Una delle battute meglio riuscite dopo Roma-Fiorentina 0-2 recita: “Il violinista è stato suonato dalla viola...”. Quel gesto, quell'imitar di violino, perseguiterà Rudi Garcia per tutta la carriera, quasi un'insolente colona sonora vibrata dal crine di un archetto.
È capitato anche qualche sera fa, ero in auto, tornavo a casa per vedermi in televisione Udinese-Juventus. Radio come sempre accesa e ... toh! Ogni tanto anche Virgin Radio trasmette qualcosa dei Jefferson Airplane. Il tempo di gustarmi il magico violino elettrico di Papa John Creach quando, terminata la canzone, il dolce ricordo di Grace Slick, Paul Kantner e Jorma Kaukonen lascia il posto al pensiero di un diverso violinista, peraltro virtuale, a disturbare i miei piacevoli ricordi di ventenne (nel ... 1972).
Il ricordo del violinista virtuale (e della Roma) disturbano, e parecchio, anche i pensieri della valorosa banda Sarri, al solo riandare della loro mente al doppio scippo subito in undici giorni in zona Foro Italico. Guarda caso, proprio da quella squadra che dovrebbe (a sentire il violinista) vincere la volata scudetto sulla Juventus.
Un consiglio al Signor Garcia: lasci il violino a chi sa suonarlo. In casa sua ha grandi interpreti di quello strumento, io ne conosco due soli, ma eccezionali: spenda qualche soldo e si faccia una cultura. Non sprechi fiato a chiedere in qua e il là, i nomi glieli faccio io. Si compri qualcosa di Stèphane Grappelli (nato Stefano e senza accento sulla “i”) o di Jean Luc Ponty. Sentiti tali Maestri, forse non avrà più il coraggio di far loro il verso, oltretutto senza neanche far ridere.
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