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          GLI ARTICOLI DI GLMDJ
Editoriale di S. BIANCHI del 19/09/2015 10:17:09
Se il calcio diventa letteratura

 

Parlare di letteratura calcistica, una cosa ben diversa dal calcio scritto dei quotidiani, potrebbe apparire noioso per alcuni. Il libro di cui vado a parlarvi, un’antologia di vari scrittori, però è tutto fuorché noioso, certamente contiene “buona letteratura” ed è un’altra dimostrazione di come possa il calcio entrare a far parte della Cultura. Mi permetto di consigliarlo perché, scelto per via del titolo a farmi compagnia in vacanza, l’ho trovato molto gradevole, anche perché, come tutti i libri di Elvira Sellerio, è stampato con cura su carta di pregio, così da non creare problemi a chi ha problemi di vista come me.

Imperdibile lo scritto di Eduardo Galeano (quello di “Splendori e miserie del gioco del calcio”) che apre il libro con la descrizione del tifoso esagitato, per proseguire con Manuel Vazquez Montalban (quello di “Il centravanti è stato assassinato verso sera” e la serie di Pepe Carvalho), che ci descrive il calcio ricco (e scemo) che segue la Sentenza Bosman. Non da meno le pagine che seguono, del nostro Darwin Pastorin (quello di “Le partite non finiscono mai”), un’ode al calcio quando questo era sinonimo di passione e nient’altro.

Stefano Benni descrive col suo solito brio il famoso “Tecnico da bar”, quell’uomo che esiste in ogni bar e che sa tutto e ancora di più del calcio: è una bella gara con l’autore che vi vado a descrivere, Nick Hornby. Questo insegnante inglese, col suo esordio in letteratura divenuto un cult (“Febbre a 90°”) descrive la propria vita concatenata alle imprese dell’Arsenal, la sua squadra del cuore. Il libro che vi sto raccontando riporta il capitolo che narra il casuale innamoramento per questa squadra di calcio.

Un pezzo di letteratura ma anche un eccezionale documento di storia del calcio è nelle pagine dedicate a Jim Shepard, che attraverso gli occhi di Vasovic Velibor, il primo capitano straniero dell’Ajax, racconta la nascita e i primi anni della creatura di Rinus Michels. Vittorio Sermonti, tra l’ironico e il sociologico, ci racconta il Mondiale di Spagna ‘82 attraverso la rilettura dei giornali, dall’attacco quasi concentrico agli Azzurri durante e dopo il girone di Vigo, attraverso l’esegesi della partita Italia-Brasile e il trionfalismo successivo: in poche parole, quanto la maggior parte degli scribacchini sportivi risponda alla definizione di Giovanni Arpino di “giornalisti d’accatto”.

L’Osvaldo Soriano di “Triste, solitario y final”, riporta la disavventura d’un arbitro e della squadra per così dire ospitata, in una trasferta da evitare, per giungere agli amarissimi cammei di Gabriele Romagnoli. Questo grande scrittore sudamericano mi aiuta a introdurre lo scritto di Massimo Raffaelli, le più belle pagine che abbia mai letto su chi fece nascere in me l’amore per la Juventus: il grande, inarrivabile, perfido, geniale Omar Sivori. Da Sivori a un uomo che stava per divenire l’erede del Cabezon nei nostri cuori: le pagine di Cesare Fiumi tratteggiano fuori dal campo di gioco un uomo che sarebbe potuto diventare un campionissimo. L’Avvocato, che nel tempo aveva cercato di far venire a Torino Pelè e Gigi Riva, era quasi riuscito a far indossare il bianconero a questo calciatore che per amore della libertà aveva rinunciato alla Nazionale, che viveva come un ragazzo normale quando avrebbe potuto vivere nel lusso. Ma Gigi Meroni viveva e giocava al calcio non come gli altri si aspettavano che facesse, ma come lui voleva fare, uomo libero in un mondo ancora molto conformista.

Di Gianni Brera due scritti, una dichiarazione di pace nei confronti di Gianni “Abatino” Rivera, che presto tradisce le intenzioni dell’incipit per rigirare il coltello nella piaga, e dichiarazione d’amore nei confronti di Gigi Riva, condita dal sincero dispiacere che non abbia potuto coronare la sua carriera alla Juventus.

Come abbiamo visto, molti scrivono di calcio a livello letterario, trattando il calcio e chi lo gioca non come cronaca di risultati ma evento particolare della vita vissuto da uomini, in una narrazione più di eventi e di sentimenti che d’arida cronaca, come celebrazione dell’uomo calciatore e non descrizione numerica e analitica di un calciatore-figurina. Che il calcio fosse soggetto di studi sociologici si sapeva da qualche tempo, ma non è ancora chiaro per tutti che il calcio, con gli uomini che lo fanno vivere da protagonisti o da spettatori, il calcio come causa di gioie e sofferenze, il romanticismo della solitudine del campione fa parte a pieno titolo della Letteratura con l’elle maiuscola. Dimenticavo: Il Libro l’ha stampato Sellerio nel 2014 e il titolo è “La partita di pallone”.

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