Intervistato dal Corriere della Sera (
Link), Max Allegri oltre a raccontarci alcuni frammenti della propria vita e della propria filosofia, è tornato sul difficile inizio di stagione che sta condizionando l'annata bianconera e che però sta facendo vivere in modo esaltante una risalita che i tifosi sperano si concretizzi presto nel sorpasso definitivo.
Una prima parte di stagione con la quale, è inutile negarlo, nel bene e nel male dovremo fare i conti fino a maggio. Alla domanda se la Juve di inizio anno avesse meno fame il tecnico bianconero così ha risposto: «
Ci siamo ritrovati con dieci giocatori nuovi e con l'incertezza di aver perso certezze. Dopo il successo di Shanghai siamo ripartiti in modo disastroso. Ora la squadra è omogenea. Dobbiamo continuare così, stiamo crescendo e non dobbiamo fermarci: il mantenimento non esiste».
In questi giorni in cui il calcio è fermo e prevalgono sentimenti più miti non è il caso di tornare sui motivi che hanno causato quella perdita di certezze di cui parla chiaramente Allegri. Vogliamo invece soffermarci sull'ultima frase, su quel proposito di continuare a crescere senza la tentazione di fermarsi. Alla Juventus non possono mai bastare i risultati raggiunti, bisogna porsi (e raggiungere) l'obiettivo di migliorarsi. Anche se si fosse sul tetto del Mondo alla Juve sarebbe vietato sedersi.
Prendendo a prestito le parole che Dybala ha affidato in un'intervista a La Repubblica: in fondo è in questa filosofia che si misura la distanza tra la Juve e le altre. È la consapevolezza/dovere che se sei alla Juventus devi far tua: spostare sempre più in altro l'asticella agonistico-sportiva e non avere altri che te stesso quale migliore metro di paragone.
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