Gent.mo Christian Raimo,
desidero esternarle sinceramente il mio punto di vista e le mie sensazioni a riguardo del terzo punto da lei enunciato fra le profonde motivazioni del rinnegamento della sua fede juventina nell’articolo di Internazionale.it con riferimento alla tragedia dell’Heysel.
Se proprio di “scena” lei parla, con tanto di video allegato al suo pezzo, ancora per l’ennesima volta davanti a quei morti e al dolore non lenito dei loro familiari utilizziamo la provincialistica ribalta del nostro piccolo tornaconto e anteponiamo alla memoria dei caduti il senso ultimo di quel trofeo.
Le spiego meglio. Capita nei baretti di provincia, a me è successo persino nell’anticamera del mio dentista, di ascoltare peana dileggianti l’etica bianconera su quella Coppa per cui senza dubbio è facile stracciarsi le vesti come i farisei nel tempio, ma ignorando, da qualunque punto di osservazione interessato o disincantato dei fatti che
il sangue di cui è colma non è proprietà di nessuno, né della Juventus Football Club, come ebbe a dire tuonando Otello Lorentini, Presidente dell’Associazione tra i familiari delle vittime dell’Heysel,
né tantomeno di chi ne faccia un uso improprio per becero e malevolo antagonismo o per spicciolo moralismo. Dicesi “heyselismo”, come da qualche parte ho letto, il nuovo conio di un neologismo di chi malignamente si arrampica sui quei morti pur di denigrare e sminuire il valore sportivo dell’odiata avversaria.
Il penoso rischio davanti a quelle vittime è che si rischia tutti quanti di steccare nel coro della cattedrale.
Sarebbe più consono un religioso silenzio per nutrirne il rispetto e la memoria nelle date e nelle sedi opportune.
Anche lei come altri, non ha speso mezza parola per loro, concentrandosi sul valore sportivo di quella coppa. Lei pensi che a Bruxelles bandiere juventine hanno mestamente ricoperto tre interisti. Sono caduti per l’amicizia che li legava a compagni di viaggio di un’altra fede. Perché il calcio, vede, a qualunque latitudine geografica è amore. Lo abbiamo sputtanato anche noi, non solo Moggi e il farmacista.
Il fanciullino che le vive dentro è rimasto a letto da quando ha saputo dei morti... Prendiamone atto, ma io penso che alla nazione potrebbe tornare molto più utile come insegnamento etico ricordare più quel ragazzino che si è addormentato a Bruxelles abbracciato a suo padre sulle gradinate di uno stadio di merda e che nel letto di casa a Cagliari non ci ha mai più dormito.
Il problema, caro Raimo, qualche volta è scriverlo.
Con rispetto.
Domenico Laudadio (Custode www.saladellamemoriaheysel.it)Perché ho smesso di tifare per la JuventusLa nostra pagina facebook
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