Il ricordo del figlio FrancescoEsattamente 112 anni fa – era il primo novembre 1897 – nasceva la Juventus. In oltre un secolo di storia, la Signora è diventata tale grazie alla grandezza dei suoi protagonisti.
Uno di questi, indimenticabile, è il Presidente che vide l’alba della Juve anni ‘90: quella degli scudetti dell’era-Lippi, della Coppa Campioni alzata in una splendida notte romana, della Coppa Intercontinentale vinta con un gran gol di Del Piero e di una valanga di altre competizioni dominate, esaltando i propri tifosi.
Vittorio Caisotti di Chiusano è stato un grande avvocato, un vero amico della famiglia Agnelli, ma soprattutto una di quelle persone grazie alle quali possiamo vantarci di essere Juventini.
Di seguito, in occasione dell’anniversario della fondazione della Juventus, pubblichiamo un ricordo scritto dal figlio Francesco, che ringraziamo per lo splendido regalo che ci ha voluto fare. Ciao a tutti!
Mi chiamo
Francesco Chiusano e sono
figlio del grande Vittorio, compianto presidente della Juve. Giorgio Cecotti mi ha chiesto di scrivere un articolo su mio padre ed io sono ben lieto di accontentarlo.
Innanzitutto vorrei dirvi che, se mio padre non ci avesse lasciati nell’ormai lontano 2003, tanti dispiaceri e ingiustizie non li avremmo sofferti.
Purtroppo anche la scomparsa dell’Avvocato Agnelli e di suo fratello un anno dopo, hanno lasciato un grande vuoto incolmabile.
La società si è trovata improvvisamente vulnerabile agli attacchi velenosi della giustizia sportiva, di certa stampa e di certe società.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Scudetti contestati e confiscati, accuse ridicole, palate di fango sulla reputazione di una società che ha fatto e farà la storia del calcio. Fa tristezza vedere come in questo paese si dimentichino i meriti e le virtù ma non, invece, i demeriti e le ipocrisie.
Ma ora vorrei soffermarmi sulla figura di mio padre.
Vittorio Chiusano diventò Juventino già in tenera età quando suo padre lo portava a vedere quella Juve che vinse ben 5 scudetti di fila! Trentenne si innamorò della squadra che fu di Boniperti, Charles, Sivori!
Bei tempi! Non dimenticava mai di parlarmi della Juve degli anni 70, la squadra che sfiorò la Coppa Campioni nel ‘73 a Belgrado, sconfitta dal magico Ajax di un certo Cruijff. La squadra che fu di Altafini, Furino, Haller e di un giovane Bettega. Mio padre mi diceva sempre che quella era la squadra che più ricordava con affetto, confidandomi che anche l’Avvocato era della stessa idea.
Quando nel 1989 diventò presidente, ricordo che la sera tornò a casa, mi chiamò insieme agli altri due miei fratelli, ci strinse in un abbraccio forte e disse: “Oggi ho coronato il sogno della mia vita”. Fu una delle poche volte che vidi le lacrime scorrere sulle sue guance.
Vittorio Chiusano ha fatto molto per la Juve. La difese alla fine degli anni 70 quando scoppiò il calcio scommesse. La difese contro gli insulti di un certo Zeffirelli. La difese in ogni sede, ovunque fosse possibile. Per lui essere juventino voleva dire indossare una maglia, un casacca che si doveva onorare e difendere, mai infangare e insudiciare. Prima di ogni partita importante scendeva negli spogliatoi e in un tono tra l’affettuoso e il burbero diceva ai giocatori: “Ricordatevi che dovete onorare la maglia che indossate. Ricordatevi che vi vedono milioni di tifosi. Loro confidano in voi, sperano in voi, hanno pagato e fatto sacrifici per essere qui oggi. Non deludeteli!”.
Così era mio padre! Il suo motto era: “Prima il dovere e poi il piacere”.
Vittorio Chiusano amava il calcio pulito, la competizione ad armi pari ma soprattutto la lealtà.
Purtroppo negli ultimi anni soffriva nel vedere che il calcio stava diventando ben altra cosa.
Non voglio dilungarmi ma ricordo che mi diceva che la rovina del calcio erano i procuratori e un certo Berlusconi.
La Juve ha perso tanto con la scomparsa di mio padre. Vittorio Chiusano era un presidente che amava la Juve, si può dire altrettanto dei Cobolli o dei Blanc, sicuramente non Juventini?
Essere Juventini è ben altra cosa!!
Vorrei concludere con un ultimo ricordo.
Nel ‘90 si giocò un Fiorentina-Juventus. Baggio al suo primo anno nella Juve si rifiutò di calciare un rigore di fronte alla sua vecchia tifoseria. Al termine della partita, mio padre lo fermò negli spogliatoi, lo guardò negli occhi e gli disse: “Se vuoi tornartene a Firenze fai pure, avremmo perso solo un vigliacco!”.
Baggio qualche giorno dopo si scusò e diventò Juventino vero!
Ciao a tutti!
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