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Farsopoli di P. CICCONOFRI del 27/11/2014 08:49:58
Varriale e quelle informazioni di Catalanotti…

 

Dobbiamo dire che questa volta Varriale ce l'ha messa proprio tutta nell’’esclusiva intervista a Luciano Moggi andata in onda durante la puntata del processo del lunedì del 24 novembre. Un'intervista in un clima di rivisitazione giornalistica della farsa del 2006. Quello che è emerso in modo chiaro a chi ha una semplice infarinatura dello scandalo, è la mancanza di una corretta conoscenza delle risultanze processuali da parte di Varriale, che non solo ha palesato di non aver letto gli atti pur addentrandosi in argomenti importanti, ma che si è affidato a quel solito qualcuno che ha voluto ancora sfruttare uno spazio pubblico reso interessante dalla presenza di Moggi, per ricordare quei capisaldi del sentimento popolare di farsopoliana memoria, solo per il gusto di infierire ancora.

Varriale ha voluto dare del Lei a Luciano Moggi nonostante durante la discussione sia lo stesso ospite a ricordare che, in un passato non molto lontano, comunicavano come amici, forse per quella voglia di rinfacciare a Moggi quelle “mancate interviste” ai giocatori della Juventus quando conduceva “Stadio Sprint” ( “Non ce li mandava perché non gli piacevano le domande del sottoscritto … aveva degli atteggiamenti così nei confronti dei giornalisti”). Insomma, anche la soddisfazione personale per il conduttore di fede napoletana, di imporsi a quel direttore che in passato aveva saputo tutelare la Juventus dal suo giornalismo non proprio super partes.

Le domande che sono state poste a Moggi riassumono il pensiero di tutti i colpevolisti della prima ora e rappresenta il solito tentativo di mandare un messaggio distorto.

Laddove si parla della triste affermazione di Andrea Agnelli (il perdono a Moggi) e nonostante le spiegazioni dell’ex direttore, Varriale chiude l’argomento con questa domanda:
Varriale: “Il perdono prevede il pentimento, no?“

Giusto per inquadrare il personaggio, è sempre bene evidenziare come nell’immaginario collettivo Luciano Moggi deve ancora essere ricordato:

Varriale: “Lei era il “dominus “del calcio italiano in quegli anni”

Con domande su calciopoli suggerite dall’Avvocato Catalanotti si è toccato il fondo
Varriale: "A me interessano altre cose, ad esempio l’Avvocato Catalanotti, che cura gli interessi delle parti civili del Brescia calcio e del Bologna calcio, ci ha inviato una sua memoria in cui pone una serie di domande io gliene faccio una: perché si serviva di schede telefoniche di gestori stranieri per parlare con i designatori dell’epoca e con gli arbitri?”
Insiste ancora sul concetto delle schede agli arbitri, anche perché, è l’aspetto che i media hanno cercato di inculcare per anni nell’immaginario collettivo. In pochi sanno che l’accusa non è riuscita a trovare un’intercettazione di Moggi con un arbitro.
Varriale: “Agli arbitri erano state fornite queste schede, perché?”

Se per qualcuno la prescrizione ha rappresentato la manna dal cielo diventando poi un argomento tabù per gli addetti all’informazione (ad esempio a Moratti, domande con tal piglio non sono state mai poste), in questo caso è chiaro dove vuole arrivare Varriale…
Varriale: “Perché adesso il processo penale verrà prescritto, lei non rinuncia alla prescrizione giusto?"

La nuova frontiera sdoganata mediaticamente sembra quella del “così fan tutti”, forse ad un certo punto è diventato quasi ridicolo ricorrere ancora all’esclusività per addossare responsabilità a Moggi.
Varriale: “Lei, tutto sommato, al di là delle sedi processuali, si è sempre difeso dicendo “quello che facevamo noi lo facevano tutte le grandi squadre”
Varriale: … anche nelle interviste ha detto che poi quello che faceva la Juventus, anche dal punto di vista delle strategie, era quello che facevano anche le altre grandi squadre”

Nel momento in cui legge i messaggi dei tifosi ricevuti sui social network pesca soltanto questo:
“Moggi non va né perdonato, né premiato, ma archiviato consegnando il suo operato al giudizio degli storici”. Che ne pensa?”

Continuano le domande ed immancabile arriva quella sugli scudetti
Varriale: “Ne devono contare 32 o 30 secondo lei?”

L’intervista termina con il tentativo di Varriale di assestare gli ultimi colpi:
Varriale: “Però c’è il discorso che riguarda la prescrizione, c’è il discorso, ci sono due gradi di giudizio più il terzo che va in prescrizione”.
Varriale: “Si però primo e secondo grado in cui sono state assegnate queste indagini che dice che sono state fatte male alla fine l’impianto accusatorio ha retto. Ma io non voglio fare il processo qui ma è mio dovere… Se Lei dice che Auricchio adesso è sotto processo – a parte che ripeto si assume le responsabilità per questo – ma poi non può dire che le indagini sono state fatte male ”
Varriale: “Certi atteggiamenti da “dominus” del calcio italiano anche ad esempio nei confronti dei giocatori…”

Varriale voleva da Moggi, l’ex “dominus” del calcio italiano, la confessione sulle schede svizzere con domanda suggerita da Catalanotti . Ha cercato in ogni modo di fargli ammettere che la difesa si basasse su quel “così fan tutti” che ora sembra il nuovo oracolo da seguire e ha ripetuto più volte la parola “prescrizione” cercando di sminuire la difesa facendo intravedere la possibilità come la salvezza. Senza contare il rimarcare per puro “senso del dovere” le sentenze di colpevolezza nonostante “indagini fatte male che hanno retto comunque l’impianto accusatorio”. In più di un’occasione richiama i fantomatici rimborsi alle parti civili e avendo ricevuto il materiale dall’Avvocato Catalanotti non è difficile capire il perché.

Ancora una volta non c’è il coraggio di parlare di calciopoli in modo corretto e senza pregiudizio. Il giornalista, con il suo atteggiamento di superiorità, i sorrisetti e quel rimarcare quasi come sfottò alcune affermazioni di Moggi ha voluto solo prendersi una rivincita personale.

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