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          GLI ARTICOLI DI GLMDJ
Editoriale di N. REDAZIONE del 09/07/2015 12:54:17
Diritti TV, Premier League e Serie A

 

La forza del calcio inglese è visibile chiaramente dalla differente consistenza degli introiti dai diritti TV: 2,2 miliardi per la Premier League, 836 milioni per la Serie A.

La Premier League, pur venendo da un’annata europea non esaltante dal punto di vista dei risultati sportivi, non vende i suoi diritti nel mondo a quasi quattro volte l’Italia per caso. E’ il campionato con gli stadi migliori, con una credibilità e tradizione superiori e una grande capacità manageriale e commerciale della Lega Inglese, che basa le radici storiche di questo "buon governo" nel lontano 1991, anno di svolta in cui il governo inglese impose una radicale ristrutturazione degli stadi, nel mentre l'allora "Big League" si trasformò in Premier League, dando una svolta epocale, poi seguita più o meno da tutti gli altri movimenti continentali, al concetto di redditività di un progetto sportivo, sia collettivo (lega calcistica), che individuale (singolo club appartenente a tale lega).

Oggi il campionato inglese vale più della sommatoria dei valori intrinseci delle singole squadre che lo compongono. Non è certamente una cosa automatica: valore dei diritti - valore delle squadre, anche perché ultimamente alcuni club storici, quali Manchester United e Liverpool, stanno spendendo male i loro soldi; ciò nonostante il campionato inglese rimane sempre il più divertente e il più spendibile sul mercato globale. Guardando in prospettiva, la Premier oggi, sta facendo uno scatto prestazionale in avanti simile a quello che fece nel 1991, quando programmò a lunghissimo termine una rivoluzione totale del football Inglese, che allora era nettamente decaduto.

Il "sistema Premier" è comunque un sistema perfettibile, non perfetto. In Inghilterra si giocano anche la coppa di Lega e la FA CUP, competizioni lunghe e logoranti,; inoltre il football inglese abusa, forse più che di quello italiano, di giocatori stranieri. Ciò si riflette soprattutto sui risultati delle nazionali, ma, ovviamente, molto meno su quelle dei club. Molto importante in questo contesto è il poter contare su squadre che avanzano nelle competizioni europee, ed ancora, la credibilità e la vendibilità del prodotto. Ad esempio: di questo passo, scandalo dopo scandalo, stadio cadente dopo stadio cadente, quanto ci metterà la serie A a scomparire o quasi dai palinsesti sportivi esteri? Serie A che viene tenuta in vita, nel ranking europeo, dall'eccezione Juventus e dalle vittorie "drogate" delle milanesi del 2007 e del 2010, ovvero da eventi "spot" oppure dalla competitività reale di un solo club, fra l'altro ritornato in auge solo di recente. Senza queste eccezioni, cosa rimarrebbe del calcio italiano in Europa e sui palinsesti televisivi mondiali? Una Juventus ancora comandata da Cobolli Gigli e Blanc (e relativo management) abbinata a Milan e Inter perdenti nelle finali del 2007 e del 2010 oggi cosa avrebbe prodotto?

A livello finanziario i club della Premier hanno molte più possibilità di quelli della Serie A, basta vedere quanto incassano (e come ridistribuiscono) come Premier e quanto come singoli club; ad esempio: quello che Adidas dà allo United in un anno (97 milioni di euro) alla Juve lo dà in tre (30 milioni di euro).

Comunque, se un sistema guadagna più degli altri non significa che quel sistema faccia ogni cosa meglio degli altri. La programmazione a lunghissimo termine, nel calcio, è davvero opportuna? Fare investimenti con ritorno a 10 anni, se non di più, è veramente una buona scelta? Possono cambiare mille cose, in dieci anni (e anche in molto meno). Il fine di una società sportiva è il risultato sportivo, non solo il bilancio. Poi, che servano bilanci solidi per ottenere risultati sportivi è ovvio. Ma non si possono invertire le priorità.

Sicuramente la costruzione degli stadi e la prolificità dei settori giovanili sono degli aspetti che vanno programmati. E per ridare credibilità al calcio italiano una programmazione in tal senso sarebbe sicuramente opportuna (stadi nuovi, settori giovanili all'avanguardia, promozione dei talenti in ogni settore, dal campo alle scrivanie, delinquenti finalmente in galera, polemiche futili, inutili o peggio orientative da far sparire da giornali e palinsesti...).

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