Una delle tante frasi celebri di Churchill recita: «gli italiani vanno alla guerra come se fosse una partita di calcio e a una patita di calcio come se fosse la guerra». Un pensiero che tristemente si attaglia all'attuale classe politica italiana.
Juve-Roma non poteva non rappresentare un'occasione ghiotta per chi evidentemente ama distinguersi per iniziative da tifoso piuttosto che per un'attività a beneficio del Paese. Su questo si possono condividere una parte delle parole di Enrico Mentana, del quale nell'insieme non ci è piaciuto l'intervento dedicato alla partita, ma che ha sottolineato anche che ci sono «politici che cercano di farsi un nome o che cercano di mettersi in risalto sfruttando quello che è il pelo delle tifoserie».
Il giornalista si riferiva forse a Fabrizio Cicchitto, Fabio Rampelli, Gianluca Buonanno (quello della trota in aula) e chissà quanti altri. Di sicuro aveva bene in mente una nostra vecchia conoscenza (Link): l'onorevole giallorosso Marco Miccoli. Se c'è qualcosa di realmente trasversale in Parlamento è il “comune sentire antijuventino”, è questo l'unico vero elemento bipartisan della nostra Nazione.
Il deputato del PD ha approfittato della grancassa alimentando la discussione. A caldo ha tweettato «#JuveRoma, calcio italiano in mano a cialtroni e a ruba galline», poi, “a mente fredda”, ha anticipato che presenterà «un'interrogazione parlamentare al ministro dell'Economia ed un esposto alla Consob dopo i fatti che si sono registrati ieri sera durante la partita. Ricordo che Roma e Juventus sono società quotate in Borsa, e quindi gli incredibili errori arbitrali (oltre a falsare il campionato e minare la credibilità del paese) incidono anche sugli andamenti della quotazioni borsistiche».Poi in una nota: «la partita di ieri, trasmessa in tutto il mondo, ha dato una pessima immagine del paese. Meritocrazia e qualità vengono messi in secondo piano a favore di decisioni errate. Più che dall'articolo 18, sono sicuro che gli imprenditori stranieri siano messi in fuga soprattutto da questa arbitrarietà e mancanza di certezza nell'applicazione delle regole, assolutamente impensabile in qualsiasi altra parte del mondo civilizzato. A Roma c'è l'americano Pallotta che continua ad investire in Italia. Speriamo che ieri non abbia visto la partita. O, almeno, che l'abbia dimenticata in fretta...».
Ora va da sé che rispondere per le rime all'onorevole (?) Miccoli è fin troppo facile (e ci ha già pensato la rete). Troppo facile sarebbe accostare i politici alle ruberie d'Italia, troppo scontato evidenziare il contrasto tra la meritocrazia e l'essere messi in lista da una direzione di partito, nel caso di specie sarebbe anche ovvio ricordare che da un esponente di un partito di sinistra ci si aspetterebbe che prima delle preoccupazioni per gli investitori che speculano sul capitale ci si dovrebbe curare per il lavoratore.
Miccoli e i suoi sodali di emiciclo hanno piegato il dibattito politico e parlamentare alle proprie passioni di tifo (persino una questione delicata come la discussione sull'articolo 18 dello S.L. viene strumentalizzata!) . Per ossequio a nostre regole editoriali non devo e non posso rispondere nel merito a tutti gli argomenti proposti dall'onorevole (e sinceramente, per rispetto alle convinzioni ideologiche di qualsiasi lettore, neanche voglio), se vuole sono a disposizione sui miei profili personali dei socialnetworks. Sui singoli episodi della partita possiamo discutere fin che vuole. Per quanto invece attiene al contegno istituzionale non posso trattenermi.
Stando quindi ai timori per il corretto andamento azionario dei titoli di Roma e Juventus, l'onorevole Miccoli potrebbe dirci se in via diretta o indiretta (partecipazione a società o colleganza con terzi) possiede pacchetti azionari di una o entrambe le società calcistiche in oggetto? È una semplice domanda. Perché in quel remoto caso si evidenzierebbe un conflitto di interesse: l'attività di interrogazione sarebbe volta a tutelare (anche) un interesse patrimoniale di particolare.
Avendo ricordato i precedenti specifici dell'onorevole, ci piacerebbe sapere se avremo modo di vederlo all'opera su temi più squisitamente attinenti al mandato che ha ricevuto o se invece dovremo aspettare la sesta giornata del girone di ritorno per avere sue notizie. Chissà, magari nel frattempo, visto che così tanto gli piace il calcio, potrebbe darsi da fare per portare a compimento provvedimenti di effettivo ed efficace contrasto alla violenza negli stadi. Potrebbe usare la leva istituzionale di cui dispone non per aizzare gli animi, ma per rendere gli stadi e l'ambiente del calcio un posto più sicuro.Forse l'onorevole non ci ha pensato, ma il suo atteggiamento parlamentare potrebbe essere considerato dal resto della tifoseria giallorossa come qualcosa che legittima ben altre esternazioni di dissenso. I fatti del 3 maggio scorso non possono essere dimenticati.
Si spera che questo eventuale impegno di moderazione da parte dell'onorevole non si esaurisca nel favorire la costruzione di “er stadio” della Roma, altrimenti saremmo punto e a capo e molti cittadini potrebbero essere indotti a pensare che in fondo dopo la poltrona a Montecitorio c'è l'interesse per la poltroncina nel futuro impianto, e si darebbe ragione a Mentana: «politici che cercano di mettersi in risalto sfruttando quello che è il pelo delle tifoserie». Una mortificazione per chi, come l'onorevole Miccoli, certamente ha un senso delle Istituzioni molto più alto.