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Attualità di E. LOFFREDO del 28/11/2014 08:33:45
asRoma, crederci è un obbligo?

 

Fin dal 6 ottobre, ma forse anche da prima, sentendo le dichiarazioni di Garcia e degli uomini della sua truppa avevo avuto davanti agli occhi l'immagine di quel signore che da un balcone romano cercava di motivare la piazza aizzando la folla con uno slogan d'effetto: «Vincere! E vinceremo!» . L'unica differenza stava nel fatto che il signore dal balcone forse ci credeva davvero, il sergente francese invece si portava dietro un alone di finta sicurezza che in fin dei conti altro non dimostra se non una certa fragilità.

È probabile che il buon Rudi in fondo abbia la consapevolezza che lo Stadium ha raccontato che almeno tatticamente la Juventus è più completa, sia più squadra e sappia gestire meglio la partita. Ciò nonostante non perdeva occasione per ribadire che «la partita di Torino mi ha detto che siamo più forti e vinceremo lo scudetto» (ora il refrain sembra leggermente cambiato).

Proprio da quel mattone di sicurezza e sicumera il tecnico giallorosso ha voluto costruire la stagione romanista. Ma quella pietra angolare forse tanto solida non è. L'edificio giallorosso aveva ricevuto il primo colpo allo Jstadium, ma la sindrome del complotto e d'ersistema anziché far fare un bagno d'umiltà ha peggiorato le cose. Sono venute poi le sonore sconfitte col Bayern e del San Paolo seguite dalle poco brillanti prestazioni con Samp, Atalanta e CSKA Mosca.

Un periodo nel quale due dei principali "motivatori" della piazza hanno esternato qualche momento di dissenso dal tecnico. Prima la sostituzione contestata da Totti, poi le dichiarazioni di De Sanctis che in merito ai proclami dell'allenatore ha detto: «si assume la responsabilità di quello che dichiara» e infine i malumori, forse covati da tempo, che sono esplosi nel dopo partita di Mosca con Totti e Florenzi che hanno mosso una chiara critica alla guida tecnica «nel secondo tempo non abbiamo saputo gestire la palla» (a Torino avevate saputo gestirla?). Addirittura il portiere si è lavato le mani da evidenti responsabilità sul gol del pareggio subito a pochi secondi dalla fine e, fatto grave, ha accusato un compagno di aver perso il pallone decisivo: «Non mi tirate in mezzo in questa cosa qua, altrimenti mi arrabbio. Avevamo noi la palla a 92'40", non esiste perderla e poi ci siamo abbassati. Io avevo troppa gente davanti e non potevo fare altro che prendere gol». Grande spirito di squadra, complimenti Morgan.

Come se non bastasse ciò, a completare il tutto dopo la partita c'è stata la gita in un locale moscovita a luci rosse, cosa che ha fatto infuriare i tifosi romanisti. Insomma, sulla sponda giallorossa della capitale non tira una bella aria, e chissà forse "un'ora segnata dal regolamento di conti già batte nel cielo di Trigoria..." visto che la Roma sta pensando al successore di De Sanctis, il quale ha fatto marcia indietro sulle proprie responsabilità (i compagni gli avranno chiarito qualcosa?), e più di un mugugno è rivolto al tecnico giallorosso fino a ieri acclamato come un eroe.


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