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Calcio giocato di S. BIANCHI del 22/12/2014 08:54:05
Storie di Supercoppa di Lega

 

La Supercoppa di Lega è un trofeo nato nel 1988, in partita unica sul modello della Charity Shield inglese, che si disputa tra le vincenti del campionato e della Coppa Italia. Solitamente la gara si disputa in casa della vincente del campionato, e se questa, come avvenuto quattro volte, si è aggiudicata entrambe le competizioni, disputa la Supercoppa con la finalista sconfitta in Coppa Italia. Su ventisei edizioni, dal 1993 è stata disputata all’estero sei volte, generalmente per motivi finanziari, con la Juventus che se l’è aggiudicata tre volte, ma il conto totale dei trofei conquistati è in parità tra Milan e Juventus con sei coppe ciascuno. Altrettante sono le coppe alzate al cielo dal capitano della squadra vincente in Coppa Italia. Tra i giocatori ancora in attività in Serie A, sono Buffon e Totti ad aver disputato la coppa più volte, cinque a testa, con Gigi che è anche chi ne ha vite di più: una col Parma e quattro con la Juventus.

Di storia però, a parte ricordare che di questa coppa siamo i detentori, c’interessa quella più legata all’attualità, a quella sfida col Napoli che il ventidue dicembre, allo Jassim Bin Hamad Stadium di Doha, in Qatar, assegnerà il trofeo di quest’anno. Il nostro avversario è quel Napoli vincitore di un’unica edizione della Supercoppa, guarda caso ai nostri danni, nel 1990. Era il Napoli di Maradona, ma Albertino Bigon, accanto all’argentino, quella sera poteva schierare accanto a campioni del calibro di Giovanni Galli, Ferrara, Alemao e Careca, molti altri buoni giocatori come Crippa, De Napoli Silenzi e Massimo Mauro. Noi, agli ordini di Maifredi, accanto a Roberto Baggio potevamo opporre, oltre al sempiterno Tacconi, qualche buon giocatore come Andrea Fortunato, De Agostini, Hassler, Marocchi, Casiraghi e Schillaci, assieme ad altri che Gianni Brera avrebbe denominato “onesti pedatori”.

Quella volta la Juventus fece una magra figura. Non vale recriminare per qualche sospetto di fuorigioco nelle prime segnature partenopee: la partita fu sempre in mano ai nostri avversari e la rete di Baggio, che ci portò al momentaneo due a uno, non influì per niente sull’andamento della gara, ampiamente chiusa già alla fine del primo tempo. Il cinque a uno finale ci fece capire che quell’annata era iniziata male e sarebbe proseguita peggio. C’eravamo messi in quella situazione per l’improvvisazione di chi, non del mestiere, pensava che per ricalcare i successi del Milan di quei tempi, bastasse scimmiottare Galliani e Braida, assumendo un allenatore “zonaiolo” pressoché sconosciuto (come Sacchi) per ripetere i successi dei rossoneri. Luca Cordero di Montezemolo licenziò in malo modo Dino Zoff, che in due anni, aveva condotto una Juve “operaia” alla conquista di una Coppa Italia e una Coppa UEFA, per assumere lo “zonaiolo” Maifredi, come se giocare a zona fosse stata l’unica caratteristica di “quel” Milan. Gli errori si pagano, ma mentre per Montezemolo il passaggio ad altro incarico fu indolore, quella Juventus che praticava il gioco a zona senza pressing (!), oltre a quella magra figura col Napoli in Supercoppa, arrivò così indietro in campionato da rimanere fuori dalle coppe europee, la prima vota dopo ventott’anni. La restaurazione dell’anno dopo, cioè il ritorno di Boniperti e Trapattoni, traghettò quella Juventus tragica, alla Juve vincente della Triade.

In confronto, è quasi di ieri la seconda sfida col Napoli, la Supercoppa disputata a Pechino nel 2012. Una Juventus, stavolta competitiva, prevalse sul Napoli per quattro a due, dopo una gara condotta allo spasimo e terminata ai tempi supplementari. I primi novanta minuti si erano chiusi sul due pari: Cavani aveva portato in vantaggio i partenopei ma Asamoah aveva presto riportato il risultato in parità; nuovo vantaggio napoletano con Pandev e pareggio su rigore di Vidal a un quarto d’ora dalla fine. Nel primo dei due tempi supplementari, il conto è chiuso dall’autorete di Maggio e dal gol di Vucinic. Le espulsioni per doppia ammonizione di Zuniga e di Pandev (rosso diretto per frase irriguardosa al segnalinee), fecero perdere la calma al sulfureo allenatore del Napoli e soprattutto al suo iracondo Presidente, tanto che la squadra sconfitta non partecipò alla cerimonia di premiazione. Un comportamento isterico che ha vanificato agli occhi del mondo lo spettacolo di una bella gara. Segno evidente che il pragmatismo realistico-sportivo del buon Vujadin Boskov, sulla panchina del Napoli per ben due anni, non ha lasciato traccia alcuna. Speriamo anche stavolta di assistere a una bella gara, senza essere ammorbati da scene isteriche.


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