Da qualche settimana anche per il mio piccolo Edoardo è iniziata l’avventura dell’asilo: grembiulini, riposini, lavoretti, giochi e anche qualche lite.
Immagino che tra i lettori, tutti quelli che rivestono anche l’ingrata qualifica di genitore si siano scontrati almeno una volta con questa grama realtà, difficile da gestire quasi al pari della storica guerra dei cent’Anni; innanzitutto la prima difficoltà sta nello scoprire chi ha dato “fuoco alle polveri”: i due (o più) bimbi si scorneranno ancora di più dietro una girandola di accuse e contro-accuse… “Ha cominciato lui”, “sì, ma lui aveva…”, “Ma Signora Maestra, lui ha…”.
Vi do subito una brutta notizia: non pensate che sia un problema limitato agli anni dell’infanzia; purtroppo questo comportamento qualcuno se lo porta anche nell’età post-scolastica, e col mio lavoro di amministratore di condomini ne so ben qualcosa.
Qualcuno, infine diventa addirittura Presidente di una squadra di calcio.
E’ notizia di questi giorni, infatti, che il nuovo proprietario di una squadra che milita in serie A si sarebbe lamentato della situazione contabile societaria, che avrebbe dei buchi da far invidia ad una forma di emmental svizzero; a seguito di queste lamentele il precedente proprietario del team si sarebbe indispettito al punto di dimettersi da tutte le cariche onorifiche di cui era stato investito dopo la cessione delle proprie quote.
A questo punto è quasi doveroso fare alcune piccole precisazioni.
E’ vero, anzi, verissimo che ci sono mille modi di scrivere un bilancio. Un ragioniere abbastanza abile e spregiudicato saprebbe far apparire florida anche l’impresa più scalcinata: basta spostare, far girare, creare fondi, iscrivere attività, posticipare passività… ma è altrettanto vero che chi esamina quel bilancio dovrebbe, di solito, essere altrettanto smaliziato per svelare gli altarini di chi lo ha redatto. Ma se anche questo non fosse bastato, al buon Thohir (perché è dell’Inter che parliamo, qualora non si fosse capito) sarebbe stato sufficiente farsi un giro in rete, leggersi un po’ di articoli, magari anche di Giulemanidallajuve, per scoprire che dietro a quei bilanci che già di per sé non erano così rosei (ops… qualcuno ha detto “rosei”?) c’erano operazioni non propriamente di maquillage… forse di chirurgia estetica, ma solo se il primario ad occuparsene provenisse da Pietrelcina e avesse una lunga specializzazione in miracoli.
Cessioni del marchio, plusvalenze stellari per giocatori della “primavera”, e su tutte il doping del “Post-Calciopoli” che ha portato nelle casse di Via Durini i benefit di cinque scudetti e una Coppa dei Campioni (“Vabbè, ma vuoi mettere le spese sostenute?” Ok, avete ragione anche voi…).
E così, appena il buon Thohir sbatte i pugni sul tavolo, il Patron Moratti prende su le sue cose e se ne va sbattendo la porta. Perché prima di tutto non è così che ci si comporta con una “bandiera”, e poi perché chi è spia non è figlio di Maria, non è figlio di Gesù, quando muore va laggiù.
A rincarare la dose arriva anche Ferrero… no, non il creatore della Nutella (sempre sia lodato…) ma il presidente della Sampdoria:
“Avevo detto a Moratti di non fidarsi di quel filippino!!”. Sì, proprio così, “Filippino” usato come un insulto, come se il semplice fatto di provenire da Manila e dintorni fosse già un difetto, o ti destinasse implicitamente a vestire i panni di Ariel “si è svampato, Signò!”, il simpatico domestico interpretato da Marco Mazzocca, e nulla più. Ma in fondo siamo o non siamo nel paese di Optì Pobà il banananivoro? E allora!
Quando poi si prende la (giusta) ramanzina, da monello consumato il Ferrero sa cosa deve fare: “Signora Maestra, Signora Maestra, ma è stato Andrea (leggasi Agnelli) che ha cominciato!” e tanto per non farci mancare nulla, mettiamoci anche l’augurio che la Juve venga superata dalla Roma. Un po’ di captatio benevolentiae non fa mai male.
Questo è il livello delle dirigenze del calcio italiano. Stiamo tanto a scervellarci sul ranking Uefa, sulle nuove regole dell’International Board, sulla necessità di attirare investitori (e capitali) stranieri… mi immagino però al posto di un ipotetico sceicco o magnate russo che fosse interessato ad acquistare un team italiano.
Imbucandosi alla prima riunione di Lega, ancora dietro la porta, potrebbe sentire distintamente le animate discussioni sul futuro del calcio italiano:
“Specchio riflesso – se mi guardi sei un fesso”
“Chi lo dice lo è – cento volte più di me”
Ed è proprio allora che lascerebbe la maniglia della porta, e tornerebbe alla macchina per farsi portare in qualche altro paese dove la parola serietà non sia solo, appunto, una parola.
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