di
Gala & Marcolanc 6a giornataNon vi nascondiamo che stavolta siamo un po’ in difficoltà. Sarà che il lunedì è sempre un giorno pesante (il buon Vasco cantava “odio i lunedì”… e non era l’unico ad odiarli!), sarà che la partitaccia della Juve è ancora un ricordo fresco, ma trovare qualcosa di
buono in quest’ultima giornata è difficile. E allora ripieghiamo sullo scontato. Bella è la
Samp di
Del Neri, che sabato ci aveva regalato la possibilità di distanziare consistentemente l’Inter e guadagnare il primato solitario in classifica. E invece, grazie alla
nostra bruttissima prestazione, in cima ci sono Pazzini, Cassano e compagni. Cosa dire? Bravi!
C’era una volta la Signora Omicidi. Era facile individuarla, forse ancor più che capire, dalle prime pagine di libro noir o giallo, chi sia il cattivo protagonista del best seller di turno. La Juventus è stata, storicamente e più volte , un’autentica ammazza campionato grazie ad un cinismo, ad una determinazione ed una forza psicologica che sono diventate peculiari della squadra bianconera.
Confidavamo in ciò per provare a prendere un po’ di margine dall’Inter, acquisendo un vantaggio di punti che, seppur non determinante visto il lungo percorso ancora da seguire, ci avrebbe donato una sicura iniezione di fiducia. Purtroppo sia contro il Genoa (recriminazioni a parte) che soprattutto contro il Bologna, la squadra di Ferrara non ha ancora dimostrato di possedere la dote essenziale per poter aspirare ad essere vincente: saper chiudere le partite e gestirle.
Questo è anche un richiamo al nostro Mister
Ferrara, la cui mancanza di esperienza deve essere uno stimolo in più a fare bene, anche perché la nostra fiducia, così come quella dei giocatori, resta immutata.
Questo è il paradosso del sesto capitolo della rubrica: la mancanza di “cattiveria” (quella sana, sia chiaro) rappresenta il brutto della giornata juventina.
Non è evidentemente bastata al Napoli la sofferta vittoria contro il Siena per scacciare le dense nubi che avevamo previsto nella scorsa giornata; il nervosismo di
De Laurentiis si è scatenato in una burrasca che ha defenestrato il mentore del nuovo Napoli
Pier Paolo Marino e che probabilmente causerà di qui a breve la fine della poco gloriosa epopea di
Donadoni. Non serviva essere metereologi per intuire che il temporale si sarebbe abbattuto.
Ci spiace per Marino, che chi scrive considera, nel calcio orfano di Moggi, una tra le figure più competenti e capaci. Evidentemente però è difficile essere profeti in patria, visto che le dichiarazioni rilasciate dal suo presidente non contemplano neppure la parola “riconoscenza”. D’altronde, cosi come è facile crogiolarsi nei meriti, è altrettanto difficile attribuirsi le colpe.
Colpe, già colpe: che colpa ne abbiamo se probabilmente il Bologna retrocederà per i propri limiti?
Era già successo o ricordiamo male?
Cattivi pensieri e audaci dichiarazioni della signora
Menarini e del tecnico bulugnès
Papadopulo: attenzione!, entrambi non vogliono fare polemiche, ma dichiarare la propria preoccupazione. Per cosa? Ma perché l’arbitro non ha voluto fischiare un calcio di rigore per “volo ad angelo” di Di Vaio nell’area juventina. Questa rievocazione dei “fantasmi del passato” (a proposito, eliminando Moggi non si era fatta pulizia nel calcio?) dà una buona misura dei
risultati ottenuti dall’operazione-smile che ci costò, tra l’altro, una retrocessione in B e due scudetti in meno: ora, oltre a definirci ladri, i nostri avversari possono anche appellarsi a “sentenze” (virgolette d’obbligo!) della “giustizia” (idem) sportiva.
C’è da chiedersi cosa sia cambiato in questi tre anni nel calcio e, soprattutto, nell’atteggiamento dei dirigenti che commentano le partite delle proprie squadre. Dovremmo forse pensare che anche
Spinelli abbia le proprie ragioni nel lamentare trame oscure contro il suo Livorno e che magari il rigore richiesto contro i viola non sia stato concesso ad arte, per ridestare entusiasmo alla famiglia Della Valle?
I temi s’intrecciano e ci aiutano a trovare un filo conduttore. Citiamo
Della Valle e ci vengono in mente altri due aspetti negativi della giornata: “disimpegno graduale” è ciò che ha dichiarato Della Valle alla vigilia della partita con il Livorno.
Qualche frizione con l’amministrazione comunale per il progetto stadio, qualche malumore con una piazza che chiede ogni anno sforzi superiori, incomprensioni con la stampa locale: queste sembrerebbero le ragioni manifestate da chi ha (come negarlo?) ricevuto e non poco in questi anni.
In particolare, è difficile dimenticare l’inedito
passaggio diretto dalla C2 alla B, in nome di meriti sportivi mai tenuti in considerazione in precedenza (a Pisa non dimenticano!). E allora viene da chiedere: quello dei Della Valle è disimpegno o più semplicemente ipocrisia?
Ci risiamo con il filo conduttore: l’ipocrisia coinvolge anche quegli addetti ai lavori (stampa, tv e perché no, pure i colleghi allenatori) che venerano a giorni alterni il totem
Mourinho. Ben gli sta, perché in tema di maleducazione (altro
cattivo segnale della giornata) il re dei comunicatori ha passato il limite, mancando di rispetto, pur di non riconoscergli meriti, ad un collega (Del Neri) che lo ha sconfitto due volte in due anni e dichiarando in tv che avrebbe parlato solo in virtù di un contratto che lega l’Inter (come le altre squadre) a Sky. Alla faccia dei tifosi interisti che lo acclamano e che vorrebbero conoscere le ragioni di una sconfitta! Per quel che ci riguarda, meno sentiamo lo “Special One” e meglio stiamo: ormai è evidente che il suo continuo “tira e molla” con i mass-media è un logoro giochino per spostare l’attenzione dove il portoghese preferisce. Abbiamo a che fare con un furbetto, che ogni giorno dimostra di stare benissimo sulla panchina degli “onesti” meno credibili del mondo. Ne facciamo volentieri a meno!
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