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          GLI ARTICOLI DI GLMDJ
Editoriale di S. BIANCHI del 21/06/2015 10:41:33
Confessioni di un italiano, terza parte: la Nazion

 

Tutto il sentimento antijuventino che ci segue nelle coppe europee come vendetta trasversale per le nostre vittorie in Italia, ha il principio logico di chi picchia il parente dell’avversario inavvicinabile: oltre che d’imbecillità, sa tanto d’impotenza. L’ovvia reazione verso tale negatività nei nostri confronti ci ha un tantino peggiorato, il porgere l’altra guancia non fa parte dell’etica sportiva e ci siamo uniformati all’andazzo generale: i gufi bianconeri spiegano le ali a ogni rete subita dai cartonati o dai violinisti, pellegrini per il Continente. Gufiamo felici e appagati: la differenza con costoro è che noi, oltre a continuare a vincere in Italia, siamo di casa in Europa e tutto lascia prevedere che resteremo tra migliori squadre continentali per molti anni ancora. Mi spiego meglio: visto il mercato bianconero negli anni più recenti e le manovre di questi giorni, sembriamo proprio sulla buona strada per ripercorrere il cammino sportivo del decennio d’oro della Triade. Ma sto andando fuori tema.

Contro questo sentimento antijuventino di cui abbiamo parlato in precedenza, ho anche scritto come abbia trovato il mio rimedio personale, purtroppo accompagnato da un fastidioso effetto collaterale.  I “Grazie Rep”, “Grazie Magath” (ma grazie Mijatovic quelle capre non l’hanno scritto, avevano paura sbagliare), il processo di Calciopoli (autogeno quanto si vuole, ma cavalcato da tutti), le polemiche attorno alla Nazionale prima e dopo Berlino 2006, hanno innescato in me una reazione che ha coinvolto anche il mio sentimento nei riguardi della Nazionale di calcio.

Nel mio integralista desiderio di rivalsa c’era la speranza che i Dirigenti non prestassero più i nostri calciatori alla Nazionale. Ma figurarsi se con quella campagna del sorriso inaugurata dal fratello alternativo degli Elkann e proseguita con le affermazioni del duumvirato Blanc-Sec e Cobolli-Gigli (“il passaggio in Serie B ci attirerà addosso simpatie”), sarebbe stato possibile non permettere ai nostri di rispondere alle convocazioni Azzurre (tanto più che sarebbe passibile di sanzioni disciplinari). Poi la rabbia scema, il raziocinio prende il sopravvento ed ho compreso che sarebbe stato ingiusto togliere ai ragazzi, scesi in Serie B (quasi tutti) per fedeltà, l’unico possibile palcoscenico internazionale. 

Come cambiai gestore telefonico e pretesi gomme non Pirelli al cambio degli pneumatici, assieme ad altre forme di boicottaggio, per anni non ho guardato alcuna trasmissione di commento sportivo e nessuna partita di calcio in cui non giocasse la Juventus, nemmeno quelle della Nazionale. Il ragionamento, dettato dalla rabbia e quindi passibile di critiche su base logica, era circa il seguente: facciamo così schifo a tutti, siamo la vergogna d’Europa, sono stomacati dal dover giocare nello stesso nostro stesso campionato, ma i calciatori bianconeri, che da sempre hanno costituito il nerbo delle Nazionali azzurre vincenti, li dobbiamo continuare a dare? Magari, per poi riversare su di loro colpe altrui, in caso di risultati non soddisfacenti?

Qualcuno potrebbe dire che è vergogna non tifare per la propria Nazionale. Ma come ho detto, mai sperando che perdesse, il mio interesse verso di lei era prossimo a zero. Non la sentivo mia, era la Nazionale anche “del sentimento popolare” e della FIGC di Guido Rossi. Col tempo, dimenticando i figuri che dettano legge in Federazione e quei “sepolcri imbiancati” che hanno cavalcato Calciopoli, la ragione è tornata in me ed ha ammorbidito la mia visione talebana. Allora: mandiamo pure i nostri in Nazionale, ma per loro stessi, per la gloria, la fama, per la vetrina internazionale e il miglioramento delle condizioni contrattuali, ma sempre con l’occhio, più che alla squadra, ai “miei”, che facciano buona figura e soprattutto che non s’infortunino. Poi ... poi è come la prima sigaretta dopo anni che hai smesso di fumare, ne basta una e ricominci: una bella giocata di Marchisio, una gran diagonale di Chiellini, e senza rendertene conto, tifi ancora per gli Azzurri.

Forse perdóno, ma certo non dimentico. Non dimentico il farisaico “sentimento popolare” che ha portato all’invenzione del “illecito strutturato”, un vile espediente da legislazione borbonica che ha consentito la distruzione della mia Juventus, ha permesso che fossimo vilipesi in tutto il mondo e mi ha tolto il piacere a gustare le partite della mia Nazionale. Non dimentico le quasi risse che, pacifico per convinzione e stazza, mi sono trovato a fronteggiare: la mia risposta ad aggressioni verbali Calciopoli-derivate è stata spesso assai volgare (cosa abbastanza lontana dalla mia persona), ma in quelle circostanze mi veniva molto facile chiamare in causa madri e sorelle altrui, descritte senza giri di parole come disponibili sessualmente su base economica. Il tutto con una schietta parlata toscana, assai poco equivocabile in ogni parte dello Stivale, pronto e dispostissimo anche a menare le mani. Forse non sono più rancoroso di altri amici, ma non mi è ancora passata.

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