpico.
Viene da sorridere, forse con facile ironia, a ricordare le parole prepartita del Mister del Testaccio: “Totti deve cambiare movimento, orami anche i sassi sanno come gioca ed è prevedibile”.
Sembra quasi che le dichiarazioni di Ranieri siano fatte apposta per essere smentite (chi non ricorda i proverbiali “siamo rompiscatole, lo scudetto è una priorità per la Juve, puntiamo al piazzamento Uefa”?), seppure, in questo contesto, ne abbia beneficiato la Roma stessa. E i compagni di squadra di Totti, al termine della partita, sembravano quasi canzonare il povero Ranieri, sottolineando: “Non è tanto importante quanti siano che conoscono il gioco di Totti, se poi non riescono a fermarlo!”.
A proposito di dichiarazioni,
Zenga ad inizio campionato omaggiava il popolo di Palermo della sua (motivata o meno, non spetta a noi dirlo) ambizione che non poneva limiti agli obbiettivi. Il Palermo, assai deludente, sia nei risultati che nelle prestazioni, non sa far meglio che pubblicare ufficialmente le proprie lamentele e preoccupazioni per i danni subiti nelle ultime tre giornate (su quattro).
Evidentemente, il metodo Moggi esiste ancora o forse il problema non era quello enfatizzato ai tempi di Farsopoli. E chissà cosa ne pensa il buon
Menarini, che con il suo Bologna si trova già nei bassifondi della classifica, nonostante la sua amicizia con il grande capo della cupola.
Mentre il Genoa ha compiuto il primo passo falso stagionale (pagando probabilmente le fatiche di coppa), la
Samp prosegue la sua marcia trionfale di inizio campionato, trascinata ancora dall’estro del fenomenale
Cassano: si rischia di diventare monotoni, nominandolo continuamente, ma l’ex-gordito di madrilena memoria si conferma ad ogni prestazione su livelli altissimi.
Un’altra costante del nostro campionato è l’atteggiamento supponente e al contempo piagnucoloso di
Mourinho e dei suoi uomini. Se si parla di
brutto, la prima cosa che viene in mente è l’
Inter. Avendo perso l’abitudine (erano 53 giornate che non capitava!) di vedersi fischiare un rigore contro, probabilmente non si sono neanche accorti del regalo concesso dall’arbitro, che ha risparmiato l’espulsione a Maicon. Certamente non hanno neppure notato che, al momento del pareggio, il Cagliari era in inferiorità numerica, per merito di un calcio in faccia rifilato dal solito Cordoba in piena area al malcapitato Canini (che guarda caso è stato sostituito in difesa proprio da quel Conti autore del pasticcio difensivo da cui è nato il gol interista). Cose difficili da ricordare: l’importante è lamentarsi, mandare aff… l’arbitro perché non lascia in dieci i fortissimi cagliaritani e poi spedire Branca davanti alla tv a negare l’evidenza (“Mourinho non ha insultato l'arbitro, non è uscita dalla sua bocca alcuna parolaccia”). Il vero problema non è però l’atteggiamento di Mourinho e neppure quello di Branca e degli altri interisti: lo scandalo è che gran parte dei
giornalisti fingano di non cogliere l’orrenda situazione che ci è stata lasciata in eredità da Farsopoli.
Per concludere, ripartiamo da dove abbiamo cominciato:
quel bimbo, in braccio alla mamma, che sorride ignaro al rientro del padre, è un’immagine che rimane scolpita.
E, nonostante tutto, è un invito alla speranza.
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