11° giornataPotremmo modificare il titolo di questa rubrica utilizzando un più appropriato “l'altalena”?
Probabilmente sì, visto che ogni puntata il nostro umore sale e scende come quel gioco che usava quando i giardini pubblici erano luoghi frequentabili anche dai bambini.
Sembra quasi che la
Juventus soffra di una sorta si sindrome Penelope: quello che di buono costruisce e crea la partita precedente, viene poi distrutto puntualmente qualche giorno dopo; altro che esplosione atomica! Ahinoi, quella esplosione di gioco, gol e concentrazione si è trasformata in un innocuo petardo destinato ad essere spento con un bicchiere d’acqua.
E allora avevamo ragione e continuiamo ad averla definendo inadeguato l’ottimismo che, in questo inizio di stagione, ha ciclicamente avvolto la Juventus: senza continuità di rendimento, i proclami durano il tempo di un lampo, altro che esplosione atomica.
Sta di fatto che ci troviamo con un campionato quasi virtualmente chiuso già ad inizio novembre e ciò accade non tanto perché ci sia una squadra “ammazza-campionato”, ma, perché la Juventus si suicida annientando le proprie velleità a causa dei propri demeriti.
Sul 2-0 contro il Napoli lo scenario era completamente diverso. Vuoi vedere, pensavamo un po’ tutti, che la Juventus ha raggiunto l’equilibrio tattico e mentale? Vuoi vedere, si sussurrava, che l'Inter non è così lontana? Niente di più falso.
In 30 minuti, un infernale cocktail di errori tattici, tecnici e di concentrazione ha capovolto la situazione consentendo al Napoli di Mazzarri di capire che la Juventus era in evidente apnea.
Ammettiamolo: la
nostra rassegnazione purtroppo è il
brutto di questa giornata ed è arduo augurarsi tempi migliori, anche perché un secondo posto, ad anni luce dai vincitori, non potrà essere considerato un obiettivo degno del blasone bianconero.
Nel “brutto” della giornata, molti non avrebbero difficoltà ad inserire le dichiarazioni di
Cassano, pronto ad abbandonare la Samp perché offeso da qualche fischio di troppo ricevuto al Ferraris. Ma noi nuotiamo controcorrente: prendiamolo come uno sfogo di un giocatore che, se ama talvolta gli eccessi, va anche preso per quello che è. Forse è troppo spontaneo per un mondo ipocrita come quello del calcio? Secondo il Cassano pensiero, una prestazione sottotono non giustifica i fischi e da questo punto di vista l’idea del giocatore di Bari Vecchia è anche comprensibile: se è vero che il pubblico paga e ha il diritto di contestare, è ancor più vero che i tifosi (tra l’altro apprezzati contro la Juve per gli applausi nonostante la sconfitta) dovrebbero schiacciare il pulsante rewind ed osservare quanti assist e giocate sensazionali Cassano ha regalato alla Samp. Squadra che, occorre ricordarlo, naviga al secondo posto, appaiata ad una Juve che almeno inizialmente puntava alla vittoria.
Senza Fantantonio, probabilmente la Genova blucerchiata non avrebbe neppure cominciato a sognare: nello specifico, viva la spontaneità!
E nel recente passato genovese c’è anche un altro protagonista di queste giornate:
Mazzarri, rientrato in corsa nel calcio che conta, ha trasformato in poche giornate il Napoli timido di Donadoni in una squadra dalle (ahinoi) mille risorse e da un indomita combattività. Non sono state solo le nostre difficoltà ad esaltare il lavoro del tecnico di Livorno, tutt’altro: Mazzarri è un allenatore che cerca il gioco senza specchiarsi nel edonismo, è un uomo capace di farsi sentire nello spogliatoio, così come è abile nello scontro dialettico; forse il paragone al momento è esagerato, ma il tecnico del Napoli ricorda caratterialmente Fabio Capello.
Le
cattive sensazione di questa giornata le lascio a due banali episodi personali qualche giorno fa.
Nel pomeriggio squilla il cellulare: è la “
Juventus Member”, che chiede come mai è da tempo che non rinnovo l’iscrizione e se ho intenzione di tornare a farlo. La risposta è scontata: “Assolutamente no, perché io amo la Juve di chi ha amato la Juve. Gli Agnelli”.
Ma la cattiva sensazione rimane: quelli lì continuano a celebrarsi.
Neppure a farlo di proposito, a fine serata, al rientro dal lavoro, ascolto le chiacchiere di due vicini di casa: “Bene così, il campionato è già vinto e possiamo concentrarci sulla Coppa!”.
Una volta avrei sorriso e tirato dritto: “Di cartone, la vincete”, ho commentato .
Già, ci rimane solo di confidare nelle disgrazie altrui.
Non è da Juve.
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