Il refrain dell'anti-juventino militante è da sempre lo stesso:
vincete in Italia perché rubate, poi all'estero non combinate niente. A parte alcuni record di immediata lettura (per esempio, la Juve fu la prima squadra, poi imitata da Bayern, Chelsea e Ajax, a vincere le tre principali competizioni europee: Coppa dei Campioni, Coppa delle Coppe e Coppa Uefa), il conteggio delle Coppe dei Campioni si ferma a due, una delle quali negli ultimi vent'anni.
Ma è proprio nell'ultimo ventennio (1996-2015) che la Juve è riuscita a raggiungere ben 5 finali di Champions League:
il cammino dei bianconeri nella più importante competizione europea è arrivato fino all'ultimo capitolo nel 1996, 1997, 1998, 2003 e 2015.
Come la Juve, solo il Bayern Monaco ha disputato cinque finali (1999, 2001, 2010, 2012, 2013). Poi,
seguono a quota quattro il Barcellona (2006, 2009, 2011, 2015),
il Real Madrid (1998, 2000, 2002, 2014, tutte vinte) e
il Manchester United (1999, 2008, 2009, 2011).
Purtroppo, la differenza l'ha spesso fatta quell'ultima partita, che
la Juve ha perso il più delle volte partendo favorita. Negli ultimi vent'anni, questa sarà la seconda finale in cui i bianconeri entreranno in campo avendo un pronostico contrario: la prima fu con l'Ajax (anche se non così nettamente sfavorevole).
Le fortune bianconere cominciarono proprio nel
1996, quando la Juve, tornata in Coppa dei Campioni dopo 9 anni, riuscì immediatamente a raggiungere la finale, per poi vincerla contro i campioni d'Europa in carica. Gli artefici di quel successo furono principalmente tre dirigenti ed un allenatore che resteranno nella storia per essere stati tra i più bravi e vincenti in assoluto:
Moggi, Giraudo, Bettega e Lippi. Nonostante l'alternarsi di allenatori sulla panchina bianconera, le prime quattro finali dell'ultimo ventennio hanno sempre visto quei quattro protagonisti.
Nel
2006, il terremoto provocato da
farsopoli interruppe il lavoro dei primi tre, mentre il quarto stava per vincere un
Mondiale a Berlino, con una
nazionale costituita in gran parte dai giocatori che aveva allenato proprio alla Juve.
Da quel momento,
ci sono voluti 7 anni per rivedere una Juventus degna di quel nome in Europa. Purtroppo, nel frattempo le altre corazzate del Vecchio Continente hanno fatto passi da gigante, tanto dal punto di vista economico quanto da quello sportivo. Ma la Juve è tornata, grazie a quella mentalità del lavoro, senza sorrisi e parole al vento, che una dirigenza rivelatasi ottima tanto dal punto di vista sportivo quanto da quello manageriale ha applicato in maniera scrupolosa. Anche in questo caso, non potevano essere sufficienti dei bravi dirigenti: serviva anche un allenatore capace di trasmettere la mentalità vincente. L'impresa è riuscita a
Conte, che ha portato una ventata di
"antica novità" in casa Juve: l'antica volontà di vincere sempre, appoggiata su metodi di lavoro all'avanguardia, che hanno dato immediatamente i loro frutti.
Dopo il triennio di Conte, è toccato ad
Allegri alzare ulteriormente l'asticella: la sua capacità di mantenere tutto ciò che di buono gli aveva lasciato il predecessore, aggiungendo un po' alla volta tanto del suo ed interpretando in maniera perfetta ogni momento della stagione, è stata straordinaria. Come straordinari sono stati i risultati ottenuti:
quinta finale di Coppa dei Campioni in 20 anni, trentatreesimo Scudetto (quarto consecutivo) conquistato con larghissimo anticipo e la ciliegina della decima Coppa a Italia tanto per non lasciare neanche le briciole alla concorrenza.
In tutta questa epopea, restano
due rammarichi Il primo è sportivo: considerando l'andamento strepitoso in Champions League della Juve di questi anni,
avere alzato una sola coppa lascia un po' di amaro in bocca. Abbiamo dovuto fare i conti con qualche episodio non proprio fortunato (poche squadre hanno perso una finale con un gol in fuorigioco di un metro e mezzo, tanto per fare un esempio...), ma ci abbiamo messo anche tanto del nostro, perdendo contro squadre come Borussia e Milan, che ci erano nettamente inferiori. Ma il rammarico più grande è quello di avere subito un'
ingiustizia che ci ha tolti di mezzo per tanti anni, costringendoci poi a ripartire con un handicap difficilmente recuperabile.
Ora siamo nuovamente lì e tornano in mente le parole di Butragueño, al momento del sorteggio delle semifinali: "
Affronteremo una squadra leggendaria, il ritorno della Juventus a questo livello è importante". Proprio così:
le leggende sono tornate al loro posto. Godiamocelo! La nostra pagina facebook
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