Juve-Roma è ormai alle spalle, tutto quello che c’era da dire sulla partita è stato detto. Non ridete pensando che invece è una partita di cui si parlerà per decenni, sorridete semmai al pensiero che un giorno potrete raccontare ai vostri nipoti di averla vista.
Come verrà ricordata nell’immaginario? Ancora non lo sappiamo. Ad oggi “
Er Triplete de Rocchi” sembra in vantaggio su tutte le altre proposte ma l’indefesso lavoro di media e social network suggerisce prudenza. Credo ci voglia qualcosa di ancora più forte. Pensare che “
Turone” e “
Muntari” sono passati alla storia per un singolo episodio ci fa capire la difficoltà di catalogare come si deve una partita in cui le ladrate sono state ben tre!
Che tutto il necessario fosse già stato detto mi è venuto in mente ieri sera. Mentre il tentativo di dormire era disturbato dal cercare di capire se Vidal fosse in fuorigioco e sorprendenti considerazioni geometriche (ma il cono visivo parte dal portiere o dalla palla?) mi riportavano ai tempi della scuola, ho chiaramente sentito nella mia testa il sordo rumore del martelletto del Giudice “
Il caso è chiuso!”.
Non posso nascondere che lo stress di questi giorni mi ha portato ad intravedere Marco Travaglio in toga nera che fendeva nell’aria quel martelletto. Credo siano stati i profondi sensi di vergogna a lasciarmi immaginare che potesse essere un tifoso juventino ad aver chiuso la questione. Poi mi sono addormentato tranquillo, sollevato.
A questo punto credo sia utile per tutti voi, che ancora avete voglia di discuterne, fermarsi e riflettere sulle vostre prossime mosse. Veramente avete ancora voglia di confrontarvi sugli “episodi”? Ok, fate come credete ma sappiate che spiegare a un vostro amico romanista che il rigore su Totti è il primo caso di un episodio in area in cui le telecamere da dietro la porta inquadravano la curva, metterebbe a rischio il vostro rapporto (qualunque esso sia) con chi vi sta davanti. E guardatevi bene dal correggervi nel ricordare che forse in realtà sarebbe il secondo, dopo il gol di Peluso a Roma. Apparireste patetici e vi becchereste in faccia il classico “
Ancora??? Ma solo tu non hai visto come Lichtsteiner lo buttava per terra….disinteressandosi della palla. Lo ha detto persino Caressa a Sky!”. Quello sarebbe il primo vero momento in cui potreste rischiare di perdere l’amicizia. Non provate per nessun motivo a ricordare chi è Caressa. Il vostro amico non sta parlando di quella persona che ha fatto un editoriale a reti SKY unificate (io l’ho visto su Sky On Demand) per convincerci che se un giocatore rifila un cazzotto ad un avversario non va mai squalificato. E non è nemmeno quello del “
Non accetto discussioni” nel definire Totti il più grande giocatore italiano di tutti i tempi.
Caressa è il Direttore di Sky Sport. Punto.
Ma voi siete tifosi, accecati dal tifo per giunta… e vorreste dirgli che la faccia di Totti quando l’arbitro fischia il rigore è quasi sorpresa, aggiungendo magari che non è proprio quel genere di giocatore che subisce un fallo da rigore e se ne sta buono in attesa della decisione dell’arbitro. Totti? FrancescoTotti? Voi siete pazzi solo a pensare di metterne in dubbio l’onestà, la sportività. Gli sputi? Gli sganassoni in campo? I calcioni da dietro (Pirlo forse aggiungerebbe “anche da davanti”)? I vaffa in faccia all’arbitro? Le prese in giro degli avversari? Non lo fate! Per favore non toccate Totti ai romanisti.
Se avete resistito alla tentazione di nominare il più grande giocatore del mondo di tutti i tempi, arriva il momento del fallo su Pogba, argomento inattaccabile però. Perché inattaccabile se nessuna moviola è riuscita a stabilire con certezza che il fallo fosse fuori? Semplice: perché in questo caso le porcate sono due. Dopo aver passato una decina di secondi a chiarire che la gamba di Pjanic che ha commesso fallo (posto che siate riusciti a fargli ammettere che il contatto c’è stato…è difficile ma ci si riesce) è la destra che poi si appoggia sulla linea e non la sinistra che è un metro fuori, il consiglio è di dire che quantomeno si trattava di una decisione difficile. Non parlate della freccetta rossa di Sky perché lì dentro parla Massimo Mauro.
E’ questo il momento in cui vi verrà anticipato il principio base di ogni discussione, un vero e proprio
Dogma: “
Ma è mai possibile che nel dubbio gli arbitri decidono sempre a favore della Juve…?”. Non avete neanche il tempo di ricordare il rigore su Gervinho a Milano dell’anno scorso, che il vostro amico è già partito sul vero punto inattaccabile della questione: “
Tu poi me devi spiega’ il motivo per cui ha lasciato gioca’ 45 secondi in più del minuto di recupero? Ve doveva fa’ segna’?”
Far notare che l’infortunio di Caceres ha fermato il gioco per 40 secondi proprio durante il minuto di recupero, e che l’arbitro ha concesso quindi 30 secondi in più, porterebbe all’inevitabile “
Con voi nun se po’ proprio parla’ de calcio...”. Limitatevi a dire che il fallo c’è stato a 46.25 (tanto lo sa benissimo anche lui) e lasciate stare il fatto che abbiano mostrato l’arbitro avvertire tutti.
A questo punto la situazione dovrebbe cominciare a essere tesa. Il suggerimento a chi vuole continuare a parlare degli episodi è di ammettere in quel momento che il rigore su Maicon era effettivamente ridicolo. Dovreste ricevere uno sguardo di benevolenza e avere la possibilità di continuare la conversazione.
Si pone però un problema: cosa avete intenzione di fare adesso? Mantenere discreti i rapporti con quel vostro amico e cambiare argomento o seguire il vostro istinto e parlare di Marchisio e Bonucci? Di Marchisio lui non ne parlerà mai. Di Bonucci nemmeno, tanto è evidente il fuorigioco. Se però volete arrivarci, alla storia del fuorigioco (almeno per premiare il vostro tentativo di esservi andati a leggere il regolamento e gli aggiornamenti del 2013), e decidete di riprendere la discussione con il fallo su Marchisio, evitate di aggiungere il piccolo particolare che sarebbe stato anche un rosso diretto.
Su quell’episodio la risposta è scontata: “
Ma de che stamo a parla’? Ma non le hai viste le moviole? Ma per favore….”.
Il rigore su Marchisio ho capito in questi giorni che ha però un potere quasi taumaturgico: lo sdegno nel sentire una cosa così ridicola e falsa porta il vostro interlocutore ad abbandonare quel atteggiamento aggressivo e mostrare quasi compassione verso tanta faziosità. Dovrebbe essere lui a partire con la porcata più evidente: “
Der go’ de Bonucci nun dici gnente però, eh….e che potresti dì?”. I coni di visuale diventati “linea di visuale” e l’oggettiva difficoltà nell’interpretare una regola complicata non possono trovare spazio nella chiosa finale e inappellabile “
Sta proprio davanti al portiere!!!!!!!! Se non è attivo quello…”.
Chi ha un tablet potrebbe aver voglia di mostrare le immagini da dietro la porta che mostrano come il portiere veda partire il pallone e come si tuffi senza problemi nel tentare la parata. Addirittura potrebbe venirvi in mente di fargli vedere Shalke04-Maribor. E’ inutile. Anche invocare quelle stesse moviole, da lui ricordate prima, per dire che quasi tutti hanno detto che il gol era regolare è inutile: è fuorigioco!
Siamo ormai alla fine, siete faticosamente quantomeno riusciti a ricordare tutti gli episodi contestati. State per capire perché ormai il caso è chiuso. Viene ritirato fuori il
Dogma Assoluto, il motivo per cui comunque sarà sempre inutile in futuro parlare di quella partita: “
Adesso tu mi devi spiegare per quale motivo, nel dubbio, gli arbitri decidono SEMPRE a vostro favore. Me lo devi spiegare”.
L’indiscutibile certezza è quella, fa venire il dubbio che l’antica locuzione latina fosse “
in dubio pro Juve”. Nella vostra mente fate un rapido calcolo degli episodi contestati e pensate che almeno su due episodi (Marchisio e rigore per Totti) l’arbitro ha deciso in realtà contro la Juve, in attesa di sapere cosa diranno i designatori sul fuorigioco. E’ allora che capite che è tutto inutile. E’ quello il momento della rassegnazione.
Quando c’è di mezzo la Juve sopraggiunge una convinzione aprioristica non soggetta a discussione. Un’analisi degli episodi si può tranquillamente fare, partendo però da quel presupposto:
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