Chi ama il calcio non può che ricordare con ammirazione il grande spettacolo che offriva l’Ajax di Cruiff, Neeskens e Suurbier, il Bayern di Maier, Beckenbauer e Müller, la Stella Rossa di Prosnecki, Savicevic e Stojkovic e il Milan di Gullit, Van Basten e Rijkaard. Il grande calcio, chiunque lo giochi, merita ammirazione da parte dei cultori. Per chi fare il tifo, in televisione, mentre guardavi le partite di questi squadroni? Penso che la domanda non si ponesse: è la stessa ammirazione che ti porta a tifare per chi del gioco è maestro, sperando di vedere un’altra magia dopo la gran giocata che hai appena potuto ammirare e dopo un’altra ancora, tanto che la partita, quando giocavano queste squadre, non sembrava mai durare novanta minuti, ma molto meno.
Certo che non ci si può entusiasmare altrettanto per squallidi mestieranti del pallone, che cercano di vincere con un gioco micragnoso e asfittico, ovvero con mezzi non sportivi, che si aggirano per l’Europa a far fare magre figure al made in Italy. Come appassionarsi per quelle squallide gare con cui l’Inter di Velenio Herrera conquistava le sue Coppe dei Campioni (novanta minuti di catenaccio e un gollonzo in contropiede), per vittorie poco convincenti (Inter - Barcellona, sia andata che ritorno, nell’anno del triplete), per situazioni poco chiare (la lattina di Mönchengladbach, con l’Inter ancora all’opera)? Come entusiasmarsi per comportamenti da trogloditi dello sport (il ritiro del Milan per il black-out di uno dei quattro gruppi di riflettori dello stadio di Marsiglia) o per comportamenti volgari (il Napoli, a Pechino, che non si presenta alla premiazione della Supercoppa Italiana 2012)?
Teorico della par condicio in tutti i campi, ho sempre mal tollerato che, a parità di mansione e anzianità, una donna abbia uno stipendio inferiore di un uomo, che all’università una studentessa con un davanzale appariscente ottenga voti migliori di un maschio che conosce la materia d’esame esattamente come lei, che io debba esternare il mio gradimento per le vittorie sportive dei lividi o dei prescritti quando loro non fanno lo stesso nei confronti della mia amata Juventus.
Questo comportamento sportivamente asimmetrico è probabilmente databile dall’affacciarsi della Juventus al palcoscenico europeo, dopo aver per lunghi periodi dominato il calcio a livello nazionale. Vista la difficoltà delle squadre minori dello Stivale a vincere qualcosa ogni tanto, i loro seguaci, in una sorta di vendetta trasversale, tifavano contro la nostra Juventus anche nelle gare internazionali, costringendomi a modificare in parte il mio comportamento: al diavolo il buonismo, basta tifare per la squadre italiane in giro per i campi d’Europa. Specie quando queste non presentano italiani in formazione, com’è spesso avvenuto all’Inter.
Da questa fastidiosa abitudine altruista mi sono liberato con una vaccinazione, proprio come per il tetano: una prima somministrazione e due richiami a tempi opportuni. Ecco: la prima dose della vaccinazione l’ho ricevuta il 26 maggio 1983, di ritorno da Atene. Ne ho parlato recentemente (“Confessioni di un Italiano”, GLMDJ, 15/6/2015 13.50.47).
Il primo richiamo l’ho avuto nel 2006, con la farsa attorno alla Nazionale di Lippi ai Mondiali in Germania: tecnico e calciatori bianconeri, prima considerata gente di malaffare, ladri e complici della Triade, da dover lasciare a casa, tranne poi, Ministra Melandri in testa, festeggiare gli eroi, improvvisamente riverniciati di una patina di onestà dalla vittoria di Berlino.
La terza dose non me l’ha propinata né Guido Rossi, né il mio ex idolo Francesco Saverio Borrelli: questa terza dose, diluita dall’estate 2006 in poi, è stata costituita dal parlare per anni con professionisti e dirigenti del pubblico e del privato, laureati ma cretini, gente che ahimè frequento abitualmente. Tra loro, milanisti che fanno i giustizialisti, arciconvinti che, per Calciopoli, la Juventus avrebbe meritato la Serie B ma, immemori degli incontri notturni nel ristorante di Meani, guarda caso chiuso per turno, tra costui e Kojak-Collina. Per migliorare gli arbitraggi a favore del Milan o per fare anche altre cosette?
Più accaniti gli Interisti, che non hanno mai letto il resoconto delle intercettazioni di Calciopoli, che pure ho loro offerto in edizione integrale, ma ferratissimi nel ripetere a pappagallo le parzialità pubblicate da quel giornale igienico di color rosa e nonostante l’archiviazione di Palazzi a loro favore, continuano a dirsi convinti che la Juventus, minimo, era da Serie C.
Non potevano mancare i fiorentini, a blaterare che la Juve era addirittura da Lega Nazionale Dilettanti perché … non lo sanno nemmeno loro, ma dimenticando che l’unico illecito sportivo vero, evidenziato da Calciopoli, era Lecce - Fiorentina, gara dalla quale notoriamente non fu il Lecce a guadagnarne.
Ecco che posso ringraziare questi poco illuminati personaggi per quel secondo richiamo che per anni mi esenterà dal tifare le loro squadre raminghe per l’Europa. Ma si sa che ogni farmaco presenta effetti collaterali: quello che ha colpito la mia persona, ha determinato una variazione del mio sentimento verso la Nazionale, verso gli Azzurri. Se volete, potremmo parlarne un’altra volta.
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