Solitamente Fabio Fazio è una garanzia: i libri che acquisto dopo la presentazione dei loro autori a “Che tempo che fa”, mi piacciono quasi sempre. Quando si è trattato di Trapattoni, a presentare “
Non dire Gatto”, l’acquisto è stato fatto senza porre tempo in mezzo.
Ben stampato è un buon ripasso di sessantacinque anni di storia del calcio italiano, visto con gli occhi di questo brianzolo che si dichiara bianconero da bambino. Dal calcio giocato, al passaggio ad allenatore: Milan, Juventus, Inter, Bayern, Cagliari e Fiorentina. Poi l’Italia dei Mondiali 2002, “quelli dell’arbitro Moreno”, e gli Europei 2004, “quelli del biscotto Svezia-Danimarca”. Poi ancora: Benfica, Stoccarda, Salisburgo e di nuovo una Nazionale, l’Irlanda.
Il Trap racconta il suo calcio e la lettura scorre leggera senza che siano svelati retroscena particolari: raramente si va in profondità e il racconto, se vogliamo, è abbastanza autogiustificatorio. Due pecche, a mio avviso, ancor più gravi. La prima è una considerazione unilaterale su Calciopoli, figlia della non conoscenza degli atti processuali o forse farina del sacco di Bruno Longhi, che ha scritto materialmente il libro. La seconda, una considerazione sulla benevolenza degli arbitri che, detta da lui, di solito alla guida di club di primo livello, sa tanto di caduta di stile.
Quella stessa fortuna che mi fa trovare parcheggio per l’auto sempre in prossimità del luogo ove sono diretto, ha fatto sì che uscissi dalla libreria con un secondo libro, più dimesso nella veste editoriale, giacché ristampa: “
Dura solo un attimo, la gloria”, autore Dino Zoff.
Chiaramente è anche questo un libro di “storia”: dal Napoli alla Juventus per vincere tutto, alla Nazionale come portiere e come commissario tecnico, alla Lazio da allenatore, presidente e poi presidente-allenatore. Il silenzio come virtù, il fare come essere, la responsabilità come missione: questo è lo Zoff, che si racconta in questo libro in cui il calcio fa da sfondo all’uomo. Un uomo senza dubbio di valore, almeno come il campione. Come Bearzot, come Scirea. Dall’erba del rettangolo di gioco all’erba del campo da golf, sempre erba, il cui profumo rappresenta la continuità nella vita di quest’uomo, dalla gioventù, alla maturità, alla vecchiaia. Un uomo che ha vissuto quello che voleva da bambino e che per questo ora è ricco di “… ricordi. Che sono i sogni dei grandi”.
La nostra pagina facebook
La nostra pagina twitter
Commenta con noi sul nostro forum!
