Giovedì la Camera dei deputati ha approvato il Decreto sulla sicurezza negli stadi. Hanno trovato conferma le anticipazioni sul contributo richiesto ai club di serie A per coprire gli straordinari a cui sono costretti gli uomini delle Forze dell'Ordine e dei Vigili del Fuoco per garantire la sicurezza durante le partite.
Il «contributo straordinario» dovrebbe essere coperto da una nuova tassa applicata sui biglietti in una misura compresa tra l'uno e il tre per cento. Altra ipotesi sarebbe quella di un contributo (a carico dei soli club di A) pari al due per cento degli introiti da diritti televisivi.
Qualche giorno fa riscontrando la ovvia opposizione della Lega di serie A abbiamo chiesto ai followers della nostra pagina facebook se sia giusto che le società paghino gli straordinari delle forze dell'ordine impegnate nei servizi per le partite di calcio.
Beppe Jwb aveva intuito i destinatari finali del balzello (ma era facile) «
Alla fine i club metteranno una tassa da pagare all'acquisto del biglietto, per gli straordinari».
Massimiliano Aru fa notare che «
lo Stato prende le varie imposte e tasse sulle manfiestazioni proprio per fronte a queste cose. Non sono feste privare... ma eventi pubblici!». Più o meno sulla stessa lunghezza d'onda
Lorenzo Taddei, per il quale la presenza delle forze dell'ordine deve essere «
non più che quella normalmente dedicata a manifestazioni che raggruppano persone. Le partite non possono essere considerate eventi straordinari, né gli stadi possono essere considerati territori franchi dove vige lo stato di guerra invece che quello di diritto».
C'è ovviamente anche chi vede di buon occhio l'accollo dei costi alle società.
Rocco Pugliese: «
certo che è giusto, sono le società che ci guadagnano, quindi spetta a loro pagare». Per
Nicola Nanni «
le società si devono assumere le loro responsabilità, e sarebbe l'ora!», il riferimento chiaro è al clima di tensione che si crea all'interno del mondo del calcio, aspetto sul quale è più esplicito
Giuseppe Centini: «
certo che sì; più tifosi stupidi hanno e più devono pagare!». Per
Alessandro Comin «
così almeno la gente si responsabilizza».
Anche se non concordiamo con
Remi Banshe, «
certi club sarebbero rovinati», è evidente che per i club interessati sarà un ulteriore costo da affrontare. Ma se questa pare essere la principale preoccupazione delle società, che all'unanimità si sono espresse per «chiedere senza indugio che, nella seconda lettura del disegno di legge prevista in Senato a partire da martedì 14 ottobre, l'intero testo degli articoli 3-ter e 3-quater sia definitivamente soppresso», è anche opportuno richiamare i club a intervenire per sedare quei propri tesserati che fomentano il clima di tensione, e per chiedere agli addetti della stampa nazionale a non lasciarsi andare a facili speculazioni per qualche copia o click in più.
Insomma,
la violenza non giova a nessuno. Forse constatare che è poco remunerativa anche a livello economico farà cambiare registro. Perché un ulteriore allontanamento degli spettatori allo stadio (che si sentirebbero spremuti ancor di più) creerebbe stadi più vuoti e meno televisivi (con ulteriore svalutazione del prodotto); gli abbonamenti televisivi si venderebbero di meno anche per l'ulteriore previsione della tassa del due per cento su quegli introiti, tassa anche questa che ricadrebbe sul "consumatore" finale. Il calcio faccia le proprie scelte, ma non poi non se ne lamenti.
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