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          GLI ARTICOLI DI GLMDJ
Calcio giocato di S. BIANCHI del 29/11/2014 10:47:32
Vigilia di Derby

 

Nelle grandi città del settentrione d’Italia, agli albori del calcio proliferò una moltitudine di squadre: le sfide a eliminazione tra queste, i primi derby, erano una sorta di qualificazione per giungere a disputare un campionato a livello nazionale. Quando il regime fascista capì che il calcio poteva essere una buona fonte di propaganda politica, furono favorite fusioni e accorpamenti di queste squadre pionieristiche, in modo da favorire altre realtà locali nel partecipare al movimento calcistico. Si salvarono da questa normalizzazione le grandi squadre del nord, con tifoserie ben radicate e squadre già protagoniste di gesta sportive importanti, con Torino, Genova e Milano che mantennero due squadre, così come la Capitale, in cui i dirigenti laziali rifiutarono di confluire nella neonata AS Roma. Il derby più antico è quello di Genova, con i rossoblù a giocarsi nel tempo la supremazia locale con Andrea Doria, Sampierdarenese, Liguria e Dominante, mentre risale solo al 1946 il derby con la Sampdoria. Del 1909 il primo derby Inter-Milan, del 1929 il primo derby capitolino: ma è quella di Torino, la stracittadina più antica tra squadre ancora esistenti.

Il primo derby della Mole si svolse nel 1907 tra la Juventus e il neonato Torino, e si risolse con l’inusitata vittoria di quest’ultimo. Un risultato del genere può apparire strano, ma la storia ci rende conto del motivo di tale risultato. I bianconeri erano reduci dal primo scudetto del 1905, ma l’anno successivo il presidente e maggior finanziatore Alfredo Dick, molto contestato per i propri metodi dittatoriali che assumeva proprio in ragione del proprio potere economico, lasciò la società, unendosi alla Torinese e creando il Football Club Torino. Non sarebbe stato un gran problema, sennonché Dick, ricco imprenditore, oltre ai propri denari, scippò la società dei migliori giocatori, forte del fatto che erano stipendiati dall’industria di sua proprietà. Furono anni bui per i nostri colori, che toccarono il fondo nel 1913, sfiorando il fallimento e la retrocessione: la rinascita iniziò dopo la fine della Prima Guerra Mondiale con le presidenze di Hess e Corradino.

Ma il tempo è galantuomo e quella lontana, prima vittoria del Torino, è stata ampiamente vendicata dagli eventi. A parte la nemesi storica rappresentata della necessità di una propria rifondazione per il fallimento del 17 novembre del 2005, i granata, rispetto ai bianconeri hanno in bacheca venticinque Scudetti e quattro Coppe Italia in meno, non considerando gli spiccioli rappresentati delle sei Coppe di Lega. Il gap è profondo anche in campo internazionale, ove i cugini possono vantare (si fa per dire) una Mitropa Cup e una Coppa Dell’Amicizia, mentre i nostri trofei internazionali (segnalo solo i principali per rispetto dello spazio) sono rappresentati da due Coppe Intercontinentali, due Coppe dei Campioni, una Coppa delle Coppe e tre Coppe UEFA. Oltre alla giustizia operata dalla Storia, ci fu anche una piccola, immediata vendetta: lo svizzero prepotente, ben novantasette anni prima che la vulgata attribuisse la stessa avventura a tale Paparesta da Bari, fu chiuso a chiave negli spogliatoi, da dove cercò invano di capire l’andamento della gara.

Molto più efficaci gli scherzetti che Giampiero Boniperti faceva ai portieri granata: il Biondo di Barengo, notoriamente molto maligno quando si trattava del Torino, ha trafitto i portieri granata ben quattordici volte, top scorer assoluto dei derby della Mole, titolo che cita spesso e volentieri. Al secondo posto c’è Gabetto, con sette segnature nella rete granata e cinque in quella bianconera ma, né le une, né le altre erano autoreti, bensì frutto del cambio di casacca; al terzo posto il torinista Paolino Pulici (nove gol) e al quarto lo juventinissimo Farfallino Borel (otto bersagli).

Se Boniperti è il goleador principe del derby, il re della panchina è Giovanni Trapattoni (con tredici stracittadine conquistate), seguito da Carcano con sette e infine, ben staccato, dal torinista Radice con cinque. Di là da goleade date e ricevute, se il torinista Kämpfer, con quattro reti è il miglior marcatore di sempre in una sola partita (nel preistorico 1907), ci siamo vendicati con gli interessi quando abbiamo conquistato la nostra prima Coppa Italia (1937/38), grazie alla doppia vittoria sui granata, sia all’andata che al ritorno. Se i cugini vantano la “buca di Maspero”, che ci costò la segnatura del rigore della vittoria per quattro a tre (14 ottobre 2001), quel gesto di alta sportività è ampiamente controbilanciato dall’esultanza di Enzino Maresca dopo il suo gol del due a due, festeggiato a tutto il campo col gesto delle corna, a somiglianza del toro (animale) e di Ferrante (capitano granata): era il 24 febbraio 2002.

Se sono “solo” 188 le gare ufficiali tra le due contendenti, la colpa è dei granata, per le dodici stagioni in cui hanno giocato in serie B, ma un po’ anche di Guido Rossi, responsabile principale, seppur non unico, del nostro anno di purgatorio (il 2006/07, tante volte qualcuno l’avesse dimenticato). In queste 188 occasioni la Juve ha vinto 79 volte contro le 55 del Torino, 273 le reti bianconere, 232 quelle granata. Invero, la nostra supremazia non è stata costante, col Torino superiore negli anni quaranta e negli anni settanta e il dominio bianconero nella prima metà degli anni trenta, negli anni cinquanta e dagli anni ottanta in poi, specie nelle stagioni più recenti. Ed è proprio pensando a questo che vado a chiudere, con l’augurio al Torino di consolidare, domenica prossima, il suo record di partite senza vittorie (sedici, dal 3 dicembre 1995 a oggi) e alla Juve di incrementare, sia il record delle vittorie consecutive (sei, dal 25 ottobre 2008 a oggi), sia il primato dei 910 minuti senza che la porta bianconera abbia avuto da capitolare (dal 24 febbraio 2002 a oggi). Forza, ragazzi!

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