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Editoriale di S. BIANCHI del 22/09/2014 15:20:47
Dogmi, conversioni e convenienze

 

Prima di campionato: la Juventus, con problemi difensivi per infortuni e squalifiche, scende in campo al Bentegodi col 3-5-2. Pensiero di quel talebano bianconero che sono io: meno male che Allegri è stato così intelligente da non modificare immediatamente l’impostazione della difesa, si fosse pareggiato o perso, t’immagini la contestazione allo Stadium per Udinese-Juve? La settimana dopo, contro Di Natale e compagni, Allegri continua a schierare la difesa a tre. Pensiero del solito talebano bianconero: che il nostro allenatore si sia convertito al 3-5-2?

Perché convertirsi, ce ne sarebbe bisogno? Il 3-5-2 non era un dogma nemmeno per Conte: ripassiamo un attimo la nostra storia recente. Conte ha fatto la sua fortuna d’allenatore, prima della chiamata d’Andrea Agnelli, con un 4-2-4 molto offensivo e molto aggressivo. A Torino ha immediatamente modificato la disposizione in campo della sua squadra, mantenendo la difesa a quattro, ma schierandola secondo il 4-3-3, vista la meravigliosa opportunità di mercato rappresentata dall’arrivo di Pirlo. Un centrocampo con Vidal, Pirlo e Marchisio era una chance tattica da non sprecare, e Conte, uomo pragmatico ed intelligente, ha cambiato modulo. Il 4-3-3 è rimasto in auge fino al 29 novembre 2011, quando qualcosa (la prudenza?) gli ha ispirato di giocare quel Napoli-Juventus con una squadra disposta specularmente a quella di Mazzarri: ecco che si arriva al mitico 3-5-2, e l’escamotage di una gara (tre a tre finale in rimonta) diviene il marchio di fabbrica della Juve contiana dei tre scudetti consecutivi. Questa breve disamina chiarisce la flessibilità nell’adozione dei moduli, frutto dell’interazione tra le idee di base dell’allenatore, le diverse situazioni tattiche, i giocatori a disposizione ed un quarto fattore che definirei un mix tra logica e superstizione, il famoso principio (non so quanto logico ma in ogni modo molto in voga) che recita “squadra che vince non si cambia”. Ora che Conte è stato sostituito da Allegri, penso che sia solo questione di tempo il veder cambiare ancora disposizione tattica: aspettiamoci una Juventus “lippiana” con la difesa a quattro.

Due sono le cose che portano in questa direzione. La prima è che se la dirigenza ha dato fiducia ad Allegri, costui, dopo un congruo periodo d’ambientamento, potrà infine disporre la difesa secondo il criterio a lui più congeniale. La seconda cosa che preme nella direzione del passaggio alla difesa a quattro, è una piccola disamina di come si giochi all’estero: ma non nelle squadrette dei campionati periferici, ma tra le otto squadre inserite in prima fascia per la compilazione dei gironi eliminatori della Champions di quest’anno. È immediatamente evidente che Bayern, Real Madrid, Barcellona, in pratica il gotha del calcio europeo, gioca con la difesa a quattro, come Chelsea, Arsenal, Atletico Madrid, Benfica e Porto; con noi, In seconda fascia, c’erano PSG, Borussia DTM, Manchester City, Shalke 04, Basilea, Zenit e Shaktar Donetsk, tutte in campo con la difesa a quattro. Tutte meno la Juventus. E’ evidente che le squadre europee d’alto livello, o che hanno fatto strada in Europa, giocano con la difesa a quattro, col 4-2-3-1 che è il modulo preferito, mentre altri preferiscono il 4-3-3, alcuni il 4-3-1-2, il famoso “rombo”, pochi il mitico 4-4-2. L’unica squadra che in tempi recenti ha spopolato con la difesa a tre, è stato il Barcellona di Guardiola, che si schierava addirittura la difesa a tre “secca”, vale a dire che rimaneva a tre sia con la squadra in attacco che quando doveva difendere. Ma era “quel” Barcellona di Guardiola. Forse non vuol dir niente, ma questo unanime plebiscito a favore della difesa a quattro, non credo che sia solo una moda. Ecco perché prevedo il prossimo addio bianconero alla difesa a tre, che tanto ci ha dato in Italia, ma che è poco vincente in Europa. Vogliamo provare a rivincerla, quella benedetta Coppa dalle grandi orecchie?

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