Nelle ultime uscite abbiamo assistito a una Juve arrembante fin da subito, che magari sblocca il risultato con pieno merito già nella prima fase della gara, ma che poi si siede e lascia venir fuori gli avversari (Inter, Napoli, Samp e via risalendo nel tempo).
Se Gianluigi Buffon ha ammesso un peccato di presunzione «
Passiamo dalla consapevolezza mista a presunzione di essere la squadra più forte a doverci piegare di fronte al fatto di impaurirci alla prima avversità. Dobbiamo maturare definitivamente se vogliamo prenderci un posto di rilievo, specie in Champions League», vuol dire che il problema esiste e dice che forse certi freni non risiedono nel modulo o solo nel contesto europeo o italiano.
La scossa serve e serve subito, altrimenti questo modo di aggredire gli avversari dall'inizio rischia di diventare un bluff tattico-agonistico che non impensierirà più nessuno. Tanto se alla lunga nel corso dei novanta minuti si accuserà il solito calo di tensione, gli avversari sanno che fino all'1-0 se la possono giocare.
Poco importa poi se nel corso della gara la sferzata debba venire dall'allenatore (a cui evitiamo paragoni col recente passato) o dagli stessi giocatori (e qui il paragone ci starebbe visto che qualcuno aveva espresso il desiderio di dimostrare di saper fare a meno del martello che aveva in panchina), l'importate è esserci per tutti i novanta minuti.
I tifosi vorrebbero risparmiarsi altri secondi tempi come quello di ieri sera. Per questo ci sono solo due vie: o la Juve la gioca dal primo minuto fino all'ultimo secondo, o bisogna fare come Boniperti e andare via (spegnere la TV) alla fine del primo tempo.
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