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          GLI ARTICOLI DI GLMDJ
Editoriale di L. BASSO del 20/10/2009 16:40:13
L' Italia di Piero

 

Sicuramente quasi tutti gli amici del Forum conoscono Simone Cristicchi. Sì, quello che voleva “cantare come Biagio Antonacci” e che vinse Sanremo con una struggente storia d’amore ambientata in un Ospedale Psichiatrico.

Quello che forse non tutti conoscono è un suo pezzo chiamato “L’Italia di Piero”; sgombriamo subito il campo, niente a che vedere con il Piero che “dorme sepolto in un campo di grano”, né con il magro, celebre politico del PD, come molti sospettavano all’uscita della canzone.

Piero siamo noi, perché Piero è l’italiano medio.

E’ il tipico “cazzaro del bar” che tutti, prima o poi, abbiamo incontrato: quello che ha scoperto (per citare la canzone) che “Borghezio ha una nonna tunisina”, quello che “si era dato fuoco davanti al Parlamento” ma che è stato salvato da un diluvio provvidenziale, quello che è amico di tutta la gente che conta, quello che è capace di imprese mirabolanti ma che –chissà perché- tutti ignorano.
Un po' come noi che raccontiamo di aver giocato da ragazzini contro Totti e Del Piero e di avergli fatto tre tunnel, o di essere stati il primo ragazzo, ai tempi dell'adolescenza, di Monica Bellucci o di Elisa Isoardi.

In questo italico florilegio raccolto da Cristicchi non poteva mancare, nella nostra Italia pallonara, un verso dedicato al Male per eccellenza: E’ stato lui, Piero, a intercettare le famose “telefonate a Moggi”!!!
Ovviamente il nostro misconosciuto eroe non ne ha avuto alcun riconoscimento, ed i tre-quarti di Italia anti-juventina non sanno che devono ringraziarlo per tutta la vita per ciò che dice di aver fatto (ma anche il restante quarto non sa che dovrebbe corrergli dietro con un manico di zappa, per cui non gli va del tutto male, aggiungerei io…).

Al di là della canzonetta, il buon Cristicchi ci dà l’occasione per riflettere… Ma quanti sono i Piero in Italia?

Nel mondo del calcio, poi, penso che la “pieraggine” sia un requisito a dir poco essenziale per poter rivestire un qualsivoglia ruolo…

Non a caso, leggevo qualche tempo fa le parole di un procuratore: costui sarebbe (a suo dire) un’autorità nel calcio dell’Est, e la sua competenza sarebbe seconda solo alla sua grande umanità.
Raccontando il fattaccio di cronaca che, come sappiamo, ha coinvolto di recente un ex-juventino, questa persona ha saputo dire, nell’ordine, che:
- lui ha un fiuto tale per i giovani campioni che –penso- basti portargli l’ecografia della madre per sapere se il nascituro sarà un portiere o una punta;
- la Romania del pallone è praticamente l’orticello di casa sua e guai a chi glielo tocca (azz… e le leggi anti-trust in materia di procure?);
- se un giocatore gli ha tolto la procura è solo perché ci si è infilata in mezzo la GEA con i suoi metodi da mafiosi (eccolo là, mi mancava…);
- il fattaccio di cui sappiamo è stato sicuramente causato dalle manovre di Moggi (aridaje!);
- quando il giocatore ha visto infine la luce, è tornato e lui “quand’era ancora lontano lo vide, gli corse incontro e lo baciò” (Luca 15, 20).

Sempre ultimamente, hanno destato scalpore le affermazioni di un tecnico di nota fama, che intervistato a proposito della sua lunga carriera e dei nuovi nomi sulle panchine più prestigiose, ha risposto più o meno così:
 quello che la stampa italiana osanna come il nuovo Messia è solo una pippa (specie perché non essendosi ancora lui dimesso dal suo ruolo di “consacrato”, è impossibile che un altro lo rivesta!);
 che in Italia il suo stile ed il suo gioco sono sprecati perché si guarda troppo al risultato e non allo spettacolo. Verissimo. Ma se in Italia 999 squadre giocano con una punta alla Schillaci Italia 90 e sette difensori, ostinarsi a sfidarle col “calcio-spettacolo” è come cercare di buttar giù un muro a testate e poi lamentarsi perché ci siam fatti male alla testa.
 nonostante la sua lungimiranza e la sua preparazione, in Italia non ha mai vinto nulla perché i giochi erano già decisi prima dell'inizio dei campionati. Bene, a questo punto si presume che, appena messo piede all'estero, il nostro cervellone abbia fatto incetta di trofei e coppe in ogni dove; fammi un po' vedere: Fenerbahce... cacciato; Stella Rossa... cacciato; ...ammazza, ma 'sti poteri forti allora son forti davvero! E non solo in Italia!

A volte i Piero sconfinano dal campo del “cazzarismo” a quello della psichedelia, per non dire della psicopatia. E' il caso dei dirigenti di una delle cosiddette “piccole”, che ama ancora ricordare i tempi in cui era “uno squadrone che tremare il mondo fa”, il team della città delle “tre T”: tortellini, tette e... tromboni che nemmeno Bob Marley, a giudicare da ciò che leggeremo...
Moggi è il diavolo, e fin qui ci siamo. Anzi, è Azatoth in persona, uscito dai libri di Lovecraft ed entrato negli annuari del calcio. Per sua natura, questa entità sovrannaturale e blasfema ha sempre pasteggiato col sangue delle cosiddette “provinciali”, vittime sacrificali necessarie ai suoi oscuri disegni. E tra queste non poteva mancare la squadra di cui parliamo. Anche il più tardo capirà, a questo punto, quanta sorpresa possa destare il fatto che i dirigenti abbiano evocato... ops, contattato proprio Moggi per dargli un ruolo da dirigente. Ma la sorpresa diventa doppia se, dopo manco una settimana, gli stessi dirigenti si lamentano per “il ritorno di fantasmi del passato” che gli hanno causato arbitraggi, per così dire, “pilotati”.
Ricapitoliamo: prima dico che Moggi è il Male incarnato, poi lo voglio assumere, poi dico che siamo tornati ai tempi di Calciopoli in cui Moggi faceva il bello ed il cattivo tempo. Scusate ma mi gira un po' la testa...

Infine non poteva mancare il Piero megalomane, i cui semi nefasti -ahimè- hanno anche germogliato tra le fila della nostra amata squadra; luogo del contagio sono probabilmente stati gli spogliatoi dell'Under 21, giacché dopo le esternazioni di quel tale che prevede di ricevere presto una richiesta per lo scambio delle maglie da Cristiano Ronaldo che lo eleggerà a suo mito personale (cioè, mica pizza e fichi...) anche uno dei nostri giovani si è sentito in dovere di esternare.
Dopo alcune domeniche in panchina, il nostro piccolo grande eroe (che a dir la verità rimane uno dei migliori talenti in circolazione) ha tirato fuori il suo perché: “fossi stato brasiliano giocherei di più”. In una sorta di razzismo all'incontrario, infatti, gli sarebbero preferiti altri giocatori solo per esigenze di passaporto: vice Nedved fino all'anno scorso, ora vice Diego...

A chiudere il cerchio dei Pieri non poteva intervenire una nostra conoscenza già citata incidentalmente all'inizio, come il famoso cane che si morde la coda. Problemi di passaporto li ha avuti anche il cosiddetto Special UAN (no, Signor Oriali, stia lì, non l'abbiamo chiamata, stavolta non serve...).
Infatti, al contrario del nostro giovane atomico, lui lamenta che “non lo lasciano in pace perché è straniero!” Già, vero. Poverino. Tutti razzisti contro di lui perché è piccolo e nero.
Provi a raccontarlo ad un immigrato magrebino menato dai naziskin o a quattro ambulanti senegalesi visitati dalle cosiddette “ronde”. Di sicuro troverà tanta solidarietà.

Che fare? C'è un rimedio contro i Pieri? Almeno nel calcio?
Non lo so. Temo proprio di no. Una volta mi dissero che “l'uomo è un animale razionale, che impara dai propri errori”. Oppure, che “studiare la storia serve ad imparare gli errori del passato e a non ripeterli in futuro”.
Chissà.
Sarà per il mio innato pessimismo, ma penso che la risposta migliore la dia proprio Cristicchi alla fine della sua canzone, con uno scambio di battute pungente:

“LA STORIA CI INSEGNA!” “...ma checc'inzegna?”

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