Il titolo dell'articolo dice già tutto: si vuole preparare l'ennesima meschinità
ad hoc, si sta cercando di preparare l'opinione pubblica all'accettazione di qualcosa che legalizza un'ingiustizia. In questo il calcio sa essere la fedele cartina di tornasole del paese. Ci riferiamo al divieto mai rispettato da parte di Garcia di fare uso del suggeritore via walkie talkie.
Mentre ieri da queste pagine facevamo notare che la multa si sta appalesando quale inutile strumento per richiamare il tecnico giallorosso al rispetto delle regole (il quale proprio ieri veniva premiato dall'Università di Tor Vergata per l'«
Etica nello sport », no comment...), e che in fondo il reiterarsi della violazione rappresenta non una semplice slealtà sportiva ma un vero e proprio
illecito sportivo in grado di alterare il regolare svolgimento delle partite (De Paola e il Corsport possono riciclare il titolone del 6 ottobre), molti quotidiani si affannavano ad accusare l'obsolescenza della regola in questione.
Ultimo giornale della "crociata abrogativa" è nientemeno che il CorSera. È vero che il giornale di via Solferino ricorda che
«se una norma (Fifa, ndr) non risulta abrogata si intende pienamente in vigore» e che con le recidive da record Garcia in fondo comunica al mondo un bel
«chissenefrega delle regole», ma è vero anche che il quotidiano si fa portatore dell'esigenza di cambiare la regola
pro domo Garcia:
«Che la regola sia obsoleta e sia meritevole di abolizione non ci piove. Se l'ottimo tecnico giallorosso lo consente, avremmo un suggerimento ad hoc: scateni i suoi dirigenti in un'azione diplomatica tesa alla cancellazione dell'anacronistica norma». Un esempio di giornalismo che tra varie premesse giuste pretende poi di far passare il concetto sbagliato.
Non ci siamo, quella regola c'è e va rispettata anche da Garcia, così come fanno tutti gli altri tecnici di tutte le serie. Ricordiamo al CorSera e ad Alberto Costa (autore di quell'articolo) che la necessità di cambiare una norma deve essere generalmente avvertita e non dettata dall'esigenza di permettere particolaristiche violazioni della stessa. Anche questo è un «principio di diritto».
Sul fatto poi che Garcia abbia violato la regola solo undici volte su quarantanove volte che in campionato è andato in panchina, abbiamo i nostri dubbi. Il tecnico giallorosso ha candidamente ammesso che quello è il suo abituale metodo di lavoro, quindi...
A tutti quelli che oggi chiedono la modifica della norma in questione, ricordiamo che trattandosi - al minimo sindacale - di slealtà sportiva (ma abbiamo già chiarito che per noi è un illecito che falsa le partite e il campionato), applicando il metro utilizzato in calciopoli ci troviamo di fronte a un illecito strutturato multiplo (nel 2006 furono solo tre gli episodi contestati che si trasformarono nel necessario articolo 6 per mandare la Juve in B). Allora i giuristi da tastiera non si scandalizzarono per quella infame creazione giurisprudenziale, oggi invece
si vuole inculcare nella mente degli sportivi che lo scandalo sta nell'obsolescenza della norma e non nella sua sistematica (e strafottente) violazione. Forse è argomento che fa presa su un popolo incapace di fare a meno dello smartphone, non fa presa però su chi ha autonomia intellettuale e sa che se quella norma esiste è per una precisa
ratio:
far competere tutti ad armi pari, senza l'aiutino via ricetrasmittente. Capito Garcia? Capito tutti?
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