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Udienze Processi di E. LOFFREDO del 09/11/2009 14:08:03
Calciopoli, controesame Martino

 

Tribunale di Napoli - Udienza del 06 novembre 2009. Controesame Manfredi Martino.
Prima parte


Fino a questo punto abbiamo conosciuto le mistificazioni della stampa circa l’interrogatorio del teste Manfredi da parte dei pm, nessuno (o quasi) però ci ha fatto conoscere il controesame delle difese.

Prima del controesame Paolo Bergamo vuole rendere dichiarazione spontanea. Viene chiesto che a questa dichiarazione non sia presente il teste.

Bergamo: «Voglio solo rubare 5 minuti a questo processo perché mi preme chiarire con precisione e con esattezza come avveniva il sorteggio. Non voglio poi entrare in altri meriti. Dunque, questo sorteggio avveniva precisamente così: eravamo ad un tavolo lungo circa 4/5 metri, ad una estremità c’era Pairetto con un’urna grossa come… io sto facendo segnale... di vetro, dove venivano inserite le partite che erano state messe in una busta dal sig. Martino. Dalla posizione di Pairetto, fra questi metri, c’era seduto tutte le volte un notaio che era stato incaricato dalla Federazione perché doveva controllare la regolarità del sorteggio, dopo ci stavo io, a distanza di circa 5 metri c’era un’altra urna dove venivano messe le sfere con le partite, quindi il primo fatto importante è che Pairetto dalla sua posizione non poteva vedere le palline che erano nell’altra urna perché la distanza era talmente diciamo alta, i 4/5 metri, che lui non poteva vedere cosa c’era dentro l’urna. Non solo. Ad ogni sorteggio noi chiedevamo chi era il giornalista incaricato dall’USSI che avrebbe fatto il sorteggio perché noi fino al momento in cui si faceva l’estrazione non conoscevamo il nome del giornalista. Si chiedeva: “Chi è il giornalista incaricato?”, si alzava il tizio, diceva “Hanno telefonato a me”, perché era il presidente dell’USSI, il sig. Capone, che lo incaricava. Veniva lì, aspettava che Pairetto sorteggiasse la partita, dopo di che lui sorteggiava l’arbitro. Ci tenevo a dire questo perché sia chiaro, visto che nessuno di noi partecipava a questo sorteggio, come avveniva. Non solo. Avveniva in una aula dove il pubblico era ammesso. C’erano giornalisti. Tutte le volte c’erano per lo meno 20/30 giornalisti che assistevano, che controllavano. C’erano le telecamere della televisione, c’erano a volte dei dirigenti di società, dei presidenti di società, quindi era un sorteggio pubblico che veniva fatto alla presenza di chi voleva partecipare».

La dichiarazione è stata già ampiamente e fedelmente riportata.

Riammesso di nuovo in aula il teste, si incomincia con il controesame dei legali degli imputati.
L’avvocato Silvia Morescanti (difesa Fabiani), ricorda al Manfredi che durante l’interrogatorio ha detto che una sola volta durante i sorteggi ha avuto la sensazione di qualcosa di strano. «E’ stata una sua sensazione o ha contezza che effettivamente è successo qualcosa di strano in quel sorteggio?»
Martino: «No, no, è stata una sensazione».
L’avvocato sottolinea l’aspetto che per la gara in questione (Milan-Juventus del ‘04/’05) fu pi designato Collina, «a detta di tanti se non d tutti “il miglior arbitro del mondo”…»
Poi sulle famose palline: “Quando l’urna di volta in volta veniva girata”, «le palline potevano ammaccarsi o no?»
Martino: «Si potevano ammaccare».
Di volta in volta quindi, le palline possono ammaccarsi, motivo per cui non sono riconoscibili da una settimana all’altra.
Morescanti: «Chi inseriva i bigliettini con i nomi di arbitri e partite all’interno delle sfere?»
Manfredi: «Io»
Morescanti: «Il bigliettino lo piegava o lo inseriva aperto?»
Manfredi: «Era piegato in quattro, cioè: a metà e poi un’ulteriore metà»
Morescanti: «Nel caso in cui si aprisse una sfera ed usciva il bigliettino, era possibile leggere il nome dell’arbitro o la partita sul bigliettino?»
Manfredi: «No, al massimo si poteva leggere una lettera, ma neanche». Chissà come staranno piegati i pm…
Si chiede anche cosa significa che i “designatori puntavano su uno o più arbitri”, si puntava su uno di essi perché era bravo o per “altro”? Il teste risponde chiaramente che si faceva affidamento sulla bravura degli arbitri.
Un altro aspetto che si chiarisce, è relativo al cosiddetto allontanamento di Maria Grazia Fazi. La Fazi decise autonomamente di lasciare la segreteria CAN e lo fece prima della stagione incriminata quella del 2004/2005.
Morescanti: «Riguardo alla frase di Cennicola a Moggi che lei ha riferito (“speriamo di vederci presto” - ndr), l’ingresso negli spogliatoi da parte di dirigenti di società, si poteva fare, lo facevano tutti, entravano tutti i dirigenti di tutte le società?»
Martino: «Per quel che ne so era una prassi. Se si potesse fare non lo so. La prassi era che tutti i presidenti, dirigenti, andassero a salutare la quaterna arbitrale».
Morescanti anticipa che nonostante le frasi (che furono solo di circostanza tra Moggi e Cenicola – ndr), Cennicola non arbitrò più la Juve.
Riguardo a De Santis e alla sua nomèa di arbitro favorevole alla Juve, si torna sul gol annullato a Cannavaro in Juve-Parma del ‘99/2000.
Martino: «In realtà non può parlarsi di gol annullato, il fischio di De Santis avvenne prima del colpo di testa. Fu scientificamente dimostrato. Ci fu anche un’indagine di Guariniello».
Morescanti chiede al teste - visto che De Santis si vantava di avere molte influenze-, se credeva a tutto quanto l’arbitro gli raccontava.
Manfredi: «Non sempre. Perché a volte si vantava di conoscere Tizio, di conoscere Caio che facevano quello che lui diceva», “ma questo non corrispondeva al vero”.
Infine l’avvocato Morescanti chiede se presso il polo di allenamento romano (laddove si allenava la cosiddetta “combriccola romana”) avesse mai visto Mariano Fabiani.
Manfredi: «No. Si vociferava che lo frequentasse anche lui, ma io personalmente non l’ho mai visto».

L’avvocato Picca (Fiorentina A.C.) chiede di contestualizzare il colloquio tra Carraro e Bergamo, il quale lo avrebbe riferito a Manfredi. In particolare il legale dei viola si sofferma sulla circostanza che quel colloquio avvenne in un periodo farcito di errori arbitrali ai danni della squadra toscana.
Martino: «(Bergamo) riferì che il presidente Carraro chiedeva, se possibile, ancora più attenzione rispetto al solito per determinate squadre: Lazio e Fiorentina. Ma non è che alle altre le doveva sfavorire».
Picca: «Lei prima stava sviluppando il concetto di “attenzione”, ha fatto riferimento al concetto di vantaggi e svantaggi. Lo può chiarire?»
Manfredi: «Nel corso di una partita possono capitare degli episodi dubbi... di far capitare questi episodi dubbi il meno possibile, soprattutto in occasione di partite dove c’erano Lazio e Fiorentina».

Procede con il controesame il legale di Bergamo. L’avvocato De Vita chiede che tipo di rapporti vi erano tra gli arbitri e i designatori, il particolare se questi «usavano raccomandarsi, intrattenersi prima delle partite, contattarsi quando le partite lo richiedevano per la particolare rilevanza che potevano avere nel corso del campionato… Era un’abitudine, lo si faceva?».
Manfredi: «Assolutamente sì, soprattutto in occasione di Coverciano. Il sabato mattina sia Bergamo che Pairetto si intrattenevano con gli arbitri e magari studiavano determinate tattiche. Sì, era una prassi consolidata da parte di entrambi nei confronti di tutti gli arbitri».

La sfilata continua con l’avvocato Bonatti per Pairetto.
Il legale torna sulla richiesta di prestare “maggior attenzione” da parte degli arbitri.
Manfredi: «Se la moviola evidenziava errori a sfavore di una squadra, si raccomandava ancora maggior attenzione verso quella squadra. Ma l’attenzione si raccomandava sempre».
Bonatti: «Che a lei risulti, Bergamo e Pairetto avevano mai dato indicazioni agli arbitri perché favorissero una piuttosto che un’altra squadra?»
Manfredi: «Mai».
Bonatti: «E’ categorico su questo punto?»
Manfredi: «Assolutamente».

Teste dell’accusa? Narducci, prendi e porta a casa.
Bonatti: «Gli attacchi mediatici da parte dei giornalisti, sono un’eccezione riservata a situazioni particolarissime o nel nostro Paese, secondo quanto risulta a lei che era all’interno, come li vivevate, sono cosa rarissima, cosa frequente?»
Manfredi: «No, sono una cosa frequente»
Bonatti: «Oggi, nel periodo successivo, ci sono ancora attacchi mediatici?»
Manfredi: «Sì».
Quindi a questo punto il teste conviene con la difesa di Pairetto che la situazione non è cambiata.

Dopo un rapido intervento dell’avvocato De Nigris,che chiede il motivo dell’attenzione verso Lazio e Fiorentina (attenzione dettata dal bacino di pubblico delle due squadre), è il turno degli avvocati di Moggi.

Prioreschi ricorda quante volte Manfredi Martino è stato sentito dai pm e dai carabinieri, ben undici volte! (Nel 2005: 25 febbraio, 1 marzo a Torino. Nel 2006: 12-13-19-26-28 maggio, 6 e 28 giugno. Poi il 9 maggio e il 5 giugno 2006 all’Ufficio indagini).
Prioreschi tornando sulla decisione maturata all’inizio del 2004/2005 di non mandare più la Fazi a Coverciano, sottolinea che questo causava alla segretaria la perdita di straordinari per trecento euro circa in busta paga, presumibile motivo di risentimento da parte della segretaria CAN.
Circa i motivi dell’allontanamento della Fazi da Coverciano, c’è contestazione da parte di Prioreschi che fa osservare al teste che dai verbali sembra che i motivi risiedano nella necessità di tenere aperto l’ufficio romano, mentre dal dibattimento emerge che vi siano altri motivi: la presenza della Fazi, essendo unica donna in un ambiente maschile, non passava inosservata e sarebbe stato più opportuno che non proseguisse a presenziare a Coverciano.
Prioreschi: «Un solo chiarimento con riferimento al sorteggio di Milan-Juventus. Lei dice che ad un certo punto Bergamo fa un colpo di tosse e lo fa mentre il giornalista estrae la pallina. È così?»
Manfredi: «Diciamo lo fa nel momento in cui il giornalista sta con la mano nell’urna»
Prioreschi: «Qual è l’incidenza? Che cosa significava fare un colpo di tosse mentre il giornalista pesca la pallina? Me lo spiega?»
Manfredi: «Niente, a me fu chiesto se in occasione del…»
Prioreschi: «A parte la sua percezione, abbiamo capito che era una sensazione. Logicamente, il giornalista pesca e Bergamo fa il colpo di tosse per mandare un messaggio al giornalista?»
Manfredi: «No, no, no, nooo…»
Prioreschi: «Non si capisce questo»
Manfredi: «No, no. Ripeto: è stato un discorso puramente casuale».
Prioreschi: «Quindi il colpo di tosse di Bergamo non c’entra niente con tutto il sorteggio?»
Manfredi: «Il colpo di tosse di Bergamo… se non sbaglio, mi fu chiesto se c’erano delle maniere per farsi capire. Io risposi: “sinceramente no, mi pare di ricordare… (il colpo di tosse – ndr)»
Prioreschi: «Ma il colpo di tosse, Bergamo lo dà quando il giornalista pesca»
Manfredi: «Dopo che esce la partita Milan – Juve, sì, sì».
Prioreschi: «Quindi cos’è un messaggio al giornalista?»
Manfredi: «No».
Prioreschi: «Ma il giornalista era d’accordo?»
Manfredi: «No!Il giornalista non lo sapevamo (nel senso che non conoscevano chi sarebbe stato il giornalista designato dall’USSI – ndr)».

Riguardo al cambiamento di atteggiamento di De Santis verso al Juve, Prioreschi procedendo a contestazione legge una dichiarazione di Manfredi, riporta parte di verbale in contrasto con un’altra (non richiamata dal pm…) in cui è riportato: «è ovvio che da parte mia esiste solo una percezione di quello che è stato almeno da un certo punto, l’atteggiamento di De Santis rispetto alla Juventus. Pagò l’arbitraggio e poi le dichiarazioni rese dopo il famoso Juventus – Parma della stagione ‘99/2000 e mi sembra che tornò ad arbitrare la Juve addirittura dopo la stagione 2001/2002, a partire da un Atalanta – Juve in cui tra l’altro non fu affatto generoso nei confronti della squadra di Torino. Nelle stagioni successive tuttavia, in tante occasioni l’arbitraggio di De Santis è stato valutato nel senso di un arbitraggio favorevole alla Juve ed i miei ricordi sono soprattutto su Chievo-Juve della stagione…»
Prioreschi: «Queste sono sue sensazioni… Prima dice che è favorevole alla Juve, poi dice tre pagine dopo che è sfavorevole per non dare troppo nell’occhio…»
Manfredi: «Si stava facendo uno studio delle polemiche giornalistiche in relazioni a partite arbitrate dal De Santis con la Juve».
Prioreschi: «Dove lo sta facendo questo studio?»
Manfredi: «Nel corso dell’interrogatorio (sostenuto con il pm Narducci assistito dal Maresciallo Avolio) avevamo analizzato… Vedemmo scritte le partite in cui il De Santis aveva arbitrato la Juve e mi ricordai che in entrambi i casi, Atalanta – Juve e Chievo –Juve furono seguite da diverse polemiche giornalistiche per i presunti favori che il De Santis faceva alla Juve».
Prioreschi: «Ma lei prima dice che è favore, poi dichiara che successivamente cambiò atteggiamento per non dare adito a sospetti che fosse a favore della Juve...»
Teresa Casoria chiede da che anno avvenne questo cambiamento a sfavore della Juve.
Manfredi: «Dalla stagione 2004-2005». La stagione sotto la lente delle indagini dei pm.
Casoria: «In che senso “cambiamento di rotta”?»
Manfredi: «Nel senso che avrebbe dovuto sfavorire la Juventus anziché favorirla».
Prioreschi chiede a Manfredi come mai quando a febbraio e marzo 2005 fu ascoltato dalla Procura di Torino nulla disse in merito alle ammaccature e alla sverniciatura delle palline e così via. “Come mai l’improvvisa folgorazione davanti ai pm di Napoli il 12 maggio 2006? Come mai si ricorda cose che non aveva detto alla Procura di Torino?”
Casoria: «In un contesto in cui si parlava proprio di sorteggio, perché non disse al pm di Torino di questo fatto che erano ammaccate le palline?»
Manfredi: «Sinceramente non mi ricordo. Non mi ricordo il verbale con le dichiarazioni al pm Guariniello».
Si vede che Narducci è stato più bravo a “sollecitare” la memoria del teste.
Prioreschi: «Ad un certo punto i carabinieri la pressano un po’ sulla storia del sorteggio. Le dicono apertamente, risulta dai verbali, che per quello che era emerso dalle indagini, i sorteggi erano truccati. Mi dice di che cosa era stato portato a conoscenza da parte dei carabinieri?»
Teresa Casoria: «Prima che lei rispondesse, che cosa le hanno detto i carabinieri?»
Manfredi: «Non lo so, non mi ricordo… Mi viene chiesto come fosse possibile truccare il sorteggio e io rispondo con in discorso dell’ammaccatura…».
Pressato sulla necessità di riferire cosa gli avessero detto i carabinieri, Manfredi: «Su che base lo dicevano non lo so».
Casoria: «Avvocato, gli hanno detto che pensavano che fosse truccato».
Martino: «Mi hanno detto: “il sorteggio è truccato, come si può truccare?”».
Prioreschi: «Ecco. Ho capito. Hanno dato per scontato che… è normale che quando si sente una persona informata sui fatti, “siccome il sorteggio è truccato, adesso tu ci dici come è truccato”».
Casoria: «Così sono andati i fatti».
Questo è stato un autentico colpo di classe da parte di Prioreschi, ma non lo leggerete sulle pagine dei quotidiani o ai telegiornali.
Prioreschi: «Io prendo atto, non sa di quanto son felice di quello che mi ha detto!»
Prioreschi chiede anche come mai fa verbalizzare la sua estraneità alle vicende di indagine e se gli fossero state contestate le telefonate e gli sms con Meani. Il teste non sa rispondere.
L’avvocato di Moggi legge i testi di alcuni messaggi che Manfredi mandò a Meani e dai qual si evince che il teste anticipava (dopo il sorteggio e prima del comunicato ufficiale – ndr), poi gli chiede perché di tali anticipazioni all’addetto agli arbitri del Milan.
Manfredi: «Perché (Meani – ndr) mi aveva chiesto di farlo»
Prioreschi: «Glielo chiedeva sistematicamente, e io ne ho preso solo tre/quattro…»
Manfredi: «Sì, sì».
Prioreschi: «Si poteva fare questa cosa?»
Manfredi: «Chiaramente non si poteva fare».

Viene ricordata anche una telefonata in cui Meani chiede assistenti di suo gradimento a Manfredi, richiesta alla quale il teste acconsente. Lo stesso teste deve ammettere che non aveva nessun potere decisionale in merito alla scelta e dichiara che assentiva alle richieste per troncare le telefonate e per evitarne altre in futuro. Si ricorda anche nella prosecuzione delle telefonate si parlava anche delle griglie.
Prioreschi: «Delle griglie parlavano tutti, tutti i dirigenti di calcio si interessavano cercavano di capire»
Manfredi: «Era normale che volessero sapere in anteprima. Non era normale che Meani lo facesse con me che non decidevo le griglie. Comunque era mio interesse parlare con lui, sapere l’umore di una società importante come il Milan. Per l’associazione per cui lavoravo era utile tra virgolette assecondarlo».
Casoria: «Non appena si formava la griglia lei la anticipava».
Prioreschi: «Anche prima. Si facevano ipotesi su come potesse essere formulata…»
Manfredi: «Assolutamente».
Prioreschi riprende un’altra intercettazione: «Manfredi: “Ahò mi raccomando col dottore eh!”. Meani: “Guarda che perché io chiamo è perché il dottore mi ha già chiamato per dirmi, non molliamo un c***o Leo, attenzione”. Il Dottore chi è?»
Manfredi: «Il dottore penso che era il dottor Galliani». (Spinga Meani, spinga… - ndr).
Prioreschi: «E si interessava pure lui alle griglie?»
Manfredi: «A detta di Meani sì».
Dalla intercettazione emerge non solo che Meani chiedeva assistenti amici per il Milan, ma ne indicava anche alcuni da mandare a Torino (alla Juve, «Mandaglieli anche a loro»).
Il teste ripete che assecondava per comodità sua. Il Presidente: «Insomma, lei gli dava il contentino, non aveva possibilità di influire». Però dalla intercettazione si ricava che Meani ammonisce: “Tu stai attento e veglia. Lavora per me. Tanto io so che sei…”.
Prioreschi: «Lei dice che non aveva possibilità di determinare assistenti e griglie. Dalle telefonate sembrerebbe un po’ diverso. Quindi tutte queste telefonate erano delle pure esercitazioni mentali?»
Il teste ribadisce che erano per tenere il polso degli umori in casa Milan e che i discorsi erano generici.
Prioreschi: «Ma lei faceva nomi di arbitri, lui li chiedeva e lei glieli diceva. Cerchi di essere credibile…»
Casoria: «Vabbè questa è la spiegazione che dà. Vagamente vanterie».
Manfredi si precipita a raccogliere l’assist: «Sì».
Prioreschi: «L’importante che valgano per tutti poi le vanterie, sennò qua ci sta…».
Casoria: «E vabbè avvocato non faccia così…»
Prioreschi: «E no, scusi presidente ogni tanto mi scappa, lei mi deve perdonare perché io ogni tato sono un po’ intemperante sa…»
Prioreschi: «Ho finito Presidente».

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