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          GLI ARTICOLI DI GLMDJ
Editoriale di S. BIANCHI del 27/06/2015 12:06:00
Leggendo di Ferruccio Mazzola

 

Nel sistemare sul personal computer il materiale raccolto per documentare quanto scrivo, ho notato una cosa impressionante. Sapevo degli ex-calciatori interisti morti per cancro, ma non pensavo che fossero così tanti. Poi mi è venuta in mente l’accusa di Ferruccio Mazzola, come Sandro ex-giocatore dell’Inter, che nel libro “Il terzo incomodo” collegava queste morti al doping che era ampiamente utilizzato nell’Inter di Helenio Herrera. Costui, quando si accorse che qualcuno sputava in bagno quelle pasticche bianche, iniziò a darle scolte nel caffè. Se ne può parlare liberamente perché sia Ferruccio Mazzola, sia l’editore del libro sono stati assolti dall’accusa di diffamazione promossa contro di loro dall’Inter, Inter che peraltro non ha interposto appello.

Il doping, in Italia, è normato dalla Legge 14 dicembre 2000, n. 376 ed è definito nel secondo comma del primo articolo: “Costituiscono doping la somministrazione o l’assunzione di farmaci o di sostanze biologicamente o farmacologicamente attive e l’adozione o la sottoposizione a pratiche mediche non giustificate da condizioni patologiche ed idonee a modificare le condizioni psicofisiche o biologiche dell’organismo al fine di alterare le prestazioni agonistiche degli atleti”.

Certo, per correlare pratiche dopanti a certi tipi di malattie occorre uno studio, un po’ com’è stato fatto con la Sclerosi Laterale Amiotrofica o Sindrome di Lou Gehrig, dal nome del giocatore di baseball cui fu diagnosticata per la prima volta. Questa sindrome colpisce i calciatori in maniera statisticamente significativa rispetto a un gruppo di pari età, presumibilmente non esposti agli stessi fattori di rischio. Questa significatività statistica è rappresentata dal fatto che con una probabilità di errore estremamente trascurabile, l’incidenza di SLA nei calciatori è ventiquattro volte maggiore che nella popolazione di controllo.

Ma torniamo all’Inter e a quell’elenco. Per un Armando Picchi che muore a trentasei anni per osteosarcoma vertebrale, Marcello Giusti (una riserva), Carlo Tagnin, Mauro Bicicli, Enea Masiero, Giacinto Facchetti e Ferruccio Mazzola muoiono a un’età media di sessantaquattro anni e i tumori causa nei decessi sono un altro osteosarcoma, un cancro cerebrale, due neoplasie digestive altri due tipi di cancro non specificati alla stampa.

A parte Picchi, è possibile che le neoplasie maligne, che hanno colpito quei calciatori, siano un appannaggio degli anni, “normali” eventi della vita, ma dopo la denuncia di Mazzola jr., assumono un aspetto diverso. Nessuno però risulta aver condotto indagini in tal senso: qualcosa fece la magistratura fiorentina dopo l’esposto della moglie di Bruno Beatrice, morto a trentanove anni per leucemia. Forse nel caso della Fiorentina non è emerso nulla di utile alle indagini, anche per la maggior eterogeneità delle patologie evidenziatesi negli ex-calciatori di “quella” Fiorentina. Comunque, in quel caso, la procura si mosse.

Nel caso dell’Inter la patologia parrebbe più univoca, omogenea, ma la magistratura, nonostante la denuncia di Ferruccio Mazzola, non pare sia intervenuta. Forse perché, alla pubblicazione del libro, Masiero faceva ancora la chemioterapia, Facchetti era occupato a denunciare Mazzola jr. per diffamazione e Ferruccio non era ancora morto, abbandonato da tutti.

Forse, convincendo Zeman a parlarne, qualche magistrato potrebbe prendere in considerazione la cosa.

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