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Editoriale di S. BIANCHI del 19/12/2014 15:14:27
La Stella di Lucidio Sentimenti

 

A Torino in pullman per l'amata Juve, come il solito siamo arrivati presto, per consentire ai ragazzi che vanno in curva di poter entrare per tempo. Noi vecchietti, invece, ci siamo diretti passo passo al Cammino delle Stelle, quella sorta di riedizione bianconera della Walk of Fame di Hollywood Boulevard. Una sosta particolare davanti alla stella di Lucidio “Cochi” Sentimenti è stata d’obbligo, per un pensiero a quel grande portiere scomparso recentemente, che nonostante gli anni e gli acciacchi, sorretto da Del Piero, volle essere presente alla sfilata delle vecchie glorie per l’inaugurazione dello Stadium. Il gioioso ricordo di quell’8 settembre 2011 stempera un attimo la tristezza per la sua morte ed anche il disappunto per una carriera, che per cause indipendenti dalla sua volontà, non poté svilupparsi appieno.

Nato in provincia di Modena il primo luglio del 1920, oltre che cugino di Lino Sentimenti (centrocampista del Modena), era soprattutto il quarto di cinque fratelli, tutti calciatori: Ennio, Arnaldo, Vittorio (noto anche come Sentimenti III, dal 1941 al 1949 ottimo centrocampista alla Juventus) e infine Primo, più noto come “Pagaia” che come Sentimenti V. Ovvio che il nostro, parte il soprannome “Cochi” che si portava dietro fin da bambino, forse per la piccola statura, fosse noto come Sentimenti IV.

Raccontano che la sua carriera calcistica sia iniziata con una lettera, dal contenuto semplice e chiaro, inviata alle società calcistiche della sua zona: “Ho quindici anni, faccio il garzone calzolaio a 15 lire la settimana, vorrei giocare. Va bene qualsiasi ruolo. Anche portiere”. Il Modena risponde e Lucidio, nel 1938, sedicenne senza un ruolo preciso, si ritrova a giocare in giallo-blu: si vede in porta, come il suo idolo Combi, ma anche in attacco. Affermandosi infine come portiere, pur rimanendo valido rigorista, in Napoli-Modena del 17 maggio 1942, è designato a calciare il penalty contro… Sentimenti II. Lucidio fece il suo dovere e mandò Arnaldo da una parte e il pallone dall’altra … perdendo per due anni il saluto del fratello.

Nella stagione 1941/42, la nostra porta è difesa da ben cinque portieri che si alternano: per il campionato seguente, la Juventus del presidente Dusio trova in Sentimenti IV un portiere di sicuro affidamento, cosicché Lucidio raggiunge il fratello Vittorio in bianconero. Dopo qualche tentennamento iniziale, culminato con “un gran mal di vita” per raccogliere le tante reti subite in un derby col Torino, diviene l’indiscusso proprietario della maglia numero uno, che indosserà fino al 1949. La carriera bianconera di questo grandissimo portiere ebbe due ostacoli: la contemporanea epopea del Grande Torino e gli eventi bellici della 2° Guerra Mondiale, che gli consentirono di disputare in bianconero, oltre al campionato di guerra 1942/43, solo quattro campionati “regolari”. Prematuramente giudicato a fine carriera, lascia il suo posto a Giovanni Viola per passare alla Lazio, dove disputa alla grande cinque campionati per poi finire la carriera tra Vicenza, Cenisia e Talmone Torino.

Di lui si ricordano anche nove partite con la Nazionale, tra cui quel 3-2 sull’Ungheria, nel maggio 1947, in cui Cochi è l’unico bianconero della formazione di Vittorio Pozzo, per altri dieci undicesimi costituita da granata. Nel 1960, appese le fatidiche scarpe al chiodo allena dapprima le giovanili del Cenisia e poi, per qualche anno, quelle della Juventus per poi ritirarsi a vita privata, ma rimanendo a vivere a Torino.

Non era molto alto, solo un metro e settanta, ma atleticamente era un fenomeno. Le cronache lo raccontano non appariscente tra i pali, segno evidente di senso della posizione e ottima scelta di tempo, dotato comunque di forza esplosiva nelle gambe, grande elevazione nelle uscite alte e di un colpo di reni formidabile, che non facevano rammaricare per l’altezza non irresistibile. Il suo marchio di fabbrica erano le “uscire di piede” a rubare la palla all’attaccante lanciato a rete, i piedi protesi in avanti, col corpo all’indietro, entrate di diritto nella storia del calcio al pari delle rovesciare di Parola e i tunnel di Sivori. Queste uscite con i piedi erano frutto della sua convinzione di poter arrivare sul pallone prima con i piedi che con le mani: fatto sta che col suo tackle in scivolata riusciva spesso a intercettare il pallone. Se vogliamo cercare un difetto al portiere rigorista, lo troviamo in una certa superficialità nel valutare come “fuori”, tiri che invece s’infilavano a fil di palo.

L’ultima uscita (pubblica) di Lucidio Cochi Sentimenti, come detto, è avvenuta all’inaugurazione del nostro nuovo stadio, col maxischermo a evidenziare le sue lacrime di commozione per la standing ovation che salutava il più anziano titolare di una delle cinquanta stelle dello Stadium. Forse non è stato il primo a tirare i rigori, ma certamente è stato l’unico a giocare in maniera anche stabile, da attaccante, in partite ufficiali di campionato.

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