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          GLI ARTICOLI DI GLMDJ
Attualità di L. BASSO del 28/11/2014 15:02:19
Non c'è più rispetto

 


Non ricordo se l’ho mai raccontato qui nel forum, forse solo in privato a qualche amico: mio padre, fino a tutti gli anni ’70, aveva lavorato per la Lancia. Tolto l’ultimo periodo, in cui per motivi di salute era stato portato agli uffici del famoso “Grattacielo”, il suo lavoro era sulle quattro ruote, meglio se dotate di una “cavalleria” d’eccezione. Collaudatore delle auto col marchio del celebre Elefantino al galoppo, entrato di diritto nella storia delle corse. Da bambino uno dei miei ricordi più teneri era legato proprio a questo periodo natalizio. Ogni anno Papà Mario mi accompagnava in un grande salone dove io ed altri mille bambini, ognuno col suo papà, eravamo divisi per sesso ed età e messi in coda ad uno sportello, dove una signorina ci aspettava per consegnarci il nostro regalo da parte del “Gruppo Fiat”.
Poi, un brutto giorno, ricordo la mamma che mi venne a prendere a scuola a metà lezione e, dopo aver parlato con la maestra, mi portò a casa dicendomi solamente "Papà non c'è più". Da quel giorno sono passati trentacinque anni, un'eternità. Ma ogni volta che vado a casa di mia mamma, sul comò insieme alla Stampa e a qualche rivista femminile, fa bella mostra di sè la rivista del Gruppo Fiat inviata a tutti i dipendenti.
Lo so, è anche marketing, è pubblicità. Ma è anche un piccolo segno, un modo per dire: non ci siamo dimenticati di quell'uomo che ha contribuito, nel suo piccolo, a far diventare immortali i nomi della Fulvia Coupè e della mitica Stratos.

E' notizia di questi giorni, invece, della "spending review" in corso in quel di Milano, sponda rossonera. Finiti da un pezzo i tempi delle vacche grasse iniziati con l'avvento di Berlusconi, e continuando la discesa per quella china che ha già portato alle importanti cessioni dell'anno scorso per esigenze di cassa, i ragionieri di via Aldo Rossi si scontrano quotidianamente con la necessità di fare le nozze, come si suol dire, con i fichi secchi, e perciò bisogna tagliare, tagliare, tagliare, senza se e senza ma.
Niente colpi di mercato, qualche prestito giusto per muovere la rosa, qualche spesa superflua in meno e poi giù, giù, giù fino all'eliminazione dei cosiddetti "benefits". Uno tra tutti, le tessere omaggio per San Siro alle vecchie glorie.

Per carità, è vero che molti ex-giocatori rossoneri magari non l’hanno mai sfruttata e non gliene può importare di meno. Vero anche che a molti altri non serve: qualcuno lavora ancora per il Milan, magari dietro una scrivania o con compiti di osservatore. Molti altri, infine, hanno accessi garantiti grazie ad altri ruoli: sono diventati commentatori o rivestono ruoli in Federazione, e perciò hanno altri “pass”.
Inoltre, immagino che nessuno o quasi nessuno delle “Vecchie Glorie” rossonere abbia particolari problemi, qualora lo desideri, a pagarsi un biglietto per vedere le imprese di Honda e Muntari.
E’ però innegabile che la cosa abbia innanzitutto un valore simbolico. Tu sei e rimani per sempre parte di questa Squadra, anche se sono passati tanti anni. Ogni goccia di sudore che hai versato, ogni tiro, ogni dribbling, ogni parata hanno contribuito a farci diventare “il club più titolato del mondo” (sèèè, vabbè, non apriamo quest’altro discorso se no non la finiamo più…). E quindi San Siro è casa tua, e le sue porte rimangono sempre aperte per accoglierti.

Bene, queste porte ora si sono chiuse. A meno di acquistare regolare biglietto presso le prevendite tradizionali, ovvio. Niente più tessere, niente più ingressi. La riduzione dei costi non può permettersi di guardare in faccia nessuno, nemmeno se ti chiami Gianni Rivera. Però lasciatemelo dire: è per colpa dell’ingresso omaggio di Schnellinger se il Milan non può permettersi di comprare Messi e CR7? O è con il costo del biglietto di Massaro che i rossoneri possono rientrare o meno nei parametri del Fair Play finanziario? Qualcuno potrebbe dirmi “è l’economia aziendale, bellezza”, o ricordarmi che “è pelo a pelo che si fa il pennello”, e forse avrebbe ragione. Ma io, nel mio piccolo, gli ricorderei che la campagna di marketing del “club più titolato al mondo” (aridaje…) il Milan la può fare anche grazie alle Coppe vinte da quei signori ormai anziani.
E per questo, se non per riconoscenza, meritano rispetto, ancora prima che una tessera.


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