La misura sembra colma per Nicchi, presidente dell’AIA che, se non riceverà conferma dal prossimo consiglio federale del 20 novembre di iniziative concrete per proteggere i fischietti dalle aggressioni, si è dichiarato pronto allo sciopero. Un fatto epocale che andrebbe ulteriormente a minare l’immagine di un calcio, quello italiano, sempre più deprezzato.(
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Eppure Nicchi, che certamente non è un novello del mondo pallonaro, dovrebbe fare un mea culpa insieme con tutti quelli che negli anni, per soddisfare esigenza estranee allo sport, hanno finito per sposare un sistema che ha portato anche ad esasperare gli errori arbitrali.
Basta pensare al messaggio passato con calciopoli. Hanno spinto i tifosi a credere alla malafede arbitrale perché in quel momento dovevano creare un sentimento popolare che sposasse certe tesi, senza pensare alle conseguenze. E’ chiaro che il messaggio così inculcato non poteva cessare di esistere in un batter di ciglio… anzi, l’arbitro è sempre più la scusa dietro cui giustificare una sconfitta e non solo per i tifosi. Un messaggio da irresponsabili che ha contribuito ad aumentare la violenza.
Anche in questa stagione, chi tra noti tesserati, pubblicamente, ha messo in dubbio l’onestà della “classe arbitrale”, non solo non è stato deferito, ma ha anche premiato come Garcia che, tra un’accusa e una sviolinata, si è visto assegnare il premio “etica nello sport”. Senza parlare dei messaggi arrivati al grande pubblico dei tifosi da parte di Totti (che si è anche aggiudicato il premio Facchetti) e De Sanctis, che hanno puntato il dito contro Rocchi (arbitro di Juventus- Roma) e il “sistema” senza che nessuno osasse metterli in riga. Anzi, a furor di popolo, lo stesso arbitro si è dovuto scusare …
Vogliamo poi ricordare la coda di personaggi pubblici che hanno usato il momento per catturare un po’ di popolarità?
Vi sembra questo un corretto modo di difendere la categoria arbitrale? Se chi mette in dubbio “l’operato arbitrale”, è chi dovrebbe educare ad una corretta cultura sportiva, cosa altro aspettarsi?
E’ chiaro che nelle categorie minori, valendo lo stesso principio che punta a mettere in dubbio l’arbitraggio, essendoci meno controlli e minore visibilità, il fischietto è meno tutelato e gli imbecilli
hanno la possibilità di sfogare la propria rabbia contro un sistema che ha ammesso di poter essere condizionabile (calciopoli docet) usando anche la violenza.
Prima di pensare alla prossima mossa di politica sportiva, sarebbe opportuno capire quale è il vero obiettivo da raggiungere. Perché pensare solo di aggravare le società con il pagamento delle trasferte arbitrali, qualora accadano fatti di violenza verso i fischietti, e fingere di non sentire le continue litanie di giocatori super rappresentanti del calcio che costantemente si permettono di mettere in dubbio l’onestà arbitrale, significherebbe non volere risolvere il problema. L’educazione sportiva dovrebbe partire anche da chi, per ruolo e visibilità, raggiunge il maggior numero di tifosi. Se “l’idolo” o il “sistema” li autorizza a dubitare, il tifoso becero, un po’ per ignoranza, un po’ per opportunità, li segue a testa bassa animando le più svariate reazioni.
Il calcio ha fallito ancora e sempre con gli stessi uomini alla guida.
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